giovedì 28 agosto 2014

ALESSANDRO ROBECCHI – Riecco la Woodstock ciellina dove si applaude la qualunque

Preceduta da solenni interviste in cui i boss ciellini si affannavano a dire che Cl è governativa, felice del governo attuale, bisognosa di coesione nazionale, fremente di entusiasmo per il lavoro dell’esecutivo, è finalmente in corso la piccola Woodstock annuale di Comunione e Liberazione.

arobecchi micromega a.rebecchi
Con grande clamore si è sottolineato che per la prima volta dai tempi della chiacchierata di San Francesco con il lupo non sarà presente il presidente del Consiglio. Il quale peraltro è già andato a un’altra celebrazione dell’associazionismo cattolico (gli scout dell’Agesci) e quindi ha dato buca. Ci sono però una manciata di ministri e qualche ideuzzologo (Farinetti, per dire), e dunque si salvano capra e cavoli: da una parte i pasdaran renziani sottolineano il cambiaverso (Matteo non ci va), dall’altra si fa notare che il mood governativo non è in dubbio (ci va mezzo governo), e in mezzo sta la versione ufficiale un po’ patetica degli organizzatori, per cui quest’anno c’è meno politica per tornare ai valori eccetera eccetera, che va bene su tutto e non impegna.
Naturalmente non è di questo che si vuole parlare, non del caso specifico, insomma, ma dell’aspetto complessivo e globale della questione, probabilmente uno di quei fenomeni paranormali di cui la scienza fatica ad occuparsi, che potremmo chiamare Sindrome da Consenso Purchessia (Scp). Naturalmente non c’è nulla di vero nella faccenda dei microchip sottopelle di cui illo tempore favoleggiò qualche buontempone grillino, ma se ci fosse mai da fare un controllo, ecco, andrebbe fatto lì, al Meeting di Rimini. Perché la festante e devota platea si è trovata negli anni a spellarsi le mani per tutto e il contrario di tutto. Arrivava Andreotti, applausi. Arrivava Berlusconi, applausi. Si presentava Monti, applausi. Compariva Formigoni, ovazioni e novene d’ordinanza. Spuntava Enrico Letta, applausi. Ora che Renzi non ci va, gli applausi glieli fanno a distanza, nelle interviste, e comunque, siccome ci vanno i suoi ministri, …indovinate? Applausi.

Ora, fermo restando che è lecito, e a volte meritorio, cambiare idea, resta il fatto che cambiare idea ogni anno verso la fine di agosto sostenendo con scrosci di battimani chiunque sieda a Palazzo Chigi è un po’ sospetto. Se Monti era un vero cambiaverso rispetto a Berlusconi, per dire, com’è possibile osannare entrambi? E se Renzi è un vero cambiaverso rispetto a tutto quel che c’è stato prima, come vuole la vulgata corrente, com’è possibile osannare le sue politiche rispetto a quelle precedenti? La scienza non è in grado di spiegare il fenomeno, e comunque, trovandosi al cospetto di un evento soprannaturale, è giusto che si tenga alla larga. Chissà forse un giorno i nostri nipoti, dopo la vittoria dei venusiani e la loro incisiva azione riformista, vedranno i ciellini del XXIII secolo applaudire creature con sei orecchie. Mistero della fede, insomma, e non è che noi laici possiamo dire granché: è così e basta, con i dogmi non si fa a pugni e non si discute.
Naturalmente c’è un’altra spiegazione, più banale, e cioè che nel loro profondo le politiche finora applaudite al Meeting di Rimini non siano poi così diverse, almeno nell’ottica ciellina. In fondo basta poco, basta andare lì, prendere un microfono, fare qualche complimento, lodare l’importanza della kermesse e assicurare che la scuola paritaria (in italiano: privata e cattolica) verrà sontuosamente finanziata. Un bel marameo alla Costituzione (dove c’è scritto: senza oneri per lo Stato) e il gioco è fatto. Applausi.
Alessandro Robecchi
(27 agosto 2014)

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