venerdì 27 maggio 2016

Classe Dirigente. Appalti Rai, gli accordi nell'oratorio di Santa Lucia per far vincere le gare ai soliti noti.

Dai rapporti di Gianfranco Cariola, a capo dell'Audit Rai, emerge un sistema dove "mancano totalmente le procedure minime e trasparenti nella redazione dei capitolati e dei relativi bandi di gara e vi è una totale assenza dei processi di verifica sui fornitori”.

Appalti Rai, gli accordi nell'oratorio di Santa Lucia per far vincere le gare ai soliti noti L'Espresso di Floriana Bulfon
 
Cambiano i vertici e i palinsesti, eppure in Rai sembra valere il principio gattopardesco del ‘se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi’.

“Mancano totalmente le procedure minime e trasparenti nella redazione dei capitolati e dei relativi bandi di gara”, di più vi è “una totale assenza dei processi di verifica sui fornitori”, e ancora “rinnoviamo le raccomandazioni affinché l’assenza di monitoraggio delle procedure di gara sia immediatamente colmata”. A scriverlo è Gianfranco Cariola, a capo dell’Audit Rai. Da almeno due anni stila rapporti, protocollati e approvati, con tanto di punteggi e categorie di rischio.

E’ successo nel novembre 2014, quando si è accorto che qualcosa non funzionava nell’affidamento di servizi di post-produzione per le più importanti trasmissioni televisive, da Porta a Porta a Ballarò, passando per Virus e l’Eredità. E così, accertata “la presenza di offerte concordate tra più soggetti al fine di innalzare il livello dei prezzi praticati all’interno delle gare Rai”,  segnala l’anomalia all’Autorità Antitrust e alla procura di Roma.

23 società avevano trasformato l’oratorio della chiesa di Santa Lucia, a due passi dalla Rai, come il luogo ideale per mettersi d’accordo. Secondo l’Antitrust, che le ha multate, avevano un obiettivo comune: truccare le gare, innalzare i prezzi degli appalti e ammazzare la concorrenza. “I singoli comportamenti debbono essere considerati quali tasselli di un mosaico, i cui elementi non sono significativi di per sé, ma come parte di un disegno unitario”, ha messo nero su bianco Gabriella Muscolo, la relatrice del procedimento. Un sistema quindi e non singoli episodi. Intanto le società, dopo aver presentato ricorso, continuano a lavorare con Rai.


Due anni dopo, a febbraio 2016, Cariola scrive un nuovo rapporto. Oggetto d’analisi la verifica della gara europea per la fornitura dei collegamenti in diretta. A vincere l’appalto da quasi 2 milioni di euro è Newscore, un srl costituta il 14 luglio del 2014 e iscritta in Camera di commercio di Milano il 24 di quel mese. Sei giorni prima dell’apertura delle buste. Newscore posseduta, quando partecipa alla gara, al 30 per cento da Riccardo Barbieri, presidente della Barbieri Communication, una delle 23 società poi sanzionate dall’Antitrust. L’altro 70 per cento è di Comintech, la quale a sua volta per il 45 per cento è della Cordusio Fiduciaria e per un altro 45 per cento dalla Rexfin. Rexfin che è partecipata all’1 dalla Carini Fiduciaria e per il restante 99 dalla Cordusio Fiduciaria. E così perdendosi in un gioco di scatole cinesi si scopre che Newscore è controllata per quasi il 70 per cento da soci che sono e rimarranno sconosciuti. Eppure la Rai ha affidato senza problemi un contratto finanziato con soldi pubblici ad un fornitore che preferisce rimanere occulto.

Cariola riscontra nel processo di aggiudicazione della gara carenze rilevanti con tanto di ‘red flag’ e indicatori di anomalia disseminati un po’ ovunque. Intanto a settembre 2015, Newscore cambia assetto societario: Barbieri, che aveva il compito di società ‘ausiliaria’, cede il suo 30 per cento a European Broadcast Development, un’altra srl i cui proprietari sono Marco Velati, Massimo Roberto Caboni e Renato Pizzamiglio. Fino ad allora la European Broadcast Development aveva fatturato alla Rai 7mila euro nel 2014 e mille nel 2015, nota nell’audit Cariola.

Newscore inizia a lavorare nell’estate 2015 e il suo compito è quello di fornire una troupe sempre attiva, capace di garantire i collegamenti per la copertura dei fatti di attualità nella Capitale, ed un’unità extra di supporto, da impiegare contemporaneamente a quella base, per gli eventi di particolare importanza.

E’ l’8 dicembre 2015. L’apertura della Porta Santa in Vaticano è un appuntamento previsto da mesi e la tv pubblica è chiamata a dare il massimo. In base al contratto Newscore deve garantire i servizi e i collegamenti in diretta tramite due distinte unità: la mattina dal sagrato di piazza San Pietro e il pomeriggio da piazza di Spagna per il tradizionale omaggio del santo Padre alla statua della Madonna.

Il primo collegamento, secondo quanto raccontano alcuni giornalisti Rai, è previsto per le 7,30 ma salta: gli addetti della Newscore arrivano in ritardo. Alle dieci la vaticanista per andare in onda è costretta a farsi ospitare nella postazione riservata alle emittenti estere. Pagando naturalmente. Un’ora dopo anche i collegamenti della seconda unità iniziano a dare problemi, le difficoltà sono così tante che lo speciale del Tg1 rinuncia. Alle 13 non funziona neanche il collegamento con il Tg2. Quando mezz’ora dopo è di nuovo il turno del Tg1 la regia Rai, rendendosi conto dell’alto rischio di non andare in onda, preferisce usare la sua postazione satellitare allestita a lato della piazza. Nel pomeriggio è la volta del servizio da piazza di Spagna, ma il collegamento viene ripristinato solo quando Papa Francesco è già rientrato in Vaticano e alla fine il giornalista è costretto a raccontare l’evento al telefono.

Quando si tratta del Santo Padre Newscore pare aver bisogno di un miracolo. Pochi mesi prima, a fine settembre del 2015, una troupe doveva recarsi all’aeroporto di Ciampino per trasmettere il rientro del Pontefice dal viaggio apostolico che lo portò a Cuba e negli Stati Uniti. Purtroppo la metropolitana di Roma quel giorno era fuori uso, le strade congestionate, insomma c’era traffico ha fatto sapere Newscore a Rai, e così sono arrivati a Ciampino quando Papa Francesco se n’era già andato.

I giornalisti comunicano il loro disagio ai dirigenti, segnalano il ripetersi dei disservizi, si offrono persino di fare un training al personale Newscore pur di andare in onda, ma le penali previste da contratto vengono applicate appena due volte.

Nell’audit si mette in evidenza come l’affidamento sia dato in base al criterio del ‘prezzo più basso’, “meno efficace rispetto alla natura del servizio da affidare”. Del resto il capitolato tecnico “è risultato generico nella descrizione”, tanto da non capire nemmeno se la troupe aggiuntiva “sia riferibile all’esigenza di disporre di due segnali (troupe) in contemporanea”. E dire che l’appalto era per un servizio ad alto contenuto tecnologico.

Peggio “tra il capitolato e il disciplinare di gara ci sono differenze rispetto ai tempi in cui l’aggiudicatario avrebbe dovuto disporre delle capacità tecniche e professionali”, comprese le autorizzazioni per l’uso delle frequenze da parte del ministero dello Sviluppo Economico: per il capitolato dovevano essere presenti al momento della presentazione dei documenti di gara, per il disciplinare dopo quattro mesi dall’aggiudicazione.

Altro elemento che mette in allerta Cariola è quello delle percentuali di sconto dei sette concorrenti alla gara.
Newscore si aggiudica l’appalto con il 29,9 per cento di ribasso. A partecipare, con un ribasso di solo 1 punto percentuale, c’è anche la Di.Bi. Technology di David Biancifiori, l’imprenditore che si era accaparrato l’appalto da 400mila euro per le luci del Festival di Sanremo ed era sempre in prima fila nelle gare Rai. Lo stesso che è finito in carcere per tangenti lo scorso dicembre.

Le parole del Gip Balestrieri nell’ordinanza di sospensione dall’esercizio di un pubblico servizio nei confronti dei funzionari Rai nella vicenda Biancifiori non lasciano dubbi: “Il sistema degli appalti è strutturato in modo tale che solo le aziende che pagano le tangenti a funzionari Rai possono aggiudicarsi gli appalti”.

[[(article) Calcio, le prove del patto 
segreto sui diritti tv]]Secondo l’accusa, con un giro di false fatture, Biancifiori avrebbe messo in piedi un sistema buono per ottenere appalti in cambio di pianoforti, biglietti aerei, vacanze in resort a cinque stelle e assunzioni di parenti e amici di funzionari Rai, La7, Mediaset e Infront, la società advisor della Lega di serie A per i diritti televisivi, multata dall’Antitrust per 66 milioni di euro, insieme ai principali operatori televisivi nel mercato della pay-tv e alla Lega Calcio. Tra loro avevano fatto un patto: mettersi d’accordo invece di farsi concorrenza.

E così, di fronte all’esiguo ribasso di Biancifiori, il rapporto dell’audit sottolinea come si sarebbe dovuto “verificare queste offerte anomale con uno scarto così significativo”. La Rai si è dotata persino un disciplinare per questo. Che importa se le ammonizioni, le censure e le raccomandazioni del 2014 vengono ripetute parola per parola nel 2016. A quanto pare fare audit resta un esercizio di stile.

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