martedì 23 agosto 2016

Unione sovietica, per undici paesi dell'ex-Urss si stava meglio prima

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Secondo un sondaggio di Sputnik.Opinions, «la maggioranza degli abitanti dei Paesi dell’ex Unione Sovietica di età oltre i 35 anni stimano che il livello di vita nell’Urss fosse più elevato che dopo il suo crollo». Il sondaggio è stato realizzato in 11 Paesi dell’ex Unione Sovietica dal Centro panrusso di studi dell’opinione pubblica (VTsIOM), M-Vector, Ipsos, Expert Fikri e Qafqaz su richiesta dell’agenzia di informazione e radio Sputnik dal 4 luglio al 15 agosto 2016 ha coinvolto 12.645 persone.
Nella Russia di Putin, che ha mantenuto molti dei simboli e degli atteggiamenti autoritari dell’Urss ma non i suo stato sociale, il 64% delle persone che ha vissuto in epoca sovietica considera il livello di vita nell’Urss più elevato di quello attuale. Perfino il 60% degli ucraini, il cui governo è apertamente anticomunista, anti-sovietico e anti-russo, dicono che nell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche si viveva molto meglio di ora. Quelli che hanno più nostalgia dello Stato sociale comunista sono gli armeni (71%) e i loro vicini-nemici dell’Azerbaigian, due Paesi divisi dal conflitto per il Nagorno Karabakh, dalla religione (cristiani gli armeni e musulmani gli azeri) e dall’energia, ma uniti nella nostalgia per i bei tempi dell’Urss, anche perché la qualità della loro democrazia non è aumentata di molto – soprattutto in Azerbaigian – dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Solo in Tagikistan e Uzbekistan la maggioranza della popolazione pensa che la qualità della vita nel loro Paese sia considerevolmente aumentata dopo la fine dell’Urss. Infatti, in questi problematici Paesi chi ha più di 35 anni pensa che per nell’attuale situazione di caos e pseudo-democrazia si stia meglio che ai tempi del comunismo: la pensano così il 55% dei tagiki (contro il 39% di nostalgici dell’Urss) e ben il 91% degli uzbeki (con solo il 4% che rimpiange lo Stato sovietico), ma in questi due Paesi giocano probabilmente motivazioni etniche e religiose già presenti in epoca comunista che sono molto più deboli negli altri Stati dell’ex Urss dell’Asia centrale, rimasti alleati di ferro di Mosca.
Il ricordo dell’Unione Sovietica sembra invece sbiadito nelle giovani generazioni: i giovani tra i 18 e i 24 anni, nati dopo la caduta dell’Urss pensano che la qualità della vita sia migliorata dopo il crollo del comunismo. E’ di questa opinione il 63% dei giovani russi, il 48% degli armeni e dei Kirghisi, il 56% dei kazaki, il 57% dei bielorussi, il 79% dei georgiani, il 60% degli ucraini, il 68% degli azeri, l’84% dei tagiki e degli uzbeki.
Una convinzione che non deriva spesso da un miglioramento “democratico” rispetto al regime sovietico, visto che molti di questi giovani post-sovietici vivono in Paesi che sono Stati autoritari, finte democrazie o vere e proprie dittature.
La nostalgia dell’Urss era già stata confermata ad aprile da un altro sondaggio VTsIOM, secondo il quale i due terzi dei russi volevano ripristinare l’Unione Sovietica, ma più che come entità politica l’Urss manca loro per cose molto concrete: la protezione dell’infanzia, le vittorie sportive, la mancanza di traffico automobilistico e i picnic in città, il cinema sovietico, le ragazze “senza grilli per la testa”, i prodotti sovietici sempre scarsi ma ora tornati di moda, l’architettura sovietica, il lavoro agricolo estivo per gli studenti, le grandi manifestazioni di massa pacifiche, i vecchi abiti russi spazzati via dagli ambiti jeans occidentali.
Più che nostalgia per il comunismo sembra nostalgia per la sicurezza, l’unità e la tradizione di un mondo che non c’è più, quando l’Unione Sovietica si spartiva il pianeta con gli Usa.

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