giovedì 26 maggio 2016

Francia. Protesta contro Jobs act in Francia si estende alle centrali nucleari. Usate riserve strategiche, polizia sblocca raffineria.

Il governo di Manuel Valls ha ribadito che non ritirerà il Jobs Act, ma le proteste per la riforma del lavoro stanno mettendo in seria difficoltà la Francia.

 Il conflitto sociale si aggrava di giorno in giorno, con la protesta che punta al blocco del settore energetico e dei trasporti. Dopo le raffinerie, adesso potrebbe arrivare il turno delle centrali nucleari. La potente federazione del settore, Cgt-Energie, ha deciso di alzare il tiro e lanciare un appello al personale di Edf per complicare ulteriormente la situazione dell'approvvigionamento energetico, in particolare domani, giornata di mobilitazione in tutto il Paese. La situazione è tesa, la penuria di carburante, dopo Nantes, Rennes e Le Havre, si avverte anche a Parigi. Francis Duseux, presidente dell'Unione industrie petrolifere, ha ammesso che da due giorni sono intaccati gli stock di riserva.

"È adesso che si gioca la sorte del progetto di legge sul lavoro, quindi è adesso che bisogna agire", ha argomentato Marie-Claire Cailletaud, portavoce della federazione Cgt-Energie, citata da Le Figaro. "Lanciamo un appello affinché il personale partecipi al movimento e faremo aumentare la pressione, sia attraverso abbassamenti di corrente che con tagli della rete". Stamattina sei raffinerie, sulle otto esistenti, lavorano al rallentatore o sono ferme, in particolare quelle di Total. I depositi di carburante di Douchy-Les-Mine, nel nord della Francia, sono stati sgomberati dalle forze dell'ordine, mentre si moltiplicano le notizie di furti di carburante direttamente dai serbatoi delle automobili, in particolare nei grandi parcheggi.
Il segretario di Stato ai Trasporti, Alain Vidalies, ha riconosciuto che il 20% delle stazioni di servizio francesi è in "difficoltà" di rifornimenti. A Brest, esponenti di Force Ouvrière, partito di estrema sinistra, e militanti del movimento Nuit Debout, bloccavano l'accesso al deposito di carburante della città, con la polizia pronta a intervenire.
Il personale di due fra i principali porti francesi, quello di Marsiglia e quello di Le Havre, si prepara oggi ad unirsi al movimento di protesta. Se questi terminali dovessero essere bloccati (dove arriva circa il 40% delle importazioni di greggio francesi) "nel giro di cinque o sei giorni non ci sarà più carburante negli aeroporti parigini", ha messo in guardia il sindaco di Le Havre, Edouard Philippe. Sul fronte dei trasporti aerei, il 15% dei voli dovrebbe essere annullato domani dall'aeroporto di Parigi Orly, dove i sindacati dell'aviazione civile minacciano di incrociare le braccia dal 3 al 5 giugno. E potrebbero scendere in sciopero anche gli autisti della metro e i macchinisti delle ferrovie. Uno scenario tanto più preoccupante alla vigilia degli europei di calcio, a partire dal 10 giugno.
Il presidente Francois Hollande ha definito inaccettabili le proteste volute da una "minoranza" mentre il premier Manuel Valls ha escluso il ritiro delle riforma del lavoro e ha anticipato il ricorso alla forza per sgomberare le raffinerie occupate. "In Francia come in Italia le riforme sono necessarie ma le situazioni non sono paragonabili né a livello di calendario né di contesto politico. L'unica cosa che abbiamo davvero in comune è la volontà di riformare mantenendo un'attenzione particolare alla giustizia sociale", dice in un'intervista a Repubblica la ministra dell'Istruzione francese Najat Vallaud-Belkacem. "Chi organizza movimenti di protesta che scatenano violenze ha un'evidente responsabilità", spiega la ministra, attaccando il ruolo della Cgt, principale sindacato francese, durissimo contro la 'Loi Travail'.
Philippe Martinez, il leader della Cgt, denuncia quello che lui definisce il "ricatto" di Total. Ieri il numero uno di Total, Patrick Pouyann, ha detto che la sua compagnia dovrà "seriamente rivedere" i suoi investimenti per il blocco di cinque sue raffinerie in Francia, deciso dai sindacati nella battaglia contro la riforma del lavoro. "Ogni volta - dice Martinez - è lo stesso ricatto. È scandaloso - aggiunge - far ricorso ogni volta a questo pretesto. I salari vogliono degli investimenti, lo vogliono delle condizioni di lavoro degne della nostra epoca".

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