lunedì 8 luglio 2013

Roma. Due cave per il dopo Malagrotta la decisione entro il 31 luglio

Ma l’azienda proprietaria dei due siti non è d’accordo sul conferimento.

Due ipotesi e quasi una certezza per individuare il sito post Malagrotta. Il commissario ai Rifiuti Goffredo Sottile dovrà sceglierlo e comunicarlo al ministero dell'Ambiente entro il 31 luglio, ma con i tecnici di Regione, Provincia e Comune sta lavorando su una lista di dieci siti. L'elemento comune è che sono tutte cave, in massima parte nel municipio XII, e due in particolare sarebbero in cima alla lista.

È dunque quasi una certezza: nel dopo Malagrotta  -  che dovrà chiudere entro il 1 ottobre, data di scadenza dell'ultima proroga  -  vi sarà solo una cava da riempire con il trattato. Per questo il 20 giugno nell'incontro tra il ministro Orlando, il sindaco Marino e il governatore Zingaretti si è insistito molto sul pieno funzionamento degli impianti. "Lavorano attorno al 60%. Troppo poco" aveva detto il sindaco. Se le strutture arriveranno alla piena potenza e se la differenziata  -  grazie anche ai 70 milioni di euro garantiti dalla Regione al Comune  -  arriverà al 65 per cento richiesto dall'Europa, una cava potrà essere sufficiente ad accogliere i rifiuti trattati. Intanto dalla metà del mese la differenziata partirà negli ex municipi VIII (Tor Bella Monaca), XII (Eur e dintorni) e XVII (Prati) e l'Ama entro fine luglio indirà il bando per portare i rifiuti organici e gli scarti del trattamento al Nord o all'estero tra la chiusura di Malagrotta e l'entrata in funzione del nuovo sito.

Poi le due ipotesi. I dieci siti della lista che stanno valutando i tecnici sono tutte cave di inerti già autorizzate. Le due in cima all'elenco hanno caratteristiche diverse tra loro: una è molto estesa con i suoi circa 10 ettari e si trova in via della Selvotta, una traversa di via Laurentina. L'altra è in via di realizzazione perché priva di impermeabilizzazione ed è poco distante dalla prima, tra i quartieri di Fonte Laurentina e Trigoria. Da un punto di vista delle autorizzazioni, bisognerebbe soltanto estendere i permessi, soddisfacendo quelle richieste di "massima tutela e sicurezza per i cittadini" pretese dal sindaco Marino.

Entrambe le cave superano il milione di metri cubi e i tecnici hanno stimato in 500 tonnellate l'anno i rifiuti da conferirvi. Entrambe le cave sono del gruppo Seipa, che non è favorevole a queste ipotesi. "Non c'è nessuno" dicevano ieri sera in azienda. Tra i nuovi poteri del commissario Sottile vi è però anche l'esproprio per fini di utilità pubblica, oltre, naturalmente, all'acquisto. Ultimo elemento: le due aree sono vincolate dal ministero dei Beni culturali dal 2010. Dalla lista pare invece esclusa una terza cava (poco distante dalle prime due) in via Canestrini, zona Porta Medaglia, ancora della Seipa, dove attualmente vengono smaltite le terre di scavo della Metro C.

Pochi giorni fa è stato il governatore Zingaretti a spiegarlo con una lettera al consorzio della stessa via che domenica festeggiava i tre anni di vita: "Non sono stati autorizzati nella vostra zona, né lo saranno, impianti che possano mettere a rischio la salute o creare disagi ai cittadini".. In ballo anche una quarta cava, in via Ardeatina, di un'altra azienda, la Ecofer che si occupa di rifiuti industriali.

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