martedì 27 settembre 2016

Il secolo dei rifugiati ambientali. Diritto all’acqua e profughi idrici.


Intervento al convegno internazionale “il secolo dei Rifugiati ambientali” tenutosi a Milano il 24/9/2016.

Il secolo dei rifugiati ambientali. Diritto all’acqua e profughi idriciEmilio Molinari

Parlerò di alcune cause della emigrazione che stanno a monte del grande problema dell’accoglienza.
Da qualche decennio sono persona di movimento poco attento ai tecnicismi istituzionali. Più portata a rivolgere la conoscenza fuori dagli addetti ai lavori, ma rivolto al popolo democratico per renderlo attivo.
Condizione indispensabile per muovere qualcosa.
    Comincerei con il problema di dire la verità
-      L’emigrazione è inarrestabile.
-      è tutt’uno con la tragedia ambientale.
-      Il rischio di esserne travolti, è incombente.

Se questa è la verità, mi chiedo: è in cima ai nostri pensieri?
E chi lo dice ai lavoratori, ai pensionati, agli abitanti delle periferie?
Se è vero che la casa Comune è in pericolo, la minaccia incombente di una avanzata della destra, sta in questa verità e credo che non si affronti solo con l’antifascismo tradizionale.
Cambiano i paradigmi politici e culturali con cui ci alimentiamo. Cambiano le priorità, i linguaggi, i soggetti, le modalità con cui manifestiamo le opinioni.
Bisogna prima convincere per sconfiggere.

Senza idea alcuna, a New York, discutono come gestire 65 milioni di sfollati.  
…Soldi per tenere chiusi in discariche umane i profughi e promettere all’Africa di attrarre investimenti privati per la sua industrializzazione: in agricoltura intensiva, nella produzione elettrica e nell’industria estrattiva…esattamente il modello che la sta devastando e che ha messo in crisi il pianeta.
su questo terreno, tra l’altro, la Cina fa la parte del leone. Martedì 20 ha comprato una intera pagina del Corriere della Sera per presentare la sua leadership a svolgere tale compito nel Sud del Mondo e per rilanciare la crescita globale.”

Nessuno più nega la Verità.
Sui mutamenti climatici e il disastro idrico
Il rapporto dell’ONU “Acqua per un mondo sostenibile” dice:
“ Entro 15 anni la domanda di acqua aumenterà del 55%, nel 2030 la disponibilità coprirà solo il 60%… nel Sud dell’Asia meno del 50%, e continua ….proseguire sulla strada del business sta portando il mondo sull’orlo di un crollo del sistema socio economico.”


Intanto 1 miliardo di persone sono ancora senza acqua potabile e
2 miliardi e mezzo  sono privi di servizi igienici. Questa condizione centrerà qualcosa con i profughi?
E concretizzare il diritto umano all’acqua con azioni concrete e un protocollo mondiale sarà pure una risposta fattibile all’emigrazione. 
Nel 2015 il World Economic Forum ha affermato
La nostra preoccupazione è stata quella economica, dal 2015 la crisi idrica sarà l’elemento di maggior impatto.
Ma il più chiaro  di tutti per il suo cinismo resta il:
Il rapporto del Pentagono nel 2004.
-      le prossime guerre saranno combattute per questioni di sopravvivenza. Nei prossimi 20 anni diventerà evidente un “calo significativo” dalla capacità del pianeta di sostenere l’attuale popolazione.
-      Milioni di persone moriranno per guerre e per fame fino a ridurre la popolazione della terra ad una quantità sostenibile
-      Le zone ricche come USA e Europa diventeranno “fortezze virtuali per impedire l’ingresso di milioni di migranti scacciati dalle terre sommerse o non più in grado di coltivare per mancanza di acqua. Le ondate di profughi sulle barche creeranno problemi significativi.
-      Le sommosse e i conflitti spaccheranno l’Africa e l’India.
-      I governi che non sapranno garantire le risorse fondamentali,
i servizi essenziali e difendere i propri confini, sono destinati a ad essere travolti dal caos e dal terrorismo.
Nel 2011 la CIA aggiunge: 8 fiumi saranno origine di conflitti:
Il Nilo. Minacciato dalla diga Rinascita in Etiopia.
L’Egitto è una polveriera di 90 milioni di abitanti, 50% meno di 20 anni
che produce profughi e raccoglie profughi .
Il Tigri e Eufrate ( Kurdi, la Siria e la siccità, la diga di Musul)
Il Giordano
I fiumi dell’altopiano del Tibet: Mekong ( Indocina)
l’Indo, Bramaputra, ( India e Bangladesh) Irrawaddi ( Birmania)
l’Amu Darya (Kasakistan) 
Tutti in crisi per i mutamenti climatici e sottoposti al controllo della Cina. 

Maude Barlow raporteur all’ONU per il diritto all’acqua, parla di suicidio idrico Africano.
La quantità di acqua necessaria in Africa per coltivare i terreni acquistati da stranieri e multinazionali nel 2009, è due volte il volume usato nei 4 anni precedenti in tutta l’Africa.
Se l’accaparramento delle terre e dell’acqua continua al ritmo attuale, la richiesta di acqua supererà le scorte Africane di acqua rinnovabile.


E continua:
Dighe, miniere, piantagioni, autostrade, complessi industriali e resort turistici, costringono ogni anno 10 milioni di persone a spostarsi. I privati così assumono il controllo dell’acqua che dava da vivere a intere popolazioni.
Solo le dighe hanno generato nei decenni passati 80 milioni di profughi.
E come li chiamiamo: Profughi Economici?

Anche gli imbottigliamenti provocano profughi.
50 miliardi di litri di acqua vengono imbottigliati ogni giorno dalle multinazionali e la sola Coca Cola ne imbottiglia 5 miliardi svuotando falde di mezzo mondo…In India basta leggere Vandana Shiva.

E l’industria turistica? Pensate:
Un Campo da golf in Africa consuma quanto una città di 6000 abitanti.
Andate alla Kibera di Nairobi? Al fianco di questa mostruosa bidonville senza acqua, c’è un bellissimo campo di Golf irrigato e protetto da guardie armate.
In Kenya in un resident 5 stelle, sono previsti 3000 litri di acqua per camera. Mentre agli abitanti 90 litri per famiglia.
Al Goa Resort: 1700 litri di acqua per persona al giorno e agli abitanti 14 litri di acqua al giorno.
Un esempio tra dighe, fiori, urbanizzazione in Etiopia e Kenya.
Una rosa su 4 venduta in Europa viene da questi due paesi
Nel Kenia sul Lago Navascia – In Etiopia sul Lago Ziway.
Le loro acque si abbassano paurosamente e si avvelenano.
Sui due laghi abitavano centinaia di migliaia di persone: Contadini, pescatori, allevatori. Oggi vi lavorano 130 mila schiave, donne pagate 1 euro al giorno.
Producono 24 milioni di tonnellate di rose al giorno.
200 boccioli al m2 pompati di fertilizzanti.
Un business che si avvale di aiuti dalla Banca Mondiale, di agevolazioni nei dazi da parte della UE. Tutto nelle mani di Multinazionali Olandesi e Israeliane. L’Olanda si avvale della cooperazione internazionale.

Le dighe in Etiopia.
La diga Rinascita, sul Nilo costruita dalla italiana Salini. Così come è targata Salini la diga sul fiume Omo che metterà in crisi interi popoli indigeni in Etiopia e il Lago Turkana in Kenia. Orgoglio italiano, così definisce Renzi queste dighe. Formerà un bacino che bloccherà tanta acqua pari a una volta e mezzo il flusso annuo del Nilo e caccerà uomini e donne e animali. Inoltre la zona confina con la terra degli Oromo dove con la repressione dell’esercito si stanno cacciando gli abitanti per far posto a nuove urbanizzazioni e industrializzazioni.
Ricordate il marciatore olimpico Feysa Lilesa che a Rio tagliò il traguardo facendo il segno delle mani legate? Ci ricordava proprio questo!

Intanto permettetemi alcune considerazioni
I ceti popolari imbarbariscono e vanno a destra.
Vero…ma parliamo di noi, occidentali democratici e di sinistra.
Ostentiamo: felicità, laicità, libertà di satira, diritto a non aver limiti ai nostri desideri.
Siamo sinceri:
Il grande messaggio universale del Papa  viene ignorato. Il Vaticano sarà in ritardo sulle unioni civili, l’eutanasia, l’adozione del figlio del partner ecc. Ma il mondo corre verso il disastro globale e la nostra indifferenza si chiama: Sindrome del Titanic.
Pensate:
Appena eletto un sindaco democratico non pensa minimamente a ripubblicizzare l’acqua, (referendum). Apre subito uno sportello per le unioni civili e siamo tutti contenti.

Chiamati a manifestare per l’ambiente o contro il TTIP ci muoviamo in centinaia, ad una manifestazione per nuovi desideri individuali, corriamo in 100 mila.
C’è qualcosa di malato nella indifferenza per i destini della Casa Comune e il dolore di milioni di persone.

Mi chiedo se possiamo fare qualcosa?
Si. Prima di tutto riducendo la frammentarietà del nostro impegno. Ci sono decine di movimenti in atto in tutto il mondo e migliaia di buone pratiche comunitarie e mutualistiche tese a dimostrare che si può vivere altrimenti: in agricoltura nel lavoro, tra le donne, in Chapas o alla Rimaflor, nel parco Sud ecc…Ma vanno inserite in una cornice unitaria che produca sinergie.
La politica va incalzata quando parla di aiutarli a casa loro, pretendendo che si faccia qualche cosa in tal senso anche qui..a Milano in Italia e in Europa
Voglio fare alcuni esempi:
Confrontiamo i problemi di cui stiamo parlando in questo convegno, con l’idea peregrina del governo, di cambiare la Costituzione per eliminare 200 senatori.
E’ una miseria politica. Per di  più pericolosa per la democrazia
Noi diciamo un sacrosanto NO.
E diciamo: dobbiamo difendere la Costituzione…però rischiamo di sembrare quelli che non vogliono “cambiare”.
Invece penso che si possa cambiare: certo con tutto il parlamento, con il consenso popolare e parlandone, per mettere nella Costituzione le nuove realtà: quella degli immigrati, del diritto all’acqua e alla terra e per metterci i nostri doveri verso il resto del mondo.

Abbiamo a Milano una nuova giunta più o meno di sinistra.
Dovremmo chiedergli di attivarsi verso altri municipi nel mondo per il diritto all’acqua, per cominciare a tracciare la strada per un Protocollo Mondiale su tale diritto, cosa da tempo avviato dal Contratto Mondiale sull’acqua e dalle reti mondiali dell’acqua.
E Milano dovrebbe essere sede di questo movimento.
Perché non chiedere di dedicare una seduta di Consiglio agli argomenti di cui stiamo parlando oggi?
-      chiedere che le aziende pubbliche municipali ripubblicizzate europee con le loro conoscenze promuovano in sinergia progetti di potabilizzazione dell’acqua e assicurino servizi igienici nel sud del Mondo, senza profitti e senza privati.
-      tentare di fermare  il disastro delle dighe partendo da Milano dove ha sede la Salini e in Europa, sede di altre multinazionali.
Concludo con un:
Ricordate? Un tempo il femminismo diceva: non ci basta il pane vogliamo anche le rose. Forse oggi le compagne ( ma tutti noi) dovrebbero mettere nella loro agenda, anche il dolore delle donne e della Terra, che c’è dentro ad ogni rosa che un profugo del Bangladesh ci prega di comprare.

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