sabato 27 maggio 2017

Boom della moneta alternativa, in 125 negozi a Genova si paga solo con gli “Scec”

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IL PORTAFOGLIO si può lasciare a casa. Nel nuovo negozio “Solo Scec” gli euro non sono ammessi. Non è una questione di prezzo ma l’ultima ricetta anticrisi. A prima vista sembrano le banconote del Monopoli, biglietti stampati, grandi e colorati . «In realtà si tratta di una “moneta alternativa” che fino a oggi serviva per pagare prodotti a prezzo ridotto nei piccoli negozi di quartiere, una specie di buono sconto– spiega Luana Ciambellini, presidente di Arcipelago Scec Liguria mentre mostra le banconote multicolor- Ma ora permetterà di acquistare generi alimentari e prestazioni senza sborsare un euro. E’ il primo esperimento di questo tipo in tutta Italia».
Nelle vetrine del nuovo negozio in via dei Giustiniani ci sono borse, caffettiere e orologi ma nei prossimi mesi in vendita si potranno trovare anche frutta e verdura. «Un chilo di pomodori per uno Scec, due per tre cestini di fragole, dal produttore al consumatore ma senza tirar fuori il portafoglio – racconta Andrea Pescino, responsabile dell’Asso- ciazione “Comitato4valli” che ha realizzato un orto collettivo sopra l’Ikea di Bolzaneto, primo fornitore del negozio - Gli Scec che otterremo dalla vendita li rimetteremo in circolo per nuovi acquisti. E’ un circuito senza fine».
Non solo. Nel piccolo negozio del Centro storico c’è spazio anche per la Banca delle Competenze: chi decide di mettere a disposizioni le proprie abilità manuali, come riparare una lavatrice o cucire l’orlo dei pantaloni, sarà pagato esclusivamente con le grandi banconote colorate.
E dove si trovano? Il meccanismo è semplice. Basta registrarsi al sito o passare al punto Scec nello spazio coworking Common Lab per ricevere gratuitamente 100 Scec (in pratica 100 euro, in versione cartacea o virtuale, da spendere non solo al negozio ufficiale ma anche negli altri centri convenzionati).
A Genova 125 negozi, tra librerie, bar e alimentari hanno già aderito ad ”Arcipelago Scec”, l’associazione no profit nata nel 2008 che si è diffusa a macchia d’olio in tutta Italia e oggi conta circa 4mila attività. Una vera e propria rete commerciale per aumentare il potere di acquisto, fidelizzare i clienti e provare a rimettere in moto il mercato messo in ginocchio dalla crisi. Una parte si paga in euro, il resto in Scec. «Siamo partiti dai piccoli commercianti di quartiere, che non possono certo reggere la concorrenza della grande distribuzione ma non sono destinati a sparire. Devono solo trovare formule nuove per riportare i clienti in bottega - ricorda Luana Ciambellini – Poi, pian piano, si sono aggiunti anche liberi professionisti: dentisti, avvocati e commercialisti che accettano il pagamento in Scec per una parte delle loro parcelle, di solito dal 10 al 30 per cento. Non è sicuramente la soluzione alla crisi ma un aiuto concreto, un metodo alternativo a costo zero». Un baratto del terzo millennio rivolto soprattutto ai giovani che possono gestire il “conto Scec” direttamente dal pc ma che coinvolge anche chi non utilizza il computer. Alcuni negozianti si sono trasformati in “punti Scec” e i clienti più anziani si rivolgono direttamente a loro per entrare nel circuito e mettere da parte dubbi e perplessità iniziali. Per i commercianti i costi sono ridotti. Si paga una quota associativa di 10 euro l’anno. ** NON E' PIU' RICHIESTA **

Oggi il nuovo negozio permette di fare un altro passo avanti. Non solo acquisti esclusivamente in Scec ma si possono recuperare nuove banconote mettendo in vendita oggetti che non si usano più o condividendo le proprie competenze. «Stiamo cercando di coinvolgere i genovesi con nuove iniziative – rilancia Andrea Pescina – Prendete l’esperienza dell’orto collettivo. Abbiamo già ricevuto trecento adesioni per venire a lavorare la terra. Chi partecipa entra direttamente nel circuito Scec. Frutta e verdura saranno venduti con questo sistema anche nella zona di Bolzaneto, ci stiamo attrezzando per l'estate. Un punto di partenza per un progetto sulla carta ben più ampio, speriamo che altre realtà seguano il nostro esempio. Le porte del negozio sono aperte a tutti».

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