venerdì 11 aprile 2014

Proibizionismo: promemoria per il presidente Renzi

Pochi giorni fa sono state assegnate dal Governo le deleghe ai ministri per i vari dipartimenti di competenza e in linea con la precedente scelta, il Presidente del Consiglio mantiene quella del DPA .
Ci associamo all’invito rivolto a Renzi da Forum Droghe, su un opportuno cambiamento ai vertici del DPA: “ …il Presidente del Consiglio si assume in prima persona la responsabilità di mantenere o non mantenere Giovanni Serpelloni a capo del Dipartimento per le Politiche Antidroga” e a tal proposito pubblichiamo, come promemoria per il Presidente del Consiglio (al quale invieremo questo articolo), alcune assonanze storiche tra vecchio e nuovo proibizionismo che, indipendentemente dal passare dei decenni, non cambia mai l’impostazione ideologica della sua strategia e l’aspetto contraddittorio delle sue teorie, mantenendo invece inalterati gli effetti catastrofici sull’intera società.

Il Fenomeno del Proibizionismo. Assonanze ed evidenze storiche.
In assoluto il proibizionismo ha generato leggi tra le meno rispettate nella storia, prima Americana e poi mondiale. Cerchiamo di comparare due fenomeni uguali ma distanti nel tempo e nell’oggetto dell’applicazione.
Frutto del proibizionismo USA sono state la comparsa di “Cosa nostra” in America e della moltissima criminalità organizzata (+24%), di una corruzione dilagante ad alti vertici, di oltre 10mila morti di Stato in 10 anni (quando lo Stato arrivò ad avvelenare l’alcool industriale per impedirne l’assunzione), dell’aumento dei consumi illegali, di omicidi, nonché di abusi di potere, che erano (e continuano ad essere) all’ordine del giorno laddove queste leggi proibizioniste venivano (e vengono) applicate, tant’è che spesso, proprio chi giurava di proteggere e servire i cittadini, finiva poi per proteggere chi produceva, distribuiva e serviva alcolici di contrabbando in cambio di cospicui interessi e privilegi.
Negli Usa del proibizionismo sull’alcool erano molti gli agenti della polizia, i sindaci e tutte quelle persone ai vertici del potere politico e sociale che gestivano, più o meno alla luce del sole, i locali dove si vendeva alcool.
Le leggi generate dal proibizionismo, facendo riferimento in primis alla storia Americana, per poi passare a quelle di ordine globale, hanno minato e continuano a minare pericolosamente le autorità stesse e il rispetto della gente verso di esse.
E la cosa sembra quasi voluta da chi gioca al vero “sfascismo”, perché non c’è nulla di più pericoloso e autolesionista per uno Stato che porre in essere leggi che, nella pratica, non si possono far rispettare, questo è il “miglior modo” per far perdere fiducia ai cittadini nelle Istituzioni che dovrebbero invece rappresentarli e tutelarli.
Addirittura le leggi proibizioniste non venivano rispettate neanche dentro le aule dei tribunali quando molti interessi erano messi in pericolo e addirittura, ricordando un avvenimento relativo al 18° emendamento 1920/30 USA, in un processo i giurati bevvero le prove del reato per assodare che si trattasse davvero di alcool, facendole di fatto sparire!
Ben 300 milioni di dollari furono spesi in USA nel decennio ’20/’30 al fine di far applicare una legge assurda e ridicola e furono persi 11 milioni di dollari di possibili introiti per lo Stato.
Nulla di più simile accade ai nostri giorni in Italia con il proibizionismo sulla canapa.
Da quando esiste il DPA, che negli ultimi anni ha operato in applicazione della Fini-Giovanardi ormai decaduta, ridando vita al più becero proibizionismo sulla canapa, nel nostro paese la corruzione politica e la criminalità hanno avuto un aumento in percentuali da capogiro.
Guarda caso, come le diverse leggi sulle droghe italiane, anche il 18° emendamento USA consentiva il consumo personale e la detenzione di dosi personali di alcool, ma vietava la vendita, il trasporto e la produzione della sostanza più consumata in assoluto. Quindi per creare un monopolio e soprassedere all’intero mercato illegale basta in pratica proibire la sostanza più diffusa, privatizzandone l’intero settore.
La storia ci racconta che verso il tramonto del proibizionismo USA molti giudici si rifiutarono di condannare gli imputati per contrabbando (che erano per la maggior parte semplici consumatori) e speriamo e ci auguriamo che i nostri giudici in Italia, consci della storia e nel pieno delle loro facoltà cognitive, possano quanto prima ritrovarsi nella stessa condizione dei loro passati colleghi americani.
Questo dovremmo aver capito dalla storia, dal fenomeno e dall’errore che fu il proibizionismo già negli USA con l’alcool, ma, per assurdo, i nostri rappresentanti istituzionali, fra cui alcuni sicuramente incompetenti e in malafede, continuano invece ancora a sostenere politicamente.
Non dobbiamo mai dimenticare che criminalità, mafie e proibizionismo sono mali della stessa famiglia e ideologia, legati a doppio filo, e che sono esplosi e cresciuti insieme autoalimentandosi.
Il proibizionismo è ‘fare nulla’ ,il miglior modo perché nulla cambi in meglio ma anzi peggiori. Il carattere del proibizionista medio, nonché della stessa ideologia proibizionista, è presuntuoso, pretestuoso, prepotente, dannoso, scorretto, tremendamente contorto, clamorosamente bugiardo e socialmente pericoloso.
Il proibizionismo è una dottrina ideologica fanatica, errata, controproducente e dalla assodata e totale inutilità.
Giovanni Musumeci – Ascia
legalizziamolacanapa.org

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