lunedì 20 giugno 2016

Regeni, i genitori all’Ue: “Isolare Egitto. Basta parole, governo italiano agisca”.

Pubblichiamo le dichiarazioni della signora Regeni di fronte alle istituzioni europee, in cui chiede a tutti i paesi che ne fanno parte di dare luogo immediatamente a sanzioni morali, diplomatiche e commerciali contro il regime torturatore e assassino del generale Al Sisi. Il testo e il video integrale di tali dichiarazioni non sono purtroppo disponibili, se lo saranno li pubblicheremo immediatamente. Appoggiamo le richieste della famiglia Regeni toto corde e nella loro interezza, i governi europei, e quello italiano per primo, devono dimostrare che le frasi di solidarietà e indignazione fin qui elargite alla famiglia Regeni per il crimine del regime militare egiziano (che crimini analoghi compie quotidianamente contro i suoi cittadini) non sono pura ipocrisia. Anche i mezzi di comunicazione hanno ormai abbassato la guardia, e anzi si vanno moltiplicando indecenti articoli che sotto le accattivanti vesti del "realismo politico" invitano il governo italiano a mettere gli affari davanti ai diritti umani e alla dignità nazionale. Una volta di più, è alla coerenza democratica dei cittadini che una solidarietà autentica con la famiglia Regeni va affidata, perché  il crimine compiuto dal regime di Al Sisi non finisca impunito come tanti altri (pfd'a).


 
micromega
"Non ho capito se l'Italia è ancora amica o no dell'Egitto: non si uccidono i figli degli amici", ha detto Paola, la madre di Giulio Regeni, parlando alla commissione Diritti Umani del Parlamento di Bruxelles. I genitori di Giulio hanno chiesto che all'Italia e all'Europa di aumentare la pressione sull'Egitto per avere un'indagine trasparente sulla morte del figlio. E per farlo gli stati membri devono richiamare gli ambasciatori e dichiarare l'Egitto paese non sicuro.

"Noi anche oggi – ha aggiunto Paola – siamo genitori erranti nelle istituzioni per chiedere verità. Giulio, in qualità di cittadino europeo, doveva essere tra voi, nelle istituzioni Ue, e invece siamo noi qui a parlare di lui. Abbiamo una documentazione di 266 foto di cosa è successo a Giulio: una vera enciclopedia delle torture in Egitto. Abbiamo anche 225 pagine di relazione sull'autopsia. Non vorremmo mai arrivare a mostrare quelle foto, vorrebbe dire che avremmo toccato il fondo. Tutti mi dicono - prosegue la signora Paola - 'dove erano i governi?' Io penso che i governi sapevano e dovevano avvisare la gente, gli studenti che ancora vanno in Egitto, un paese considerato ancora sicuro per il turismo".

Paola Regeni sottolinea i depistaggi emersi nelle ore successive alla tragedia e osserva di non essere soddisfatta della situazione attuale. "Sentiamo un vuoto e chiediamo di fare pressioni sull'Egitto. L'Italia e l'Europa devono fare delle scelte perché quello che è successo a Giulio può accadere a chiunque". Paola Regeni ribadisce che dall'Egitto non sta venendo alcuna collaborazione. "Finora abbiamo solo carta straccia, false testimonianze. Ora chiediamo una forte pressione dell'Europa nei confronti del Cairo". "Chiediamo al nostro governo di essere più esplicito: sappiamo che c'è un nuovo ambasciatore, non si capisce quando andrà. Tutti mi chiedono cosa fa il governo, cosa fa l'Unione europea io dico: basta commemorazioni, ora azioni".

Claudio Regeni, il padre di Giulio, ha ringraziato il Parlamento europeo per l'approvazione della risoluzione: "Ora è importante che l'Egitto senta una forte pressione dall'Europa e da tutti i suoi Stati membri pur di ottenere una investigazione trasparente. Chiedo che gli Stati membri richiamino i propri ambasciatori, dichiarino l'Egitto un Paese non sicuro, sospendano gli accordi sull'invio di armi, di interforze per lo spionaggio o la repressione interna, sospendano gli accordi economici, facciano un monitoraggio dei processi contro attivisti, militanti, avvocati e giornalisti che si battono per la libertà in Egitto e offrano protezione e collaborazione, anche con l'offerta di visti, a chi può offrire notizie alla procura di Roma".

(19 giugno 2016)

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