lunedì 31 marzo 2014

Turchia, DNS fantoccio al servizio della censura

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Gli ISP locali si sono sostituiti ai servizi di DNS alternativi scelti dai netizen turchi per aggirare i blocchi. Mentre Erdogan festeggia l'esito delle elezioni, informarsi è sempre più difficile
Roma - Mentre i cittadini si apprestavano a manifestare le loro preferenze per le elezioni amministrative che tante turbolenze hanno creato in Turchia, Google ha denunciato al mondo l'intercettazione dei propri server DNS: i provider turchi avrebbero messo in campo ogni risorsa perché la morsa sulla Rete voluta da Ankara rimanesse serrata.

Google non denuncia esplicitamente le autorità: "abbiamo ricevuto diverse segnalazioni credibili e abbiamo confermato con le nostre indagini - afferma Mountain View in un post sul blog ufficiale dedicato alla sicurezza - che il servizio di Domain Name System di Google è stato intercettato dalla maggior parte degli ISP turchi". Le prove non mancano: a segnalare l'intervento dei provider sono anche i servizi di analisi del traffico BGPmon eRenesys: entrambi hanno osservato come provider quali TurkTelecom abbiano fatto leva sul Border Gateway Protocol (BGP) per sostituire i propri servizi ai servizi DNS di Google, indirizzando gli utenti solo verso siti non sgraditi.
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