mercoledì 29 maggio 2013

Mini e microidro: quanto è preziosa l'acqua dei piccoli impianti


Il mini-impianto di Porcia

Il comparto mini-idro ha una potenzialità di circa 500 MW di sviluppo Negli ultimi dieci anni gli impianti di piccola taglia in Italia sono passati dal 21 al 27% del totale della potenza installata.

corriere.it Quest'anno ricorre il 50mo anniversario della tragedia del Vajont, la diga-simbolo (che è tuttora in piedi) di un'epoca ormai tramontata: le grandi dighe sulle Alpi. Il settore idroelettrico, proprio quando sembrava aver raggiunto la maturità in Italia (e nel mondo le immense dighe sui fiumi tropicali vengono contestate dalle popolazioni locali e dagli ambientalisti per il loro pesante impatto) trova nuova linfa rifugiandosi in una nicchia che esiste da sempre, ma che è stata fin qui trascurata perché non in grado di dare (singolarmente) i grandi numeri: i mini e i microimpianti idroelettrici.


SVILUPPO - Negli ultimi dieci anni gli impianti di piccola taglia in Italia sono passati dal 21 al 27% del totale della potenza installata, come veniva illustrato nel convegno Rinnovabili 2.0: l'idroelettrico verso il 2015, una scommessa per il futuro del territorio dello scorso dicembre a Milano. Un settore che il decreto Rinnovabili dell'anno scorso ha premiato con una quota di incentivi maggiore rispetto ad altre fonti rinnovabili. Non dimentichiamo che, secondo i dati Gse, nel 2012 la produzione lorda idroelettrica in Italia è stata di 41.940 GWh, pari al 45% di tutte le rinnovabili. «La nuova strategia energetica sembra riconoscere il valore, come dimostra l’assegnazione al solo comparto del mini-idro di una potenzialità pari a circa 500 MW di sviluppo», ha detto al convegno milanese Flavio Sarasino, presidente di Federpern (Federazione dei produttori idroelettrici). «Inoltre, grazie alle nuove tariffe energetiche, particolarmente interessanti anche per i piccoli impianti, sarà possibile avviare il recupero dei salti sui canali irrigui e dei mulini abbandonati presenti sul territorio italiano».
PICCOLO È BELLO - «Il futuro dell’idroelettrico, specie in Lombardia, sarà caratterizzato dalla diffusione di impianti di dimensioni sempre più ridotte nell’ottica delle smart grid», affermava Giancarlo Giudici, professore di finanza aziendale al Politecnico di Milano e coordinatore della ricerca nell'ambito dell'energia idroelettrica alla School of Management. «Ciò porterà a uno sfruttamento ai fini energetici degli acquedotti, dei canali artificiali (con recupero di magli e vecchi mulini) e degli scarichi degli impianti di depurazione delle acque reflue».
COOPERATIVE - Sulle Alpi, in Italia, 77 cooperative elettriche - spesso con impianti mini e microidroelettici - realizzano energia per oltre 300 mila utenti e producono oltre 500 milioni di kWh, come è emerso nel convegno di inizio maggio a Bolzano nell'ambito del progetto REScoop 20-20-20 in cui collaborano le cooperative di otto Paesi europei. «Le cooperative elettriche sono impegnate in continui processi di innovazione e ammodernamento delle reti di distribuzione», ha detto al convegno Ferdinando Di Centa, coordinatore delle Cooperative elettriche. Il modello REScoop è fondamentale per il successo della transizione da un sistema centralizzato di produzione dell’energia elettrica, basato su risorse fossili, a uno decentralizzato e basato su fonti pulite e rinnovabili.
L'impianto mini-idro di Porcìa

L'ESEMPIO DI PORCIA - Un esempio di mini-impianto idroelettrico è stato recentemente realizzato dalla Cantina Principi di Porcìa e Brugnera, presso Pordenone. «Abbiamo modificato con nuove tecnologie una turbina mini-idroelettrica che sfrutta un salto di quattro metri sul rio Buion, acque purissime che nascono da una risorgiva 100 metri prima», spiega Guecello di Porcia, direttore commerciale dell'azienda agricola. «Abbiamo realizzato anche una scala di risalita per le anguille: con un occhio di riguardo all'ambiente, riusciamo a produrre 300 mila kW all'anno».

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