venerdì 26 febbraio 2016

CHIARA SARACENO - Bambini senza diritti.

chiara-saracenoColoro che in questi mesi hanno strenuamente combattutto il disegno di legge Cirinnà al grido "difendiamo i nostri figli" e "i bambini hanno bisogno di una mamma e di un papà" saranno soddisfatti. Per "salvare i loro figli" da non si sa bene quale pericolo continueranno ad essere sacrificati i concretissimi diritti dei figli delle coppie dello stesso sesso.

micromega chiara saraceno
Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di bambini nati entro una coppia lesbica, da una mamma che li ha concepiti, fatti crescere dentro di sé e partoriti, con il sostegno della sua compagna che come lei li ha voluti e talvolta ha anche contribuito con i propri ovuli. Quindi non sono nati tramite il ricorso ad una madre gestante estranea alla coppia, come si sostiene in totale malafede. Ed anche quelli che sono invece nati per questa via, sono sempre frutto di una forte intenzionalità e disponibilità genitoriale di due persone, come, se non più, i bambini nati da coppie di persone di sesso diverso, o da una madre sola, che talvolta nascono per caso o non voluti.
A questi bambini si vuole continuare a negare il diritto, sancito a livello internazionale, alla propria famiglia, che comprende due, e non solo un genitore ed anche nonni e zii al di là e a prescindere dal legame di consanguineitá. Addirittura alcuni parlamentari e la ministra Lorenzin vorrebbero rendere del tutto orfani questi bambini, punendo i genitori con anni di carcerazione, anche se sono ricorsi a pratiche del tutto legali in altri paesi. In nome di un modello di famiglia e procreazione che non è osservato neppure da molti tra coloro che si oppongono al diritto alla propria famiglia dei figli delle coppie dello stesso sesso, questi sono mantenuti in uno stato di minorità legale che sembrava finalmente superata con la tardiva eliminazione della distinzione tra figli naturali e legittimi.

Già la norma del disegno di legge Cirinnà, ora cancellata, che consentiva l'adozione del figlio del partner era limitativa e in parte fuorviante; perché non riconosceva che si tratta non di adottare un figlio nato al di fuori di quella coppia, ma nato dall'intenzionalità e desiderio proprio di quella coppia, di un co-figlio, come suggerisce giustamente di chiamarlo l'Accademia della Crusca. Ma era pur sempre l'inizio di un riconoscimento del diritto di quei bambini alla propria famiglia. Come tale è già applicato da taluni giudici minorili. Per fortuna ci sono i giudici, verrebbe da dire.
Ma in assenza di norme chiare e vincolanti i diritti alla propria famiglia continueranno ad essere appesi alle valutazioni del singolo giudice e del singolo tribunale, senza avere una base certa. È davvero paradossale, oltre che francamente indecente, che ciò avvenga in nome della difesa dei diritti dei bambini. Speriamo che la Corte costituzionale, la Corte Europea, la Corte dei diritti dell'uomo, vengano presto interpellate perché mettano fine a questa discriminazione tra figli, tra minori, sulla base del modo in cui sono venuti al mondo e del sesso dei loro genitori.
Chiara Saraceno

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