mercoledì 24 giugno 2015

Scuola. Matteo Renzi lancia la sua sfida al Senato: chi non ci sta, non voti la fiducia.

Il film era già scritto, da giorni. Alla fine, sulla ‘Buona scuola’ Matteo Renzi lancia la sfida finale al Senato e pone la questione di fiducia.

RENZIL’aula di Palazzo Madama voterà già giovedì. La Camera darà l’ok definitivo al testo entro martedì prossimo. Il premier non arretra di un centimetro sulla scuola, unico provvedimento che in questi giorni non gli sfugga dalle mani, viste le difficoltà che incrocia sugli altri temi in agenda. Ed è così che la fiducia sulla ‘Buona scuola’ non è una fiducia come le altre: il Senato dica se, anche in questa fase di difficoltà, il governo deve continuare il suo operato, è il ragionamento di Renzi.
Quasi un penultimatum, visto che qualcuno dei suoi comincia ad sbottare, dietro anonimato, che “forse sarebbe il caso di tornare al voto…”. Un umore da 'smobilitazione', a dispetto dell'ottimismo che il premier continua a mostra in pubblico, che a sera tiene banco anche in una riunione della maggioranza Pd in Senato, convocata per discutere dell'agenda estiva. Praticamente uno "psicodramma di riunione", la descrive qualcuno dei presenti, tra lamentele per la minoranza che continua a ignorare le regole, l'assenza del Pd in quanto partito, le difficoltà nella comunicazione e i limiti del governo nel fare "cerniera" col gruppo parlamentare.
Chi più ne ha più ne metta. Ma per Renzi il dado non è ancora tratto, ma è chiaro che una riflessione è in corso. Su tutto. “Se la riforma della scuola andrà in porto ci saranno centomila nuove assunzioni, un grande investimento sugli insegnanti e una riorganizzazione con il cosiddetto organico funzionale, altrimenti ci sarà il regolare turn over con 20, 25 mila assunzioni", dice secco Renzi parlando da Courmayer dove inaugura la nuova funivia sul Monte Bianco.
Da lì vede “l’Europa dall’alto”, come dice dopo il taglio del nastro. E forse anche i problemi del governo nella sua fase “più difficile”, sua stessa ammissione di qualche giorno fa. E quindi la scuola diventa ancor più la sua linea del Piave, il provvedimento che non consente arretramenti anche per le acque in cui nuota: agitate. Poco dopo la decisione di saltare l’esame in commissione e portare il maxiemendamento sulla scuola direttamente in aula, il consiglio dei ministri lascia slittare cinque decreti attuativi della delega fiscale in scadenza il 27 giugno, compresa l’annunciata riforma del catasto. Alla Camera la maggioranza di governo e Forza Italia respingono la mozione di sfiducia delle opposizioni contro il sottosegretario di Ncd, Giuseppe Castiglione, indagato nell’inchiesta sugli appalti al cara di Mineo, legata a Mafia capitale. Inevitabili i soliti mal di pancia interni al Pd. Non proprio una giornata brillante, con le nubi che si addensano sul Campidoglio, il braccio di ferro irrisolto con il sindaco Ignazio Marino.
La scuola serve a Renzi per tenere su l’immagine rottamatrice, contro chi in Senato “frena le riforme”, contro l’opposizione che ha presentato duemila emendamenti e contro la minoranza Dem, critica sulla decisione di porre la fiducia sul ddl. Il premier è convinto di avere i numeri a Palazzo Madama. E molto probabilmente ha ragione: in aula la maggioranza c’è, dicono anche nella minoranza Pd dove, per il momento, non votare la fiducia al governo è fuori discussione. Insomma, una volta saltato il voto in Commissione Cultura – dove il governo non avrebbe avuto la maggioranza per via dei ‘dissidenti’ Mineo, Tocci e Rubbia – il cammino della ‘Buona scuola’ dovrebbe risultare liscio in aula.
Ma dopo? C’è ancora una maggioranza? Per esempio sulle unioni civili, che vanno avanti a fatica per le critiche di Ncd ma anche dell’ala cattolica del Pd. “Come numeri, anche se risicata di circa 9 voti, la maggioranza tiene…”, si limita a dire il presidente del Senato Pietro Grasso ospite a ‘Otto e mezzo’, lui che ieri ha alzato il suo cartellino giallo per ammonire i renziani sul rispetto del regolamento di Palazzo Madama sulla ‘Buona scuola’. Certo, il clima al Senato non è buono. “Io al Senato, come arbitro, vorrei poter discutere, vorrei non ci fosse gioco sporco e vorrei non restare col cerino in mano”, dice Grasso, memore della problematica gestione dell’aula l’estate scorsa, per la bolgia che si è scatenata sulle riforme costituzionali e che potrebbe ripresentarsi a luglio, nella prossima lettura del ddl Boschi. “Ciò che mi dispiace – aggiunge il renziano che sotto anonimato ha sbottato sul ritorno al voto – è che si rischia di consegnare il paese al centrodestra, troppe polemiche, tutti sono sempre contro Renzi.. E il sondaggio di Libero che proietta una vittoria del centrodestra rischia di essere vero…”.

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