venerdì 27 febbraio 2015

Messico: polizia contro insegnanti, un morto. Decine di feriti e arrestati.

A un paio di giorni dalla nona giornata globale per i desaparecidos di Ayotzinapa, la repressione è tornata a insanguinare le piazze messicane. Un maestro ucciso a causa dei forti colpi ricevuti, 136 arresti e oltre 40 feriti sono i numeri che descrivono la mano dura usata dalla polizia federale e dalla gendarmeria contro gli insegnanti dello stato del Guerrero, in questi mesi attivissimi, insieme agli studenti normalisti, all’interno del movimento di protesta che sta creando non pochi problemi ad amministrazione e classe dirigente locali e che potrebbe perfino mettere in discussione le elezioni del prossimo 7 giugno.

contropiano.org Andrea Spotti*
Messico: polizia contro insegnanti, un morto. Decine di feriti e arrestati
Ad Acapulco, martedi 24 febbraio, oltre che per i normalisti desaparecidos, gli insegnanti erano in piazza per richiedere il pagamento di due mensilità arretrate per 94 mila lavoratori, e per protestare contro gli effetti della riforma del sistema d'istruzione che precarizza drasticamente il lavoro docente. A partire dalle 9 di mattina docenti provenienti da diverse zone dello stato sono giunti al porto di Acapulco, da dove un paio d’ore più tardi è partito un corteo composto da oltre 5000 persone che  è sfilato pacificamente lungo il Boulevard de la Naciones.
Lanciata dalla Coordinadora Estatal de los Trabajadores de la Educación de Guerrero (CETEG) e dal Sindicato Único de Servidores Públicos del Estado de Guerrero (SUSPEG), la mobilitazione aveva lo scopo di sostenere dalla piazza le ragioni della delegazione di sindacalisti che si sarebbe riunita con il sottosegretario agli interni Luis Enrique Miranda, come stabilito nell’incontro tenutosi l’11 febbrario scorso.

Gli animi hanno iniziato a riscaldarsi quando è giunta la notizia che il sottosegretario aveva improvvisamente cancellato l’incontro previsto. A questo punto, erano circa le 13, i manifestanti hanno deciso di bloccare la circolazione stradale nei due sensi di marcia. Da quel momento i docenti hanno cercato di riannodare il dialogo con il governo. Non riuscendoci, hanno stabilito verso le 16 di dirigersi verso l’areoporto internazionale Juan Álvarez, ma un migliaio di celerini bloccavano il passaggio. Manifestanti e poliziotti sono rimasti a pochi metri di distanza per oltre tre ore intavolando una trattativa. Le violenza è iniziata verso le 19.30, quando un autobus si è scagliato contro i cordoni travolgendo e ferendo sette agenti e cinque maestri.
A questo punto sono partite le cariche che hanno portato alla morte del sessantacinquenne Claudio Castillo, professore in pensione membro del SUSPEG e molto conosciuto nel movimento degli insegnanti. I celerini hanno colpito prima di tutto le tante donne che componevano il cordone che apriva il corteo, alcune delle quali hanno poi denunciato di aver subito abusi sessuali da parte degli agenti. Quelle che cadevano, inoltre, venivano brutalmente manganellate e non erano risparmiate nemmeno le insegnanti accompagnate da figli piccoli.
La violenza delle forze dell’ordine non ha colpito soltanto i manifestanti, aggrediti duramente, come dimostrano foto e video ampiamente presenti sulle reti sociali. Anche giornalisti, automobilisti, turisti e passanti sono stati presi di mira. Alcuni automobilisti sono stati fatti scendere dalla macchina, per poi essere malmenati e fermati. Carlos Alberto Carbajal, fotografo del giornale El Sur de Guerrero è stato colpito da alcuni agenti mentre documentava l’aggressione ai danni di un automobilista, nonostante avesse dimostrato di essere un cronista. Dopo averlo manganellato, i poliziotti gli hanno anche sequestrato la macchina fotografica.
Dopo lo sgombero del Boulevard ha avuto inizio una caccia all’uomo che è durata alcune ore. Centinaia di manifestanti si sono rifugiati all’interno di negozi e centri commerciali. Questo, tuttavia, non ha fermato gli agenti antisommossa che hanno rotto vetri e lanciato gas lacrimogeni all’interno dei locali nella speranza di fermare altre persone. Le persone rinchiuse sono potute uscire solo grazie all’arrivo dei rappresentanti della Commissione statale dei diritti umani e devono il mancato arresto alla determinazione dei commercianti che si sono rifiutati di aprire le porte ai celerini. I quali, nel corso della serata, sono stati protagonisti anche di altri atti di vandalismo. Come si vede in diversi video che circolano in rete, infatti, elementi delle forze dell’ordine hanno danneggiato e dato fuoco ad automobili e camionette parcheggiati in strada.  
Per la Secretaría de Gobernación, responsabile delle forze di polizia, gli agenti sono stati vittime di un’aggressione e perciò hanno reagito, ma solo dopo aver portato avanti un dialogo costante con i docenti, i quali, secondo le autorità sarebbero responsabili delle violenze avendo aggredito gli agenti, scagliandogli contro l’autobus. La CETEG, al contrario, ha preso le distanze dalla persona che guidava l’autobus, invitando gli inquirenti a fare luce sull’individuo in questione, il quale è stato arrestato subito dopo aver investito agenti e maestri. D’altra parte il portavoce del sindacato Walter Añorve ha alluso alla possibilità che quanto accaduto sia stato il prodotto di una provocazione costruita ad hoc per giustificare la repressione, tanto è vero che il mezzo di trasporto ha fatto vittime anche tra i docenti.
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Claudio Castillo è morto in nottata come risutato del grave trauma craneo-encefalico prodotto dalle botte prese. Il sessantacinquenne aveva studiato alla normale Rural Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa. Sempre presente alle mobilitazioni degli insegnati, ha partecipato attivamente anche alle iniziative in solidarietà con i normalisti scomparsi dopo la strage di Iguala. Camminava con l’aiuto di una stampella, perciò partecipava ai cortei stando all’interno del furgone del sindacato, dal quale, microfono in mano, lanciava slogan o improvvisava comizi. Non potendo scappare é stato facile preda dei poliziotti, che non si sono fermati né di fronte all’etá, né di fronte alla disabilitá.

La repressione ha suscitato immediatamente una grande indignazione e le risposte non si sono fatte attendere. Già in serata a Chilpancingo esponenti dell’Assemblea Nazionale Popolare (dall’8 ottobre sono in presidio permanente nella piazza centrale della città per il caso Ayotzinapa) hanno cercato di portare avanti un blocco stradale della statale che porta ad Iguala. La polizia statale è intervenuta sparando pallottole di gomma e ferendo quattro persone, tra cui i padre di uno dei desaparecidos e due normalisti che sono stati feriti al volto e al torace. Sempre nella serata del 24, però a Cittá del Messico si sono mobilitati i maestri della Coordinadora Nacionale de los Trabajadores de la Educación (CNTE).
Nonostante i media stiano criminalizzando il movimento degli insegnanti dipingendoli come aggressivi e violenti, ci sono state diverse le mobilitazioni in solidarietà con le vittime della brutale repressione anche durante la giornata di ieri, nel corso della quale la conferma della morte di un manifestante ha fatto crescere lo scontento. Innanzitutto a Chilpancingo, capitale dello stato del Guerrero, dove due mila maestri hanno manifestato silenziosamente per le vie della città per chiedere giustizia per Claudio e denunciare la sua morte come un omicidio di stato. Il corteo è poi proseguito fino a raggiungere l’Autostrada del Sole, che é stata bloccata per diverse ore insieme alla statale Acapulco-Zihuatanejo.
Si sono tenute iniziative anche nello stato di Oaxaca, con una manifestazione di duemila persone tra professori della sección 22 della CNTE e studenti della Coordinadora Estudiantil Normalista del Estado de Oaxaca (CENEO); e a Morelia, nello stato del Michoacán, dove normalisti e sindacalisti della scuola hanno chiuso simbolicamente un centro commerciale. Anche nella capitale del paese, infine, ci sono state mobilitazioni, con un corteo della CNTE diretto verso la sede della Secretaría de Gobernación ed il blocco di Avenida Insurgentes, una delle piu importanti arterie cittadine, da parte di un gruppo di universitari. Sempre in ambito univeritario va segnalato il blocco dei lavori in alcune facoltà dell’Universidad Nacional Autonoma de México (UNAM) e dell’Universidad Autonoma Metropolitana (UAM), le due principali istituzioni accademiche pubbliche della capitale.
Durante la giornata, infine, è stata portata avanti una trattativa che ha portato alla scarcerazione di tutti i detenuti, 99 dei quali sono stati liberati immediatamente dopo la conferma da parte delle autorità della morte del maestro guerrerense, tutti gli altri, nel corso della serata. Per quanto riguarda i feriti, 15 sono ancora ricoverati, la maggioranza con ferite alle braccia e serie contusioni alla testa.
* Andrea Spotti (da Città del Messico)

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