lunedì 17 marzo 2014

Acqua contaminata, inchiesta sulle Asl: nel mirino la tempistica degli avvisi.

Sullo scandalo dell'acqua regionale all'arsenico accende un faro anche l'Ordine dei Medici di Roma. Nei giorni scorsi, infatti, l'organismo professionale ha avviato un'indagine sull'emergenza che ha colpito alcuni quartieri di Roma Nord. L'obiettivo è capire se la salute dei cittadini possa essere stata in qualche modo danneggiata da eventuali difetti di comunicazione tra l’Asl e l'Arsial, il baraccone pubblico della Regione Lazio che gestiva la rete idrica incriminata.


messaggero.it di Lorenzo De Cicco
  «Abbiamo avviato una nostra inchiesta - spiega il presidente dell'ordine di Roma, Roberto Lala - per verificare se ci sono state delle possibili mancanze o delle omissioni, sia da parte delle autorità sanitarie che dei vari enti coinvolti». A partire dall'agenzia regionale per l'agricoltura che fa capo alla Regione e che ha gestito per decenni gli impianti fuori norma.


GLI ESPERTI
L'Ordine dei medici, spiega il presidente, «è un organismo che deve tutelare la salute dei cittadini di Roma», per questo «non potevamo ignorare la vicenda dell'arsenico. Prima di intervenire abbiamo bisogno di fare una serie di valutazioni, per questo stiamo acquisendo tutti i documenti necessari per avere una panoramica completa della vicenda. Se ci sono delle responsabilità, interverremo. Ora dobbiamo valutare da una parte l'effettiva pericolosità dell'acqua», acquisendo anche le analisi della Asl. «Va chiarito - prosegue Lala - se la salute dei residenti di questi quartieri è stata tutelata o se ci sono stati passi falsi che possono avere causato infezioni e patologie». Gli effetti per chi beve l'acqua inquinata per molto tempo possono essere molteplici: si rischia un tumore alla pelle e ai polmoni, ma anche alla prostata, danni a livello neurologico, cardiovascolare e riproduttivo. 
Per questo il Campidoglio con un'ordinanza, firmata il 21 febbraio ha vietato a 500 nuclei familiari di utilizzare l'acqua degli impianti di Santa Maria di Galeria, Piansaccoccia, Malborghetto e Brandosa. Ora però l'Ordine dei medici vorrebbe capire se le autorità sanitarie abbiano acceso con il giusto preavviso un "warning" sui livelli fuorilegge di arsenico e per quale motivo il divieto è arrivato soltanto tre settimane fa. Anche perché già a giugno 2013 la Asl aveva scritto al dirigente della direzione Opere igienico-sanitarie del Comune e all'Arsial proprie per chiedere «un provvedimento di ordinanza per gli acquedotti rurali» dato che i valori batteriologici e chimici riscontrati dalle ultime analisi erano illegali. Il divieto di consumo dell'acqua però è arrivato solo otto mesi dopo. E nel frattempo i residenti della zona hanno continuato a utilizzare l'acqua.


IN PROCURA
A partire da domani intanto verranno ascoltati in procura i responsabili dell'Arsial e probabilmente anche i dirigenti della Regione che hanno avuto a che fare con la gestione degli impianti. A condurre gli interrogatori i pm Roberto Cucchiari e Maria Letizia Golfieri. Gli stessi, la scorsa settimana, avevano aperto un altro fascicolo sull'amianto utilizzato per costruire parte delle vecchie condutture interrate nella zona, dopo che i residenti avevano lanciato l'allarme per la presenza del materiale cancerogeno nelle tubature. La Procura giovedì ha incaricato i carabinieri del Nas di eseguire accertamenti sulla pericolosità dell'acquedotto gestito della Regione. Nel mirino anche le comunicazioni che Asl e Arsial hanno diramato negli anni passati sulla potabilità dell'acqua. I pm vogliono è capire se questi rapporti siano effettivamente stati presi in considerazione da parte di Comune e Regione e se di conseguenza i cittadini della zona siano stati informati con tempestività.

Nessun commento:

Posta un commento