mercoledì 26 novembre 2014

Jobs Act, il peggio deve ancora venire.

“Tra i mal di pancia di parte del PD e la soddisfazione di Renzi e Confindustria, è calato il sipario sul primo atto del Jobs Act che ora  passa al Senato, dove il Governo vuole sia approvato entro il 9 dicembre per poi procedere all’emanazione dei primi decreti attuativi entro lo stesso mese. E sarà proprio da quei decreti che arriverà il peggio”, dichiara Emidia Papi, dell’Esecutivo nazionale USB”.

Unione Sindacale di Base
Jobs Act, il peggio deve ancora venire “Infatti in quei decreti si scriverà il vero Jobs Act – evidenzia Papi  - visto che la delega approvata ieri dalla Camera, nella sua ampiezza e indeterminatezza anche temporale, permetterà al Governo i più larghi margini di manovra per scrivere interamente una nuova legislazione del lavoro, al cui centro c’è solo l’impresa, i suoi diritti le sue libertà”.

“Capiamo la fretta di Renzi – continua la dirigente USB -  l’attacco ai diritti  e alle condizioni di lavoro contenute in questo provvedimento, hanno rappresentato la fidejussione consegnata alla Commissione Europea e ai mercati finanziari per ottenere il momentaneo beneplacito alla Legge di Stabilità ed evitare la procedura d’infrazione. Molto meno capiamo le ragioni di uno sciopero generale indetto a ‘babbo morto’ dalla Cgil, in compagnia di UIL e UGL, che evidentemente non doveva servire ad altro che a dare copertura politica a quei deputati del PD oppositori di Renzi, buona parte dei quali, fra l’altro, hanno votato a favore del Jobs Act”.

“Ben altra opposizione meritavano questi atti del Governo dei ‘giovani rottamatori’, e ben altra tempistica; come, pur nei nostri limiti, in questi mesi abbiamo cercato di mettere in atto, insieme a tante altre forze e movimenti che nel Paese ancora riescono a portare avanti, con il conflitto e con le lotte, istanze di diritti, di giustizia sociale, di democrazia reale, insieme ai quali continueremo a batterci”, conclude Emidia Papi.

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