martedì 17 settembre 2013

Monnezza italiana, soldi off-shore

In Liguria il business dei rifiuti è in mano a un'azienda privata con una catena di comando che arriva fino ai soliti paradisi fiscali. E una fitta rete di intrecci con la politica locale.

L'Espresso di Emiliano Fittipaldi
 
La monnezza in Italia è da sempre un affare milionario. Per imprenditori del settore, certo, ma anche per criminali incalliti (come insegna il caso Napoli), multinazionali, miliardari novantenni (vedere Malagrotta) e politici senza scrupoli. Alla strana lista dei player che provano a fare soldi con il business delle discariche mancavano le società off-shore. Da qualche anno, grazie a un'azienda che gestisce uno dei più importanti sversatoi della Liguria, anche quel tassello è stato riempito.

La storia della Ecosavona, srl che gestisce l'enorme discarica della provincia, è emblematica: a Savona e Vado Ligure i comuni sono infatti soci di un'azienda privata (la Geotea) controllata da altre società, la cui catena di comando porta dritto dritto in alcuni paradisi fiscali. Seguendo il filo delle proprietà si arriva prima in Lussemburgo, poi alle Isole Vergini e alle Bermuda. Nazioni inserite nella "black list" dei paesi a regime fiscale agevolato. Proprio così: fondata negli anni Ottanta e per anni controllata dalla famiglia savonese dei Bagnasco, oggi Ecosavona è posseduta al 70 per cento da Geotea, al 25 dal Comune di Vado Ligure e al 5 per cento da quello di Savona. Geotea, a sua volta, è controllata da Lbo Italia Investimenti (con sede a Milano) che è partecipata al 100 per cento da una società anonima lussemburghese, la Europe Capital Partners V Sa. Una holding fondata nel 2007 da una società con sede alle Bermuda con stesso identico nome. Nel 2008 parte delle azioni sono finite in mano a una società delle Isole Vergini Britanniche. Dietro cui, secondo una nota inviataci da Geotea, dovrebbero esserci «importanti istituzioni finanziarie europee e americane, nonché qualificati imprenditori sia italiani che esteri». Che, nonostante le polemiche di qualche anno fa, continuano a mantenere le quote nei paradisi fiscali.

Ecosavona non solo gestisce un'attività delicata come quella dei rifiuti, ma fa soldi a palate. Nel 2012 ha fatturato oltre 17 milioni di euro, con un utile record che ha sfiorato i 5 milioni. Non è tutto: qualche mese fa la società ha attenuto dalla Conferenza dei servizi l'ok al progetto di ampliamento della discarica del Boscaccio, che di fatto raddoppierà i propri volumi. L'inizio dei lavori - affidati senza gara - è previsto nei prossimi giorni, ma sono in molti a non vedere di buon occhio l'operazione. Non solo i concorrenti regionali che temono di perdere fette di mercato (Ecosavona potrebbe presto cominciare a trattare anche i rifiuti di Imperia), ma anche coloro che non apprezzano gli intrecci stretti tra la politica e l'azienda. Carlo Giacobbe, per esempio, fino al 2009 era sindaco Pd di Vado Ligure, il comune dove ha sede la discarica, ma dal 2010 siede nel cda di Ecosavona ed è diventato responsabile delle relazioni esterne del gruppo Geotea.

«Ho smesso di fare politica da un pezzo», chiarisce: «E durante il mio mandato non sono stati emanati atti importanti per l'azienda». Nel consiglio siede anche Carlo Vasconi, ex consigliere regionale dei Verdi diventato vicepresidente di Ecosavona. L'attuale sindaco di Vado, Attilio Caviglia, nel 2010 spiegò al "Fatto" di non sapere nulla dei paradisi fiscali, e annunciò che gli azionisti di Geotea non erano più «tra i partner che desideriamo». Nei successivi tre anni la sua giunta non ha però mai messo in discussione la partnership. Come mai? «Innanzitutto sottolineo che il raddoppio della discarica è stato deciso prima che arrivassi io», ragiona Caviglia: «Sulle società della black list abbiamo chiesto un parere a un legale di fiducia, che ci ha confermato che tutto è stato fatto a norma di legge. Abbiamo comunque chiesto a Geotea di cambiare catena di controllo: molto presto tutto sarà più trasparente».

Anche l'altro socio pubblico dice di non poter far nulla. Federico Berruti, sindaco di Savona e renziano della prima ora, sostiene che «la partecipazione in Ecosavona» l'abbia «ereditata. Ovviamente preferirei che avessimo una discarica pubblica nella nostra città, vorrei che i soci privati fossero totalmente visibili, ma non ho strumenti per poter modificare questa situazione». La Provincia, per bocca del presidente del Pdl Angelo Vaccarezza, sottolinea invece come la discarica del Boscaccio sia strategica. «La compagine societaria è una cosa che riguarda i soci pubblici di Ecosavona, noi non possiamo mettere becco. Io spero solo di non ritrovarmi come Napoli: in Liguria non ci sono inceneritori né un ciclo integrato dei rifiuti, senza discarica saremmo fregati».

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