mercoledì 22 giugno 2016

Mafia Capitale, superteste ritratta in aula: senza protezione il clan di Carminati mi uccide.

I carabinieri del Ros chiedono al trafficante romano Roberto Grilli, se si sente minacciato dagli uomini del Cecato. E lui risponde: «ll mio profilo basso mi ha garantito di stare in vita a Roma. Adesso, se dovessi testimoniare durerò due settimane...».

Mafia Capitale, superteste ritratta in aula: senza protezione il clan di Carminati mi uccide L'Espresso di Lirio Abbate
 
Teme di essere ucciso per le accuse che ha rivolto a Massimo Carminati perché nessuno lo protegge. E per questo vuole fare marcia indietro. Ritrattare tutto davanti ai giudici del tribunale che sta processando i componenti del clan del Cecato nell'aula bunker di Rebibbia. Lui è Roberto Grilli, un super testimone, lo skipper romano che ha contribuito a scoperchiare i retroscena di «mafia Capitale», arrestato sulla sua barca con 500 chili di cocaina a bordo, parla delle azioni criminali del Cecato che insieme al suo braccio destro, Riccardo Brugia, anche lui sotto processo, hanno sempre avuto «a portata di mano» pistole, mitragliatori e fucili.

I carabinieri del Ros chiedono a Grilli se ha ricevuto minacce direttamente o indirettamente da Carminati e lui risponde: «No. Ma non serve. Io so di chi stiamo parlando. Il mio profilo basso fino adesso mi ha garantito di stare in vita a Roma. Adesso, dopo questa cosa (la scelta di farlo testimoniare in aula ndr), non so' più garantito con nulla. Se dovessi testimoniare durerò due settimane...». Grilli, lei sente che c'è questo rischio per la sua vita? «Stiamo a parlà de Carminati, e questo rischio lo sento da un anno e mezzo. Non prendetemi in giro».
Roberto Grilli ha detto agli investigatori durante le indagini di essere stato contattato da un personaggio di estrema destra, che gli avrebbe chiesto una somma di denaro per andare a Napoli a procurarsi «una mitraglietta e due automatiche», come richiesto da Brugia. Perché il clan del Cecato ha tante armi ancora a disposizione. Grilli ha raccontato tanti risvolti dal chiaro sapore mafioso attribuito a Carminati. Ma il super testimone denuncia di non essere mai stato protetto, di non essere stato mai sottoposto al programma di protezione, quello che le procure richiedono e assegnano ai pentiti di mafia, ai testimoni di giustizia a chiunque collabori con gli investigatori e sono ritenuti attendibili e in pericolo di vita.

La svolta è arrivata oggi. Con la scoperta di quanto è avvenuto. E di come il clan di Carminati, Cecato compreso, fa ancora paura a Roma.

Grilli è stato chiamato a deporre in aula. L'ex skipper è arrivato, è salito sul pretorio e ha preso posto a viso aperto sulla sedia riservata ai testi. E qui ha iniziato a fare retromarcia. Ha sostenuto di aver amplificato le accuse nei confronti di Carminati perché indotto dal precedente difensore che gli sarebbe stato imposto da altri. Ha dunque inizialmente ritrattato i contenuti di un importante verbale di interrogatorio del 17 dicembre 2014 in cui accusa espressamente il Cecato di aver avuto un ruolo anche in traffici di droga.

Alla fine della prima parte dell'esame arriva il colpo di scena della procura. I pm Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini hanno chiesto e ottenuto, dopo un vivace scontro con la difesa Carminati, l'acquisizione di una annotazione di polizia giudiziaria che spiega l'atteggiamento di Grilli. I carabinieri del Ros di Roma hanno registrato una conversazione avuta nelle scorse settimane con il testimone, nel momento in cui gli hanno notificato la citazione a comparire davanti al tribunale, e qui hanno ricevuto le confidenze del trafficante, in cui spiega la paura a deporre e il timore di ritorsioni.

«Sono stato trattato in maniera vergognosa» dice Grilli ai carabinieri del Ros, «dopo mafia capitale ho perso il lavoro, la salute. Avevo chiesto protezione per non correre rischi». E invece Grilli dice di essere stato lasciato solo. «Adesso devo confermare le mie dichiarazioni pe' famme sparà, se non confermo le mie dichiarazioni posso avere falsa testimonianza, mi faccio quattro anni...». Spiega agli investigatori il timore di essere ucciso dopo aver confermato in aula le accuse a Carminati: «Dopo questa botta data da me che magari è l'ultimo chiodo pe' attaccà Carminati perché fino adesso... robetta, io che faccio, poi torno sulle strade di Roma e gironzolo, in questo modo “duro 'na settimana...”».

Il verbale prodotto dai pm ha acceso la discussione fra alcuni difensori, in particolare dell'avvocato Bruno Naso, legale di Massimo Carminati. Il penalista ha contestato l'annotazione dei carabinieri, che è stata invece difesa dall'avvocato di parte civile Giulio Vasaturo. Per questo motivo Naso, davanti ai giudici, ha sbottato urlando contro il collega: «Stai zitto perché ti prendo a schiaffi».

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