domenica 27 settembre 2015

“Il processo a Erri De Luca è un sintomo della decadenza sociale”.

Intervista a Maurizio De Giovanni di Valeria Pacelli, da Il Fatto quotidiano.




“Esprimo la mia totale e assoluta contrarietà al reato di opinione che viene contestato come in uno dei peggiori regimi”. Maurizio De Giovanni, classe ’58, napoletano, autore di romanzi gialli, è tra gli scrittori che nei mesi scorsi hanno aderito alla campagna #iostoco nerri e alla raccolta di firme per sostenere il collega, che aveva appena saputo di essere a processo per istigazione a delinquere. De Giovanni non ha dubbi: “Sostengo assolutamente De Luca e non trovo in nessuna parte delle dichiarazioni fatte da lui un’istigazione a delinquere”.

Che cosa rappresenta per lei questa accusa?

Credo che tutto ciò sia solo sintomo della decadenza socio-culturale che si ha sempre quando la forma predomina sulla sostanza.
Da un punto di vista giuridico non entro nel merito della questione, ma trovo che quello che ha detto De Luca sia riferito a una sua precisa opinione, condivisibile o meno.
Io abito lontano da quei luoghi, è una realtà che non conosco bene, ma ciò di cui stiamo parlando è l’opinione di uno scrittore che non deve essere mai interpretata come quella di un capo di un gruppo, di un leader insomma

Alcuni giuristi spiegano che il problema riguarda le conseguenze su chi percepisce quelle parole.

Il problema è nella definizione di opinione, che secondo me non può essere mai reato. O almeno, non lo è in un Paese civile.

Come finirà secondo lei quindi questo processo?

Sono sicuro che la cosa si risolverà in una bolla di sapone.
Poi bisognerà capire chi si prenderà carico di tutto questo, anche dei soldi pubblici spesi per mandare avanti un processo così.

E se ci fosse invece una condanna? Quali sarebbero le conseguenze?

Sarebbe una bomba a orologeria che pende sulle teste di chiunque abbia voglia di esprimere una valutazione sociale. Mi auguro che nella trafila giudiziaria ci sia “un giudice a Berlino”, qualcuno che possa applicare una vittoria del senso comune e della giustizia, contro un’applicazione ottusa e formale della norma. Se così non fosse tutta la cultura italiana deve prendere una posizione netta: non si può impedire la libera espressione di un’opinione.

(22 settembre 2015)

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