domenica 4 gennaio 2015

E se, nel 2015, venisse legalizzata?

legalizziamolacanapa
Continua la lotta tra antiproibizionisti e proibizionisti. Sino al 2014, i secondi hanno avuto la meglio dal punto di vista “legale”, mentre per strada fiumi di cannabis ed altre droghe illecite, continuano a scorrere nonostante l’impegno delle FF.OO.
Persino la vendita di droghe sintetiche, decisamente più pericolose e tossiche della cannabis, dopo l’annullamento della “finigiovanardi”, non è più perseguibile.
L’attuale legge sulle droghe comporta dunque una serie di problemi che, spesso, sono sottovalutati da chi, ancora oggi, combatte la cannabis come si faceva con le streghe.

Conseguenze dirette di questa insensata lotta sono: il sovraffollamento carcerario, i costi esorbitanti per la detenzione di persone che commettono “reati senza vittima”, l’arricchimento di criminali che detengono il monopolio clandestino delle droghe, la “rovina” di migliaia di famiglie italiane, l’impegno delle forze dell’ordine in operazioni praticamente inutili se paragonate ad altre urgenze, la commercializzazione di cannabis non controllata o addirittura tagliata con sostanze tossiche, il facile reperimento da parte dei minorenni, nessun limite alle quantità acquistabili, ecc.
Esaminando con attenzione cosa accade nei Paesi in cui la legalizzazione della cannabis è una realtà, se le proposte di legalizzazione fossero approvate anche in Italia, cosa cambierebbe? Escludendo le ipotesi catastrofiche secondo le quali Giovanardi potrebbe venir a mancare a seguito di infarto, e tutti i proibizionisti incalliti potrebbero decidere di lasciare il Paese terrorizzati dall’idea di veder girare degli “zombie” per strada; analizziamo i “pro” e, se ci sono, anche i “contro” di un cambiamento epocale di cui si sente già il profumo e che, mi auguro, possa avvenire in questo 2015.
In Italia si stima che circa il 14% della popolazione di età compresa tra i 14 ed i 65 anni, almeno una volta nella vita, ha fumato cannabis. Circa il 5% della popolazione invece la consuma regolarmente. Per uso regolare, stimando una media di 5g a settimana per consumatore e moltiplicando per il 5% della popolazione (3mln circa), si arriva ad un ipotetico consumo annuo di cannabis di oltre 700 tonnellate:
5grammi x 4 settimane x 12 mesi = 240g a persona, l’anno.
240g x 3mln di consumatori = 720 tonnellate!
Circa il 70% viene acquistata sul mercato nero, mentre il resto è autoprodotto clandestinamente. Attualmente la cannabis è venduta ad un prezzo di mercato di 10€ a grammo (il prezzo varia in base alla qualità e al quantitativo acquistato). Con due semplici calcoli otteniamo una cifra incredibile: oltre 5 mld l’anno! (il 70% di 720mln di grammi è 504mln di grammi x 10€…).
Questa cifra, spesa complessivamente da tutti i consumatori di cannabis in Italia, sarebbe già passata nelle casse dello Stato senza finire nelle mani di criminali (cosa attualmente riconosciuta anche nel calcolo del PIL: http://www.legalizziamolacanapa.org/?newsletter=un-prodotto-interno-molto-lordo).
Sicuramente, appena legalizzata, con la fine delle campagne di disinformazione terroristica, la richiesta di cannabis aumenterà: molti tra coloro che non hanno mai avuto la curiosità, sapendo che non è più vietato, saranno tentati dal provare “l’erba proibita”. Questo comporterà un maggiore introito per lo Stato, dato che il semplice curioso certamente non si darà alla coltivazione per uso personale. Ricordo che, un incremento temporaneo del consumo, non recherebbe alcun pericolo dato che stiamo parlando di una tra le sostanze meno nocive al mondo: non esiste un solo morto per uso o abuso di cannabis nella storia dell’umanità. Dopo un periodo di assestamento, il consumo di cannabis diminuirebbe sicuramente rispetto a quello che si registra oggi, data l’elevatissima difficoltà di reperimento da parte dei minori rispetto all’attuale situazione e dato anche il crollo del “fascino del proibito” di cui attualmente gode questa sostanza.
Dalla legalizzazione quindi otterremmo subito:
1° un immensa riduzione dei capitali gestiti dalle narcomafie,
2° un incremento delle attività lavorative (se adeguatamente regolamentata, la vendita di cannabis porterebbe alla nascita di dispensari con coltivazioni annesse),
3° un incremento delle entrate fiscali per lo Stato.
Analizzando nello specifico il consumo di cannabis da parte dei minorenni, conseguenza certa della legalizzazione sarebbe un minor uso di questa sostanza attualmente tra le più consumate dai ragazzi, data la sicura riduzione degli spacciatori di strada e il permesso di accedere ai dispensari solo per i maggiorenni.
Oggi, chi vende al dettaglio ai minorenni, sono altri ragazzini coetanei o poco più grandi che acquistano un quantitativo maggiore di cannabis o derivati all’ingrosso, per poi rivenderla appunto agli amici, con un rincaro che permette loro di “fumare a costo zero”, o di comprare l’ultimo modello di cellulare senza chieder soldi a nessuno.
Chi vende a questi baby spacciatori, sono gli stessi che riforniscono gli adulti. Un maggiorenne, anche se contrario alla vendita di cannabis ai minori, non può denunciare chi gli fornisce un “servizio”. Lo spacciatore di strada, perdendo l’acquirente maggiorenne che andrà sicuramente ad acquistare dove si ha la certezza di trovare cannabis certificata ed a prezzi più economici, non avrà più senso di esistere: spacciando solo ai ragazzini, non riuscirà sicuramente a sopravvivere e, oltretutto, rischierà troppo non avendo più la garanzia del silenzio da parte degli adulti.
Come avviene con l’alcol, l’uso di cannabis da parte dei ragazzi continuerà comunque, ma meno rispetto ad oggi, con maggiori difficoltà e, quindi, con la possibilità di agire in modo più mirato ed efficace nella lotta contro l’uso da parte dei minori.
Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, dichiara che, nel 2013, i detenuti presenti in carcere per reati legati alla droga erano oltre 20.000 (più del 30% del totale). Ricordando che ogni detenuto costa circa 150€ al giorno, fate voi i conti di quanto si sarebbe potuto risparmiare annualmente non punendo più qualcosa che, in verità, non ha mai leso nessuno.
Nel corso del 2014 sono diminuite le detenzioni per coltivazione e possesso di cannabis, ma sono comunque state numerosissime le operazioni portate avanti dalle FF.OO. nel tentativo fallimentare di contrastare l’uso e lo spaccio di droga. Operazioni che sono costate soldi e tempo, oltre che a frenare ulteriormente la giustizia Italiana che risulta essere tra le più lente d’Europa.
Analizzando gli aspetti che riguardano la “sicurezza pubblica”: si teme che la legalizzazione della cannabis possa portare ad un incremento degli incidenti stradali. Attualmente siamo tra i paesi europei con le più care RC auto. Questo è dovuto al gran numero di incidenti, nonostante lo strettissimo proibizionismo. Analizziamo invece i dati provenienti dai paesi che hanno deciso di legalizzare o tollerare l’uso si scopre che, dove la cannabis è stata legalizzata, gli incidenti sono addirittura diminuiti. Gli esperti spiegano che il calo degli incidenti è probabilmente dovuto al minor consumo di alcol che, al contrario della cannabis, tende a far aumentare l’aggressività.
Senza fondamenta anche i timori di un incremento della spesa sanitaria: ricordiamo ancora una volta che, al contrario del legale alcol, per la cannabis non è assimilabile un quantitativo letale.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere i benefici che la legalizzazione porterebbe in campo industriale ed agricolo: chi attualmente coltiva canapa certificata senza THC, è comunque soggetto a regole ben diverse da quelle a cui ci si deve attenere volendo coltivare un altro qualsiasi vegetale. Questo si trasforma in un limite, sia per i produttori che rinunciano spesso a questo tipo di coltura, sia a chi vorrebbe lavorarne i derivati, perché non riesce ad avere quella certezza produttiva necessaria per creare industria. Inoltre dobbiamo valutare le grandi difficoltà che si hanno in Italia per reperire e trasportare alcuni derivati della pianta che, in altri paesi, rendono già moltissimo (es: infiorescenze ad alto contenuto di CBD per la produzione di olio ad uso terapeutico).
Mi fermo qui evitando volutamente tutti gli aspetti “terapeutici”, ma rimango dell’idea che dovremmo imitare quegli Stati che stanno investendo nella ricerca e nella standardizzazione di varietà specifiche che si sono rivelate efficaci nella terapia palliativa del dolore, contro patologie neurologiche e oncologiche, come lenitivo degli effetti collaterali delle chemio e radio-terapie, contro il glaucoma, l’epilessia e altre patologie neurologiche, la Sclerosi Multipla, alcune patologie psichiatriche, lo stress post-traumatico, l’emicrania, la depressione, traumi cerebrali / Ictus, malattie infiammatorie croniche intestinali quali morbo di Crohn e colite ulcerosa, l’astenia, l’anoressia e il vomito anche gravi, la sindrome bipolare e quella di Tourette, la spasticità muscolare, il prurito irrefrenabile, l’artrite reumatoide e altre malattie infiammatorie autoimmuni croniche, l’asma bronchiale, malattie neurodegenerative quali morbo di Alzheimer, Còrea di Huntington e morbo di Parkinson, patologie cardiovascolari, sindromi da astinenza nelle dipendenze da sostanze e la Sindrome di Immunodeficienza Acquisita (Aids).
Per quel che riguarda l’aspetto sociale, è indiscutibile l’ingiustizia perpetuata vietando ad un maggiorenne di consumare una sostanza meno lesiva di alcol e tabacco. La libertà personale, se non lede nessuno, non può e non deve essere ostacolata in nessun modo. Chi, per culto, pregiudizio, ideali, ecc.; sostenendo il proibizionismo crede davvero di far del bene al prossimo, farebbe bene ad impegnarsi nella lotta contro il consumo di cibi ormai riconosciuti dannosi per la nostra salute e largamente somministrati anche ai bambini; e contro il consumo da parte dei minorenni di tabacco, già illegale, ma accettato dalla nostra società. Dovrebbe impegnarsi in programmi per risolvere problemi di obesità, oggi causa di patologie e morte anche tra persone giovanissime. Dovrebbero imporsi per cancellare il gioco d’azzardo che non porta alcun beneficio alla popolazione, nonostante qualcuno sostenga che, i soldi ricavati dalla tassazione delle puntate, siano una risorsa per il nostro Paese. In realtà, se limitassimo il “piacere delle scommessa” a due o tre giochi legati magari a pronostici sportivi e non solo alla sorte e alla fortuna, un immenso quantitativo di denaro rimarrebbe nelle tasche di poveri disperati che sperano invano di poter cambiare vita con un “gratta e vinci” o schiacciando il bottone di una “slot”.
Se poi vogliamo davvero impegnarci a “salvare il mondo”, invece che demonizzare la cannabis certa gente dovrebbe impegnarsi a lottare contro l’inquinamento e la deforestazione. …ma questi sono discorsi che vanno ben oltre il tema dell’articolo.
In conclusione, concedere la libertà di aspirare il fumo dato dalla combustione del fiore della canapa e regolamentarne il suo consumo limitandolo ai maggiorenni, sarebbe sicuramente un vantaggio per tutti.
Spero che questo 2015 sia l’anno buono per aprir gli occhi a chi si è lasciato abbindolare da truffatori che hanno ben altri interessi rispetto alla conclamata battaglia per il bene della società, contro il vizio e la perdizione.
Il proibizionismo è sempre stato economicamente, socialmente e umanamente lesivo: lo era quando vietava l’alcol, lo è adesso che vieta la cannabis, la Storia insegna, ma solo alle persone intelligenti ed evidentemente molti dei nostri rappresentanti politici non lo sono.
Buon 2015 a tutti.
Giuseppe Nicosia – ASCIA

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