venerdì 26 febbraio 2016

Fukushima, l'ex primo ministro giapponese si pente e passa con le brigate d'assalto di Greenpeace

controlacrisi fabrizio salvatori
“Dovremmo muoverci verso energie rinnovabili piu' sicure e meno costose, che rappresentano opportunita' economiche per le future generazioni". Con l'avvicinarsi del quinto anniversario del disastro di Fukushima, Greenpeace Giappone avvierà un'indagine sulla contaminazione radioattiva delle acque dell'Oceano Pacifico causata della centrale nucleare di Fukushima.
L'analisi viene condotta da una nave di ricerca giapponese dove prenderà posto l’ex primo ministro giapponese Naoto Kan, in carica al tempo del disastro nucleare. Kan ha lanciato un appello per l'abbandono totale dell'energia nucleare. "Credevo che l'avanzata tecnologia giapponese potesse impedire il verificarsi di un incidente nucleare come quello di Cernobyl. Ma e' successo. E mi sono trovato di fronte all'eventualita' di dover evacuare circa 50 milioni di persone, a rischio per l'incidente nucleare di Fukushima Daiichi. Da quel momento, ho cambiato idea”, ha concluso Kan.
Le indagini di Greenpeace proseguiranno per tutto il mese di marzo e si svolgeranno lungo le coste della prefettura di Fukushima, in un raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Il team sta collaborando con scienziati provenienti dal laboratorio indipendente Chikurin-Sya di Tokyo e dal francese Acro.
La Tepco (Tokyo Electric Power Company) ha prodotto finora piu' di 1,4 milioni di tonnellate di acqua radioattiva per cercare di raffreddare le centinaia di tonnellate di combustibile del reattore fuso nelle unita' 1, 2 e 3 della centrale di Fukushima Daiichi. Oltre all'iniziale rilascio di elementi radioattivi in acqua durante le prime settimane dall'incidente e il continuo rilascio dalla centrale ogni giorno, la contaminazione radioattiva e' entrata anche nel terreno, in particolare nelle foreste e nelle montagne di Fukushima, e continuera' a permanere nell'Oceano Pacifico per almeno 300 anni.
"Il disastro di Fukushima e' stato il piu' grande episodio di rilascio di radioattivita' nell'ambiente marino della storia – scrive Greenpeace in un comunicato -. C'e' un urgente bisogno di comprendere l'impatto che questa contaminazione sta avendo sull'oceano, come la radioattivita' vada diffondendosi e allo stesso tempo e riconcentrandosi lungo la catena alimentare, e le relative implicazioni”. Questa indagine sulla radioattivita' e' la venticinquesima ricerca sugli impatti
dell'incidente nucleare di Fukushima condotta dall'organizzazione dal marzo 2011. Non si intravede ancora una fine della vicenda per le comunita' locali di Fukushima, molte delle quali non possono fare ritorno a casa a causa della contaminazione radioattiva. Solo tre dei cinquantaquattro reattori nucleari esistenti in Giappone nel marzo 2011 sono attualmente in funzione. Il governo giapponese ha fissato l'obiettivo, irrealistico, di riportare 35 reattori in funzione entro il 2030, nonostante i numerosi problemi tecnici e le cause legali intentate dai cittadini stiano mettendo in seria discussione il ritorno della produzione nucleare in Giappone, conclude Greenpeace.

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