domenica 28 giugno 2015

Consumo bio, esiste una alternativa alla certificazione biologica. Ed è improntata alla "garanzia partecipata".

C’è una via d’uscita dalla tirannia della “certificazione biologica”? Su questo importante interrogativo del mondo “green” ci sarà tra pochi giorni un happening indetto dall’Aiab, l’associazione che raccoglie nel Lazio una bella fetta di produttori e consumatori, il cui obiettivo è quello dare l’avvio alla sperimentazione di percorsi alternativi. L’appuntamento è il primo luglio a mezzogiorno presso la Città dell’Altraeconomia.
Il metodo biologico, come risaputo, è disciplinato in Europa da un regolamento comunitario e si avvale di un proprio marchio di qualità. In Italia, la certificazione del metodo biologico è basata esclusivamente su un sistema di certificazione di parte terza; in questo modo a certificare cosa è biologico e cosa no è un ente accreditato dal Ministero delle politiche agricole.
Nel mondo esistono però altre modalità volte a garantire la stessa qualità e gli stessi principi alla base del metodo biologico: si tratta dei Sistemi Partecipativi di Garanzia (SPG), sistemi riconosciuti a livello internazionale ma non in Italia. AIAB Lazio riconosce la certificazione parte terza perché è un modus operandi appropriato per un mercato di grande scala, in grado di garantire la tracciabilità sulla filiera lunga e sulle esportazioni. Per i produttori che vendono esclusivamente sul mercato di prossimità l'AIAB immagina però un modello diverso, più adatto alle esigenze di un mercato diffuso improntato alla “relazione”. Infatti, quello che si sono chiesto molti produttori, e consumatori, se la certificazione è un patto di fiducia tra produttore e consumatore, quando il contatto tra questi avviene in maniera diretta, perché mettere in mezzo un terzo? E’ un po’ come tornare alle origini dopo essere passati per una fase di “mercato di massa”. Se il produttore è trasparente e il consumatore informato ci sono tutti i presupposti per la tracciabilità, la sostenibilità, l’etica del lavoro e relazioni sociali basate anche sulla fiducia reciproca.

Gli SPG si basano sempre sulle norme che disciplinano l’agricoltura biologica ma vengono inclusi anche altri criteri: c’è maggiore attenzione verso la sostenibilità ambientale e sociale e si mette anche l’accento sul rispetto dei lavoratori. Inoltre, gli SPG sono garantiti dalla partecipazione dei soggetti coinvolti oltre che dal controllo. In questo senso, l’SPG è una rete di agricoltori e consumatori che si pongono l’obiettivo di incoraggiare la partecipazione attiva di entrambe le parti nel contribuire alla diffusione dei principi del biologico, ma anche quello di verificare di prima persona che tutte le buone pratiche vengano applicate realmente. Il modello di SPG proposto dall’AIAB non si pone dunque come alternativa al sistema di parte terza, ma come complemento ad esso. AIAB Lazio si mette a disposizione della aziende e dei consumatori che vorranno aderire alla sperimentazione supportando l’SPG nella costituzione e crescita, nella gestione quotidiana; rappresentando le istanze dei piccoli agricoltori certificati attraverso l’SPG con le autorità locali; facilitando i processi decisionali ed intervenendo per far rispettare le norme condivise; creando per esso un accesso al mercato dedicato che si terrà ogni sabato alla CAE – Città dell’Altra Economia. L’IFOAM, un organismo internazionale della filiera della produzione biologica, definisce così gli SPG: “I Sistemi di Garanzia Partecipativa sono dei sistemi di garanzia di qualità che operano a livello locale. Certificano produttori prendendo come base la partecipazione attiva di ciascun attore locale e si costruiscono a partite dalla fiducia reciproca, dalle reti sociali e dall’interscambio di conoscenze”. Sulla base dei casi di studio realizzati da IFOAM emerge un quadro teorico comune a tutti gli SPG. Essi basano le loro procedure sui seguenti aspetti: - La partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, dalla produzione al consumo, è orizzontale, nelle attività e nei processi di verifica effettuati per garantire la validità del sistema. - La fiducia come base e come obiettivo. Si parte dal presupposto che le persone svolgano le loro attività in maniera onesta e responsabile, ma si cerca anche di garantire l'affidabilità del prodotto certificato. - La trasparenza come base per la fiducia. Si adotta tanto nel processo produttivo come nelle informazioni che, generate dallo stesso, sono fatte circolare. Fiducia e trasparenza si alimentano a vicenda. - Un controllo esterno attraverso la partecipazione di persone e/o organizzazioni estraneo al processo produttivo che si vuole certificare. Questo aspetto differenzia un SPG da un sistema di autocertificazione. - La condivisione di saperi e conoscenze tra i membri degli SPG, sia tra produttori e consumatori, sia all’interno di ciascuna categoria. Il tutto è favorito dall'incontro tra le persone coinvolte e dall'approccio costruttivo con cui si affronta la certificazione.

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