martedì 27 settembre 2016

Classe dirigente. Rimborsi elettorali, Di Pietro condannato a pagare più di 2 milioni di euro al movimento di Occhetto e Chiesa

Rimborsi elettorali, Di Pietro condannato a pagare più di 2 milioni di euro al movimento di Occhetto e ChiesaL'ex pm aveva incassato indebitamente nel 2004, tramite un'associazione parallela, anche la quota di finanziamenti pubblici destinati al gruppo politico "Il Cantiere", alleato dell'Idv alle europee di quell'anno. Il legale: "Chiederemo i danni anche alla Camera".

ROMA - Al termine di una serie di ricorsi incrociati, il Tribunale di Roma ha appena emesso un decreto ingiuntivo che condanna Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, alleato dell’Idv alle Europee del 2004.

Il “Cantiere” – questo il nome del gruppo politico del quale faceva parte anche il giornalista Elio Veltri – avrebbe dovuto ricevere poco più di 5 milioni di euro, ma non percepì nemmeno un centesimo di quei fondi pubblici. Che furono incassati da un’entità parallela rispetto al partito dell’ex pm, e cioè dall’Associazione Italia dei Valori, composta dallo stesso Di Pietro, sua moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera Silvana Mura. La Camera ha però sborsato finanziamenti a un soggetto giuridico che per legge non aveva nessun titolo per incassarli, poiché non era né un partito né un movimento politico. Di Pietro – che in quella tornata elettorale fu eletto eurodeputato assieme a Chiesa – è quindi chiamato ora a risarcire personalmente, in quanto socio del sodalizio a tre, con la metà dell’importo originario l’associazione di Chiesa, che di fatto è ancora esistente.



"A prescindere dalle dinamiche interne tra politici – aggiunge l’avvocato Francesco Paola che ha difeso Occhetto e Chiesa e ha scritto a quatto mani con Elio Veltri il libro “I soldi dei partiti” – questa vicenda mette in evidenza la scandalosa noncuranza con cui l’ufficio di Presidenza della Camera ha gestito i rimborsi elettorali, senza fare nessun controllo e pregiudicando inevitabilmente i naturali equilibri politici. Se quei soldi fossero arrivati nelle mani giuste, oggi il gruppo di Giulietto Chiesa sarebbe sicuramente in Parlamento".

La decisione del tribunale di Roma non ha precedenti e introduce elementi forti sulla tutela dei diritti di partecipazione politica in Italia. Da parte sua Chiesa si augura che si possa mettere la parola fine a una querelle che si trascina da una decina d’anni: "Sono stato totalmente privato – spiega l’ex eurodeputato – del contributo che la legge e la Costituzione mi garantivano per proseguire la mia attività politica, che è stata gravemente lesionata. L’epilogo di questa vicenda è una vittoria della legge".

Il gruppo di Chiesa e il suo avvocato non si fermeranno: "Chiederemo anche i danni alla Camera- annuncia Paola - che deve assumersi la piena responsabilità come ente pagatore di fondi erogati indebitamente".

Da parte sua Di Pietro preferisce non commentare la notizia: "Non faccio dichiarazioni, mi dispiace", ci ha risposto al telefono.

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