giovedì 13 marzo 2014

Cannabis terapeutica, l’Abruzzo innova

www.controlacrisi.org

Dopo che la can­na­bis e i suoi deri­vati sono entrati in Tabella 2 (sostanze ammesse agli usi medici, nel decreto Bal­duzzi); dopo la regi­stra­zione del Sati­vex, assai costoso e con indi­ca­zioni assai restrit­tive; dopo le vicende di varie leggi regio­nali respinte o ridi­men­sio­nate dal governo cen­trale, il governo Renzi ha dato via libera alla legge dell’Abruzzo per la can­na­bis terapeutica.
Que­sta legge pre­vede l’uso della can­na­bis die­tro ricetta del medico di base, pre­vio piano tera­peu­tico dello spe­cia­li­sta volta per volta com­pe­tente a seconda del tipo di pato­lo­gia (p.e. l’oncologo per i pazienti sof­fe­renti per gli effetti di che­mio — e/o radio­te­ra­pie; il neu­ro­logo per i pazienti con disturbi sen­so­riali, dolori e spa­smi da scle­rosi mul­ti­pla e altre neu­ro­pa­tie). I costi sono a carico della Regione, che può sot­to­scri­vere con­ven­zioni per le for­ni­ture con pro­dut­tori sinora auto­riz­zati a col­ti­va­zioni e lavo­ra­zioni spe­ri­men­tali. Tra que­sti, spic­cano per la loro qua­li­fi­ca­zione lo Sta­bi­li­mento Chi­mico Far­ma­ceu­tico Mili­tare di Firenze, ricco di com­pe­tenze chimico-farmaceutiche e far­ma­co­lo­gi­che, e il Cra di Rovigo, ente pub­blico vigi­lato dal mini­stero delle poli­ti­che agri­cole, che da diversi anni spe­ri­menta col­ture di can­na­bis di vario tipo e con diversi pro­fili di prin­cipi attivi; ma che sinora è stato costretto a distrug­gere tutti i suoi pre­ziosi prodotti.

L’impiego della can­na­bis è stato sinora pos­si­bile solo die­tro richie­sta caso per caso di “uso com­pas­sio­ne­vole”, che com­porta pra­ti­che defa­ti­ganti, lun­ghe attese e costi spesso ele­vati. Dopo il decreto Bal­duzzi, sono scesi in campo i labo­ra­tori gale­nici che die­tro ricetta medica per pre­pa­ra­zione gale­nica magi­strale hanno ini­ziato a com­mer­cia­liz­zare soprat­tutto il Bedro­can: tut­ta­via a caro prezzo, data anche l’esigenza di scon­fe­zio­nare e ricon­fe­zio­nare i pro­dotti impor­tati (altri­menti si trat­te­rebbe di spe­cia­lità non regi­strate e quindi ille­cite). Con un po’ di buona volontà delle Regioni que­sti per­corsi a osta­coli pos­sono essere ora chi­rur­gi­ca­mente bypas­sati ricor­rendo alle com­pe­tenze dei ser­vizi far­ma­ceu­tici delle Regioni stesse e delle sin­gole Asl. A tale scopo baste­reb­bero prov­ve­di­menti che auto­riz­zino l’acquisto all’ingrosso, da ven­di­tori ade­gua­ta­mente accre­di­tati, dei pro­dotti della cui con­fe­zione e distri­bu­zione i sud­detti ser­vizi potreb­bero farsi carico (ana­lo­ga­mente a come ope­rano i labo­ra­tori gale­nici, ma a costi finali più contenuti).
Ma occorre anche pen­sare a una nuova legi­sla­zione sulle dro­ghe che con­tenga regole per la col­ti­va­zione in Ita­lia della can­na­bis e per la sua lavo­ra­zione ai fini della pro­du­zione dei vari tipi di deri­vati. I mezzi non man­cano: vaste super­fici di ter­reno sono col­ti­vate a tabacco (o lo erano e sono già pas­sate a altre col­ture, a par­tire da quelle di piante medi­ci­nali); vi sono aziende all’avanguardia nel campo dell’erboristeria, con moderne filiere di lavo­ra­zione che garan­ti­scono con un minimo scarto i con­te­nuti di prin­cipi attivi. Que­sto tra l’altro è un buon argo­mento anche a favore della lega­liz­za­zione con­trol­lata a scopo ricrea­tivo: non avreb­bero più ragion d’essere gli avver­ti­menti ter­ro­ri­stici sui rischi dei pro­dotti a con­te­nuto bal­le­rino di prin­cipi attivi. Infine, la rego­la­men­ta­zione della pro­du­zione nazio­nale, mirata sia a sod­di­sfare il fab­bi­so­gno interno che all’ espor­ta­zione, oltre agli amma­lati e ai loro tera­peuti, oltre a chi come noi sostiene una lega­liz­za­zione con­trol­lata di tipo uru­gua­iano, dovrebbe viva­mente inte­res­sare anche i mini­stri dell’economia e delle poli­ti­che agri­cole, che quo­ti­dia­na­mente ci afflig­gono coi pia­gni­stei sui set­tori di loro competenza.

Nessun commento:

Posta un commento