martedì 3 marzo 2015

Anche l’Alaska legalizza la cannabis

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In alaska tira un vento piacevolmente caldo ed innovativo rispetto anche all’Italia, di fatti in questa settimana è stata approvato nel freddo e remoto paese un decreto legge relativo alla legalizzazzione della sostanza che ha sempre messo tanto in discussione la morale Italiana.
Il 24 febbraio 2015 l’Alaska ha infatti concesso in definitiva ai connazionali di usufrire di questo prodotto naturale terapeutico senza pena alcuna, scelta condivisa da moltissimi altri paesi quali: Spagna, Uruguay, Colorado, Oregon, Argentina, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e molti altri.

Ma come non tutte le innovazioni nascono da idee immediate, anche questo Stato ha i suoi precedenti relativi ad un iter di proposte di legge popolari, successi e fallimenti. Un percorso non troppo differente dallo stato Italiano se non per il fatto che l’argomento non è stato occultato ed anzi è stato promosso da svariate entità politiche che hanno potuto cogliere l’essenza dei fatti dei reali dati senza un continuo ostruzionismo dell’opposizione ed una quasi voluta, forse ad origini morali, ignoranza da parte dei rappresentati del popolo.
La storia delle prime proposte risale al 1975, quando lo stato dell’Alaska ridusse la pena inerente al possesso di massimo un’oncia di cannabis e sei piante, ad uso personale, collegando una pena di multa di circa 100$ 
Successivamente si riuscì ad ottenere ( 1982 ) la stessa pena per il possesso di quattro once e come tale venne negli anni successivi consentito l’uso medico, 1998. 
Ci furono dei passi indietro nel corso della storia, quando nel 1990 venne approvata la Misura 2 dell’ Alaska Marijuana Criminalization Initiative dove la pena venne aumentata ad una multa massima di 1000$ e fino a 90 giorni in cella.
Allo stesso modo vennero adottate varie strategie ed attuati vari tentativi per ripristinare l’ordine nell’utilizzo dei prodotti derivati e diretti della cannabis. Nel 2000 venne rifiutata la proposta di depenalizzazione per chi avesse più di 18 anni (59,12% NO contro 40, 88% si della Misura5) e nel 2004 per chi ne avesse più di 21 (55,75% NO contro 44,25% si della Misura2).
Successivamente nel 2014, tramite una proposta di legge d’iniziativa popolare, si è tornati al legale possesso di un’oncia e sei piante per i maggiori di 21 anni e questo martedì 24 Febbraio 2015 la cannabis e derivati in Alaska è stata definitivamente annoverata tra le piante ( perchè tale appare ed è nella sua sostanza ) legali da possedere e di cui eventualmente usufruire.
Ci sono delle giuste restrizioni, come nel caso dell’alcol e di qualsiasi prodotto in grado di alterare le percezioni, impedendo di guidare con lo stesso e di usufruirne liberamente in pubblico. Le giuste regole di un paese che affronta con civilità e coerenza un discorso che, di questi tempi in Italia, si basa su fondamenta prive di basi solide ed ancorate ad opinioni storiche di figure come Giovanardi e Serpelloni.
A chi possa sembrare solo un altro lontano traguardo ricordiamo che l’Alaska dopo Whashington, il Colorado e l’Oregon è stato solo l’ultimo Stato in suolo USA a sfruttare quest’opportunità e, nel frattempo, altri Stati come il Montana si apprestano al voto. La canapa oramai arriva a rappresentare non più solo un prodotto tessile, terapeutico, ludico e con molti altri utilizzi, ma assume l’aspetto di una lotta per la libertà individuale.
In Italia, invece, siamo ancora fermi dalla “caduta” del governo Letta; quando la Fini–Giovanardi finalmente cadde per riportarci sommariamente indietro, prima del 2000, alla vecchia legge Iervolino–Vassalli.


In particolar modo in questo periodo sarebbe il caso di chiedere al governo Italiano di non archiviare il caso come una mosca simpaticamente fastidiosa , siamo tutti capaci a sorridire parlando della questione come ad archiviarla con un “ce ne occuperemo”.
Abbiamo chiesto, continuiamo a chiedere e chiederemo finché avremo voce, di trattare la questione in maniera seria ed appropriata, rendendosi conto di quale sarebbe il vantaggio economico e sociale di adottare una tale risorsa. Magari prendendo spunto dall’esperienza spagnola, dove il governo ha recentemente regolamentato la legge che conformava l’utilizzo della cannabis ed i cannabis social club.


I problemi dell’Italia sono molti, ed è opinione comune che la cannabis non sia una questione di assoluta priorità, ma tutti sappiamo anche che scherzarci dietro, prendere tempo e continuare a dare limate ad un’asse troppo rigida non farà che rallentarci tutti, continuando ad alimentare un mercato criminale non più tollerabile.


Viva l’Alaska e la lucidità dei suoi abitanti!
Francesco Cricenti

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