domenica 7 luglio 2013

La ministra Cancellieri e la Fini-Giovanardi

Qualche giorno fa abbiamo dato la notizia delle dichiarazioni del ministro della Giustizia a proposito della Fini-Giovanardi, una legge sulla quale il ministro conviene che necessiti di una revisione, ma che ancora non ha ottenuto la sua “attenta riflessione”.

Franco Corleone, garante dei detenuti di Firenze e il dott. Giorgio Gatti, consulente in economia della sicurezza pubblica e dello sviluppo economico, lanciano un appello alla ministra per abbreviare i tempi della discussione per una opportuna revisione della legge, lanciando inoltre un duro attacco al DPA che viene considerato autoreferenziale ed inutile e al dott. Serpelloni di cui si chiedono le dimissioni, considerati i danni che ha provocato con una politica cieca e repressiva.

Di seguito i due articoli:

http://droghe.aduc.it/notizia/sostegno+riforma+legge+droga+sciopero+vitto_127639.php#.UdKqvD5yodM.facebook

Sciopero del vitto dei detenuti di Sollicciano contro il sovraffollamento del carcere.
Da oggi i reclusi dell’istituto penitenziario fiorentino non prenderanno più il cibo che l’amministrazione penitenziaria serve loro a pranzo e a cena, ma tenteranno di arrangiarsi con i viveri da loro comprati e preparati. Lo ‘sciopero del carrello’, così è stato definito, intende anche esprimere sostegno al digiuno a staffetta per la legalità delle carceri cominciato due settimane fa dal garante dei detenuti di Firenze Franco Corleone e proseguito da altre persone. Obiettivo del digiuno è anche quello di sostenere la raccolta di firme per le tre proposte di legge di iniziativa popolare su tortura, carceri e droghe, che chiedono tra l’altro l’introduzione del reato di tortura nel codice penale e la completa depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti e l’accesso ai programmi di recupero per i detenuti tossicodipendenti. “E’ grave – ha spiegato Corleone – che la ministra Cancellieri non abbia ritenuto di inserire nel decreto legge modifiche minime ma essenziali a quella legge criminogena che è la Fini Giovanardi, per impedire l’ingresso in carcere per fatti di lieve entità e per far uscire migliaia di tossicodipendenti dal carcere”. Ma ancora più grave, secondo il garante, è “il fatto che il presidente del Consiglio Letta non abbia ancora attribuito la delega per la politica delle droghe e che quindi il dipartimento Politiche Antidroga sia senza guida e completamente autoreferenziale”.

______________________________
__________________________

Lettera aperta al ministro Cancellieri

http://droghe.aduc.it/articolo/legge+fini+giovanardi+lettera+aperta+al+ministro_21434.php#.UdKpcWPgfts.facebook

Onorevole Ministro,
Le scrivo in merito alle parole da Lei pronunciate sulla revisione del decreto Fini Giovanardi e sulle conseguenze che quello scellerato decreto ha portato.
Il problema delle carceri è infatti esploso a seguito dell’approvazione di tale decreto, sul quale sono presenti dubbi riguardo la sua stessa costituzionalità.
E’ urgente una totale revisione della normativa sugli stupefacenti, seguendo le convenzioni internazionali, ma anche prendendo in considerazione l’idea che tali convenzioni potrebbero essere riscritte.
Vorrei in oltre portare la sua attenzione sull’ultimo rapporto dell’ Europol riguardo la criminalità organizzata in Europa (”Serious and Organised Crime Threat Assessment”) che ha evidenziato come il traffico di stupefacenti sia la prima fonte di finanziamento delle organizzazioni criminali.
I dati più eclatanti di questo rapporto sono i numeri che riguardano le maggiori sostanze stupefacenti trafficate, che vedono al primo posto la cannabis e i suoi derivati.
Riporto una traduzione dalla stampa del trattato: “La cannabis resta lo stupefacenti preferito, con 23 milioni di consumatori in tutto il Continente per un mercato che vale 1.300 tonnellate di hashish e 1.200 tonnellate di erba ogni anno. La cocaina resta al secondo posto con 4 milioni di consumatori che consumano 124 tonnellate annualmente.”
Questi numeri sottolineano il totale fallimento della cosiddetta “war on drugs” e l’ approccio che negli ultimi dieci anni è stato portato avanti dal Dipartimento per le politiche antidroga.
I vari documenti redatti da questo dipartimento sono nulla più che fogli di propaganda, privi di evidenze scientifiche, una accozzaglia di estratti scritti sotto una prospettiva ideologica, che non considera il fallimento su scala planetaria della strategia studiata nel 1998 nella sessione speciale dell’assemblea generale delle Nazioni Unite di New York. Allora dichiararono la guerra mondiale contro le droghe. Sono passati 15 anni e il risultato è che, nel mondo, non solo in Europa, il traffico di droga è la prima fonte di finanziamento del crimine organizzato, la prima causa di destabilizzazione politica in centro e sud America, la prima causa di conflitto in Afghanistan e causa di numerosi problemi in Africa, nuova via commerciale del traffico di stupefacenti dal sud America all’Europa.
Una prima ed efficace via per affrontare il problema in maniera pragmatica, è affrontare il problema della tossicodipendenza sotto un punto di vista sanitario, come già avviene in numerosi paesi dell’ Unione Europea, come la Svizzera, l’ Olanda, la Spagna, il Portogallo, la Repubblica Ceca, solo per citarne alcuni.
La dismissione del DPA, la dimissione dell’attuale direttore, il dott. Giovanni Serpelloni, e la destinazione della delega sulle tossicodipendenze ai ministeri dell’integrazione sociale o della sanità, sarebbero il primo pilastro di una nuova politica volta al recupero e alla prevenzione all’utilizzo delle sostanze stupefacenti.
Da un punto di vista economico e sociale, come il rapporto dell’Europol evidenzia, la cannabis dovrebbe essere la priorità di discussione in un piano di revisione dell’attuale normativa sugli stupefacenti.
Con più precisione, da un punto di vista economico, sono numerosi i premi Nobel per l’ economia che trovano nelle attuali politiche proibizioniste una fonte di sprechi, inefficienze e fonte di problematiche che una tolleranza ed una tassazione sulle sostanze psicotrope sicuramente mitigherebbero.
Come precedentemente ricordato, le convenzioni internazionali non sono favorevoli ad una legalizzazione della cannabis, ma ne riconoscono l’impiego terapeutico.
La vendita, sotto prescrizione medica, di cannabis per scopi terapeutici, così come già avviene in diciannove stati degli USA, attraverso dispensari privati di cannabis, è la soluzione più indicata per risolvere diversi problemi, senza arrivare ad una legalizzazione della sostanza.
L’ impiego terapeutico della cannabis e dei suoi derivati è già stato riconosciuto dal precedente Governo Monti attraverso un decreto dell’ex ministro della Salute.
Se come Lei ha affermato, non ha ancora “iniziato una riflessione” sulla attuale normativa fallimentare sulle sostanze stupefacenti, questi potrebbero e dovrebbero essere punti dai quali iniziare.
Colgo l’occasione per porgerLe i più cordiali saluti e l’ augurio di un periodo di reggenza del ministero con successo.

Dott. Giorgio Gatti

Nessun commento:

Posta un commento