sabato 28 settembre 2013

Manifestazione del 19 ottobre. Si parte...e si prosegue, tutti insieme



  • Manifestazione del 19 ottobre. Si parte...e si prosegue, tutti insieme
Affollata assemblea oggi alla facoltà di lettere della Sapienza. Il pienone delle occasioni importanti quando in molti sentono l’esigenza di vedere e sentire direttamente che cosa bolle in pentola. L’aula I di Lettere è piena, poche le “penne bianche” nel pubblico, a indicare che nuove generazioni stanno animando i movimenti e i conflitti sociali nei vari territori.
Poco prima che cominci l’assemblea raccogliamo le valutazioni di alcuni attivisti che hanno contribuito al percorso che porterà alla manifestazione nazionale del 19 ottobre. Che aria tira?
Chiediamo cercando di scandagliare a centottanta gradi i molti aspetti di questa convocazione. “Ci sono compagni da tante città, segno che l’iniziativa cammina sulle gambe giuste” commenta Luca Fagiano del Coordinamento di lotta per la casa di Roma. “Adesso si tratta di far parlare queste lotte verso l’assedio del 19 ottobre, ma si arriva al 19 non per poi tornare indietro ma per rilanciare il conflitto”. Ha l’aria soddisfatta anche Paolo Di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani che insieme all’Asia-Usb hanno costruito in tutto il paese una rete di resistenza e iniziativa sul terreno della lotta per l’abitare. “C’è un ble clima dentro e fuori da quet’aula. Sul percorso ci stanno tutti. E’ un bel segnale, unitario, inclusivo. Ci sono tutte le condizioni per una giornata importante”. Ne parliamo poi con Nicoletta Dosio, figura storica del Movimento No Tav (ed anche tra i fondatori di Ross@). L’annuncio del suo intervento provocherà un lunghissimo e solidale applauso di tutta l’assemblea verso la lotta della Val di Susa e dei No Tav. “Il 19 ci saremo, la lotta contro la Tav va molto oltre la Val di Susa” ci conferma Nicoletta. “ La nostra lotta sta sicuramente nella determinazione di chi la porta avantim, ma vuole legarsi alle altre lotte perché è insieme che potremo vincere”. Come ? “Con il solo strumento possibile: quello del conflitto generalizzato e il cambiamento dello stato delle cose presenti”.
Cominciano gli interventi. L’aula ha le finestre chiuse e il sistema elettrico va in tilt avviluppando in un’afa micidiale le centinaia di persone presenti. Irene riassume il percorso che ha portato i movimenti di lotta per il diritto all’abitare a concepire e convocare la giornata nazionale del 19 ottobre e di come si sia intersecata con quella del 18 quando è previsto lo sciopero generale convocato dai sindacati di base e “conflittuali” ci tengono ormai a precisare un po’ tutti. Sottolinea come da sabato 12 a sabato 19 sia prevista una settimana di mobilitazione su tutti i territori per preparare la manifestazione a Roma.
C’è Alessio del movimento No Muos siciliano, che ieri sera ha occupato gli uffici del parlamento regionale della Sicilia e che oggi manifesterà in massa per le strade di Palermo contro “lo strumento di morte e di guerra per le popolazioni rappresentato dal Muos di Niscemi”. Anche i No Muos si attiveranno per la settimana di mobilitazione sui territori dal 12 al 19 ottobre.
Un lungo applauso accoglie l’intervento di Nicoletta Dosio del movimento No Tav. “La Tav è uno degli aspetti della lotta, insieme possiamo farcela. La resistenza in Val di Susa non demorde. Saremo a Roma il 19 per l’assedio ai palazzi del potere e di quel partito trasversale degli appalti e degli affari. E’ ormai una data anche nostra”.
Intervengono i lavoratori della logistica protagonisti di un ciclo di lotte e scioperi durissimi in molte città che hanno protagonisti i facchini dentro un snodo ormai strategico dell’organizzazione capitalistica del lavoro. Intervengono gli studenti e i precari che occupano “Degage” , una delle occupazioni di case sorte con gli tsunami tour dei mesi scorsi nella capitale. Si fa sentire chiaro e forte anche Abu del movimento migranti e rifugiati. Mette sotto accusa quel mondo di ong e associazioni no profit che hanno incassato 1,3 miliardi di euro per gestire “l’emergenza nordafrica” ossia l’enorme flusso di profughi dai paesi coinvolti nelle rivolte o nelle guerre in Medio Oriente (Libia, Siria etc.). “I migranti ormai sono dentro e sono parte del conflitto sociale” dice Abu “Saremo in piazza anche il 18 dentro lo sciopero generale insieme ai lavoratori e poi tutti insieme il 19 ottobre, non solo contro questo governo ma contro l’austerità. Siamo soggetti diversi ma con bisogni comuni”.
E’ poi Pierpaolo Leonardi della Usb a cercare di spiegare le connessioni tra lo sciopero generale del 18 e la manifestazione del 19 ottobre: “i soggetti sociali che saranno in piazza il 18 e il 19 non sempre dialogano, questa volta la sfida è quella di partire insieme dalla piazza e proseguire insieme. Gli allarmismi sulla manifestazione? Certo che ci saranno i caschi in piazza, ci saranno quelli degli operai dell’Ilva o dei Vigili del Fuoco". Leonardi sottolinea l'improtanza della "staffetta" tra il corteo dei lavoratori e dei sindacati di base e quello dei movimenti sociali il giorno successivo: "Ci vediamo tutti in Piazza san Giovanni, lì si arriva e lì si riparte".
Un attivista milanese resoconto del movimento di resistenza agli sfratti nella sua metropoli (tre giorni fa hanno occupato la sede milanese dell’Anci). Sarà poi l’intervento di un compagno del Collettivo Militant a precisare le distanze e le differenze con la manifestazione del 12 ottobre “piazzata” appena una settimana di quella del 19 ottobre dalle forze raccoltesi intorno all’appello di Rodotà, Landini etc. Una scelta che non è stata decisamente apprezzata. Militant invita a cogliere i segnali di lotta che vengono dagli altri paesi europei come Grecia e Spagna ma anche quelli normalizzatori – di segno completamente diverso - che vengono dai risultati elettorali in Germania. Anche Miliucci dei Cobas sottolinea la distanza con la manifestazione del 12 e la necessità di non farsi più “rappresentare” da qualcuno ma di perseguire la strada dell’autorappresentazione dei contenuti e dei soggetti sociali che praticano il conflitto.
Giorgio Cremaschi di Ross@, afferma nel suom intervento che questo è “un segnale di ripresa di iniziativa che non era scontato, soprattutto in una fase in cui vogliono cancellare tutto ciò che non è compatibile con il palazzo”.  “Siamo tutti No Tav – dice Cremaschi – perché in Val di Susa è in corso un esperimento bipartizan nella cancellazione dei diritti civili e sociali. Alfano è andato lì per legittimare la repressione”. Anche Cremaschi è severo verso la manifestazione convocata il 12: “La difesa della Costituzione è innanzitutto lotta contro la dittatura dei trattati europei che l’hanno già stravolta ma anche – e qui ha rimediato un applauso – per le responsabilità del peggior presidente della repubblica, Giorgio Napolitano”. Ross@ sarà presente nella settimana di mobilitazione dal 12 al 19 ottobre e nelle manifestazioni convocate per il 18 e 19. “Sono segnali importanti, perché dobbiamo ammetterlo siamo stati fermi un anno, l’ultima grande manifestazione di opposizione è stata quel 27 ottobre dello scorso, il No Monti Day”.
Si susseguono diversi interventi, ma toccherà ad Andrea del Centro sociale Askatasuna di Torino a fare il punto sulle caratteristiche della manifestazione del 19 ottobre. “Dalla Val di Susa e da Torino verrà giù la gente che sta lottando: uomini, donne, anziani, bambini, in molte cose simili a quelli che stanno occupando le case o opponendosi agli sfratti”, il corteo dunque dovrà tenere conto di questa composizione sociale e dei suoi obiettivi. Detto da chi sta facendo la resistenza in Val di Susa o nella metropoli torinese è importante, ed è importante chi chiunque ne tenga ben conto.

Una assemblea ricca dunque con molte realtà di lotta e conflitti che hanno preso una parola, ma anche con un limite che va evidenziato. Molti hanno raccontato cosa stanno facendo sul piano della lotta e quali sono i loro nemici di classe che trovano sul campo: gli affaristi della Tav, gli speculatori immobiliari, il sistema “grigio” delle cooperative ma, pochi o nessuno hanno indicato il nemico nella sua complessità e nella sua unitarietà di interessi, il contesto in cui si colloca la manifestazione del 19 o lo sciopero generale del 18 ottobre (se ci sarà o non ci sarà il governo non sarà un dettaglio). C’è ancora una bella discussione da fare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, ma l’impressione generale è positiva, soprattutto perché si intende partire “insieme” e proseguire “insieme” come hanno segnalato molti interventi. La strada della ricomposizione politica e di classe è ardua e complicata ma va perseguita con grande determinazione e maturità.

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