mercoledì 30 dicembre 2015

Politica industriale: non mancano i soldi ma le idee.

Beh, certo: al di là delle apparenze, a questo malcapitato ‘imprenditore’ dovrebbe mancare un poco il fiato: se fosse un signore cui, d’improvviso, cadesse addosso questa sorta di eredità da uno zio d’America, verrebbe fatto di pensare che le prime reazioni siano condite da qualche improperio verso il sullodato zio: potrebbe anche darsi che le sue prime reazioni si vengano ad orientare verso quello ‘sbocco’ dall’elettroencefalogramma piatto caratteristico del mondo burocratico.

Ingegnere
Renault, fabbricazione nuovo motore elettrico R240 a Cléon, FranciaMa, per fortuna non è così: il nostro racconto prevede che questo ‘imprenditore’ abbia una reazione adulta e ferma e cerchi prima di tutto di capire quali possibilità egli potrebbe avere di dipanare questa aggrovigliata e ormai quasi assurda matassa.
Mettiamola così: il precedente Stato Maggiore è stato azzerato da una bomba proprio mentre era in riunione plenaria: non è rimasto nessuno: e lui è il nuovo – e solitario – Capo di Stato Maggiore che deve governare una forza dispiegata e notevole ma – a lui – del tutto sconosciuta.

La prima cosa da farsi è quella di capire almeno su quanti e quali ‘Corpi d’Armata’ può contare: rileva che ne possiede tre, dalle caratteristiche diverse l’uno dall’altro.

Primo Corpo d’Armata: IdB (Industria di base)
Grandi aggregati. Siderurgia, metallurgia, chimica di base…: ad un primo esame si fa persuaso che, al di là delle dimensioni globali di questo settore – peraltro dimensionalmente importante, non ha al momento niente di particolare – in gergo ‘plus’ – da esprimere: la siderurgia italiana (un tempo non lontano la seconda in Europa con livelli qualitativi anche localmente di assoluta primazia) è stata fortemente ridimensionata: sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo: nomi gloriosi come Terni e Redaelli, come Taranto e Piombino, sono oggi decisamente appannati. E’ anche molto ridimensionata la metallurgia di base: trafilerie, corderie, produttori di nastro in acciaio: il grande comprensorio lecchese (un tempo il più importante in Europa, superiore anche ad Altena – Germania), è molto impallidito. Il nerbo siderurgico bresciano resiste, ma rimane nel solco della ‘qualità bassa’ delle produzioni siderurgiche (tondino per c.a.).
Tuttora fortissima la metallurgia della ‘frappe-à-froid’ – bulloneria, forte sia per la sua aggiornatissima tecnologia che per il possesso deciso e saldo dei mercati europei; ormai al lumicino la chimica di base: passati i tempi dello strapotere Montecatini grazie al polipropilene isotattico (Moplen); nel campo petrolifero non abbiamo da dire gran che, concentrati come siamo nella raffinazione e nel gas…
Queste considerazioni non significano però che questo ‘mondo’ non abbia nulla di nuovo da dire: ma nelle industrie di base i grandi giochi, quelli che lasciano il segno verso il futuro, si fanno all’estero, non in Italia. Si aggiunga infine che, in generale, gli investimenti in questo settore (continui, peraltro) sono tendenzialmente molto costosi. E non è questo (bulloneria a parte) un settore industriale che possa incrementare gran che la sua penetrazione sui mercati esteri: condizione assai necessaria per il nostro Paese.
Secondo Corpo d’Armata:  Ssm (Area della Subfornitura o Terzismo)
Sarebbe giusto definirlo ‘Grande Disgregato’ (certamente non è un ‘aggregato’). E’ il Cd’A più grande: diffusissimo, meglio pensarlo come un esercito polverizzato. Al suo interno sussistono tutte le ‘specialità’ immaginabili: forse ci si potrebbe realizzare anche un razzo per la Luna: posto che possedesse un cervello pensante sufficientemente organizzato: ma non ce l’ha. Al suo interno c’è di tutto: la ‘bòita’ (alla piemontese) e l’industria d’eccellenza: la sua evoluzione è – quanto meno in apparenza – ‘stocastica’, probabilistica: ma è sottoposto ad una grave condizione: in quanto ‘terzista’, questo Cd’A lavora se altri lo fanno lavorare: necessita di una ‘locomotiva’ esterna, fuori dal suo controllo: e ciò vale anche per le non rare industrie Ssm d’eccellenza. Al suo interno occorre enucleare almeno quelle SSM che forniscono anche la ‘progettazione’ dei propri prodotti in allineamento alle richieste delle aziende-clienti e quelle Ssm che concorrono alla progettazione insieme ai loro clienti (coprogettazione): queste loro condizioni le legano di più al destino delle loro aziende clienti, sono meno ‘sostituibili’ di una normale Ssm. Ma il resto del panorama di questo Cd’A è pressoché indecifrabile. Un altro elemento che appare chiaro è il seguente: la grandissima presenza operativa in azienda della ‘proprietà’ tende a frenare la ‘crescita culturale’ dell’azienda: non tanto sotto il profilo tecnico: bensì sotto il profilo marketing e sotto il profilo finanziario: questa carenza culturale è la causa fondamentale della debolezza contrattuale di queste imprese (specie, ovviamente, le più piccole) nei confronti dei loro clienti (specie, ovviamente, dei più grandi). La sensazione è che proprio per la grande cura nei confronti della ‘tecnologia’, non ci sia sostanzialmente bisogno di interventi in termini di investimenti extra-onerosi: già esse vi provvedono con i propri mezzi o con i prestiti a Lt.
Terzo Corpo d’Armata: Oem (Area della produzione a catalogo, a listino e/o a progetto)
Anche questo insieme economico ha l’aspetto disaggregato: in questo periodo di ‘spoliazione’ dell’industria italiana da parte di acquisitori stranieri è senza dubbio il territorio di caccia più ambito e frequentato, segno di notevole vitalità. Può usufruire di tutte le ‘armi di successo’ di cui fruiscono sia ‘moda’ che ‘food’; è l’insieme economico di tutta l’area manifatturiera più evoluto sotto l’aspetto della cultura aziendalistica; è l’insieme economico che può formulare ‘Piani di Medio Termine’; è l’insieme economico che più facilmente può essere fatto conoscere nel mondo intero; è l’insieme economico che può avvalersi della ‘scelta emotiva’ all’acquisto, perché il suo mercato è costituito da ‘persone’ e non da ‘aziende’; è l’insieme economico che può contare sull’estro italiano; fondamentale è il design, in cui per anni l’Italia ha primeggiato e per il quale è famosa al mondo; ecc.ecc.
Questo è il vero ‘nerbo’ dell’Armata italiana: ed è senza dubbio alcuno che da qui bisogna partire per ricostruire…
Il nostro Generale Capo di Stato Maggiore capisce che: le armi sono mal distribuite, ma esistono e abbondanti; capisce che bisogna riorganizzare la truppa economica in modo diverso: capisce… che si può ancora sicuramente vincere. Capisce che bisogna ragionare come Diaz, assolutamente no come Cadorna.
Forse il vero problema non sono i soldi: forse il vero problema sono le idee.

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