La rete idrica del Viterbese è tra le più compromesse per la presenza del metallo pesante nell’acqua. E tra quelle che scontano maggiori lentezze burocratiche. Nell’Alto Lazio lo screening sanitario sulla popolazione non è stato mai avviato.
ROMA -
L’emergenza sanitaria legata alla presenza dell’arsenico nelle acque del
viterberse permane. A denunciare l’insufficiente azione del gestore e
della Regione Lazio per ridurre il rischio derivante dall’esposizione è
l’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo, a pochi giorni
di distanza dalle denunce arrivate dalla zona di Roma Nord con la
conseguente apertura di una inchiesta della procura capitolina per il
reato di avvelenamento.
Velenoso e cancerogeno
L’Arsenico, la cui presenza non deve superare i 10 microgrammi per
litro, e classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro
come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta
correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il
tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute; una
consistente documentazione scientifica lo correla anche ai tumori del
fegato e del colon.
Dearsenizzazione a rilento
Nella
Tuscia la rabbia corre su un doppio binario: da un lato la lentezza con
cui procedono i cantieri finalizzati alla dearsenizzazione, dall’altro
c’è la denuncia di come alle indagine epidemiologiche condotte sulla
popolazione non sia stato dato seguito a screening sanitari sulla
popolazione più sensibile al pericolo. I bambini prima di tutto.
Rispetto agli interventi per la potabilizzazione incombe la data del 31
dicembre 2014 per la conclusione della cosiddetta ‘fase II’ ( 24 milioni
di euro il costo complessivo degli appalti da ultimare nelle aree con
concentrazione di arsenico tra 10 e 20 microgrammi) che prevede
l’ultimazione di 27 interventi che riguardano 17 comuni, compreso il
capoluogo Viterbo. Dal cronoprogramma aggiornato a Marzo 2014, emerge
che quattro cantieri non sono stai ancora consegnati, mentre quelli
avviati per la maggior parte si trovano al 30% dello stato di
attuazione. Per il montaggio delle apparecchiature e l’immissione in
rete di acqua pulita ci vorranno ancora mesi.
Tuscia, mortalità in aumento
Come
spiegano dall’Isde (Associazione italiana medici per l’ambiente): «Il
20 ottobre di due anni fa, presso la sede dell’Ordine dei Medici di
Viterbo, la dottoressa Antonella Litta, referente dell’Associazione
italiana medici per l’ambiente e il dottor Luciano Sordini, segretario
della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale - sezione di
Viterbo, presentavano i dati rilevanti e preoccupanti dello studio su
mortalità e malattie correlate all’esposizione cronica all’arsenico nei
cittadini residenti in tutti i comuni interessati della Provincia di
Viterbo. Questo studio documentava una situazione sanitaria estremamente
grave e preoccupante in particolare nell’Alto Lazio, riportando a
pagina 42: “l’indagine evidenzia eccessi di incidenza e mortalità nei
Comuni con livelli stimati per il periodo 2005-2010 per patologie
associabili ad esposizione ad arsenico (tumori del polmone e della
vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie,
diabete)”».
Pericolo contaminazione alimenti
Aggiungono
i medici: «A pagina 8: “I risultati dell’indagine evidenziano alcuni
eccessi di mortalità, di prevalenza e di incidenza, per patologie per le
quali è stata già evidenziata nella letteratura internazionale
un’associazione con esposizione ad Arsenico (gruppo di comuni a maggior
esposizione nella provincia di Viterbo: Caprarola, Castel Sant’Elia,
Civita Castellana, Fabrica di Roma, Carbognano, Capranica, Nepi,
Ronciglione) e nei comuni esposti della provincia di Latina. A due anni
di distanza dalla conclusione di questo studio al quale si sono
successivamente aggiunti anche i risultati della ricerca “Arsenico
urinario speciato quale biomarcatore dell’esposizione alimentare
all’arsenico inorganico in popolazioni residenti in aree ricche di
arsenico nel Lazio”, realizzata dall’ Istituto superiore di Sanità,che
confermano la contaminazione da arsenico anche attraverso gli alimenti,
l’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo deve purtroppo
continuare a denunciare l’inadeguatezza, l’incompletezza e
l’insufficienza di interventi risolutivi a tutela della salute delle
popolazioni dell’Alto Lazio».
«La popolazione va tutelata»
«L’Isde di Viterbo - conclude la nota - torna a chiedere che si avviino
subito programmi di prevenzione, con screening gratuiti, relativi alle
patologie correlate all’esposizione cronica all’arsenico e al fluoro ed
evidenziate dal succitato lavoro di ricerca, studi di tipo
osservazionale dello stato di salute delle popolazioni e in particolare
dello stato di salute dei bambini, anche per i noti effetti tossici e
cancerogeni dell’arsenico sullo sviluppo neurocerebrale fetale e
pediatrico».
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