sabato 12 settembre 2015

Sette punte, sette lettere: RESPECT

LEGALIZZIAMOLACANAPA
Molto si parla dei vari benefici che la canapa può dare all’umanità, da un punto di vista ecologico, industriale, terapeutico, alimentare ecc., ma troppo poco si parla invece di un aspetto intrinsecamente legato all’uso di cannabis, quello spirituale.
In occasione della conferenza sulle droghe leggere a Bruxelles, ho avuto modo di sensibilizzare i rappresentanti delle istituzioni europee su un dato di fatto: circa due miliardi di persone al mondo fanno uso rituale, a scopi religiosi, di inflorescenze o derivati della canapa.
Il conto è semplice, se sommiamo le culture shivaita, rastafariana, animista, sciamanica, maghrebina, araba, fino ad arrivare alla stessa religione cristiana nella sua derivazione copta, le persone che, quotidianamente o in occasione di rituali legati alla loro religione fanno uso di cannabis, sono circa un terzo dell’umanità.

Questo sta a dimostrare di come la cannabis sia realmente un veicolo spirituale, la cui essenza va colta senza che altre sostanze ne possano inquinare il percorso.
Ma questo è anche l’aspetto che è stato dimenticato nel momento in cui alla ricerca di se stessi e di comprensione della mostruosità del mondo, nella quale siamo tutti coinvolti, si sono sovrapposti la cultura dello sballo e l’esaltazione dell’ego.
Il mondo occidentale, ipocritamente democratico, ha avuto l’esperienza delle generazioni protagoniste negli anni ’60 e ’70 di una vera e propria rivoluzione culturale, una rivoluzione nata seduti in cerchio a passarsi una canna o un chilom, per comprendere che qualcosa dentro di noi ci stimolava a non avallare i loro valori, che altro non erano se non imposizioni, quel qualcosa apprendemmo in seguito che si chiamava Spirito, al quale molti di noi giurarono fedeltà assoluta.
Ma come ai nativi americani fu somministrato alcool in quantità industriali e di qualità scadente per indebolirne lo Spirito, e come ai cinesi fu imposto di commerciare ed assumere oppio per disgregare una volontà nazionale di riscatto, anche a quelle centinaia di milioni di Spiriti indomiti sparsi su tre continenti, venne regalato il veleno per indebolirne la determinazione, questa volta fu l’eroina l’arma vincente della nostra prepotente cultura occidentale!
Lo Spirito cercò allora rifugio nell’angolo più nascosto della Coscienza e la cannabis non ebbe su di Lui più nessun effetto benefico, se non in alcuni reduci che non hanno mai smesso di cercare una risposta ai troppi perché che la vita ci spinge a porci quotidianamente.
Cannabis, alcool, pasticche, polveri …oggi viene mischiato tutto …ecco dove “loro” hanno vinto e dove dobbiamo recuperare, accettando ciò che fa bene e rifiutando quello che fa male …allo Spirito, per ritrovare la forza di fare ciò che è giusto e non solo ciò che conviene fare per il proprio tornaconto o divertimento!
In un recente processo che io e mia moglie abbiamo subito per coltivazione illecita di piante, abbiamo cercato di giustificare e difendere le nostre scelte spirituali paragonando l’uso di cannabis al sacramento dell’eucarestia, provocando un’ammonizione del giudice e un ilare articolo sul “Tirreno”.
Subiremo ancora altri processi, ma continueremo sempre a rivendicare la capacità della canapa nel metterci in sintonia con lo Spirito in cui crediamo e chiediamo lo stesso rispetto che viene riconosciuto a livello internazionale ad un terzo, circa, dell’umanità, lo stesso rispetto che viene concesso a chi per trovare Comunione con Dio ha bisogno di ricevere l’ostia.
Giancarlo Cecconi – ASCIA

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