giovedì 11 maggio 2017

Monete come armi: le AM-Lire nel Sud

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Le responsabilità fondamentali dell’euro nell’attuale crisi economica sono volutamente nascoste e alterate dalla grancassa della propaganda ufficiale, nonostante emergano in maniera crescente le prove, i documenti, le analisi, che evidenziano l’insostenibilità della valuta unica. La moneta, nel caso europeo, non svolge soltanto un naturale compito economico, bensì è stata concepita e strutturata in maniera tale da divenire un formidabile strumento politico in mano ai burocrati di Bruxelles, in grado di distruggere ogni residua forma di sovranità e giustizia sociale nel continente. Tutto ciò non è una novità: nell’immensa danza macabra che fu la Seconda Guerra Mondiale, il nostro Paese visse tragicamente in prima persona gli effetti devastanti d’una moneta imposta e distruttrice, l’AM-Lira.

Stampate in America a partire dal luglio 1942, furono introdotte nei territori del Sud  occupati dopo lo Sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943, in tagli da 1,2,5,10,50,100,500 e 1000, senza minimamente curarsi della situazione monetaria italiana dell’epoca. Al 1943 nel Regno circolavano 90 miliardi di lire in denaro contante, mentre  l’inflazione era tenuta tenacemente sotto controllo dal Regime fascista, che al contempo si premurava di perseguitare il mercato clandestino delle merci (la famosa borsa nera). Il potere d’acquisto della lira s’era quindi mantenuto costante grazie al calmieramento dei beni di prima necessità.


Le AM-Lire furono diffuse senza alcun criterio: sostituite d’ufficio alle Lire Italiane, vennero immesse nel Sud in quantità mostruose (oltre 167 miliardi in due anni nel territorio del solo Regno del Sud), provocando una crescita abnorme del costo della vita. La linea Gotica, che divise la Penisola in due, limitò gli effetti di questa enorme sciagura al martoriato Meridione, caduto in uno stato di miseria, degrado, asservimento, disperazione, veramente tragico. Per ottenere AM-Lire, bisognava necessariamente commerciare con i soldati yankee, con conseguenze vergognose, efficacemente descritte da Curzio Malaparte  nel romanzo “La Pelle”  “Non avrei mai creduto che la fame potesse giungere a tanto… se oggi a Napoli si vendono bambini…  si vedono uomini che offrono mogli, figlie, sorelle alle truppe americane… normali padri di famiglia che si trasformano in contrabbandieri, spacciatori, rapinatori”

Il dominio angloamericano comportò, come si sa, la resurrezione delle mafie insieme al diffondersi del malaffare, della malavita, della corruzione, uniche vie di fuga per un popolo vinto, affamato e umiliato. Alla fine del 1944, nel Regno del Sud occupato dagli Alleati, il carovita aveva avuto un aumento di oltre il 400 per cento rispetto al 1942. Nella RSI, invece, la lira era rimasta in vigore nonostante la volontà tedesca di imporre i Marchi d’Occupazione, con la conseguenza che il potere d’acquisto e l’economia degli italiani del nord era enormemente superiore rispetto agli sventurati connazionali del Mezzogiorno, tanto che, alla fine delle ostilità in Italia, la Repubblica Sociale poteva vantare un attivo di bilancio di oltre 20 miliardi, grazie all’opera del sistema bancario e del Ministro delle Finanze Giampietro.

Alla conclusione del conflitto, le AM Lire continuarono a circolare utilizzate a fianco della valuta italiana. Furono infine ritirate definitivamente nel 1950, a spese della neonata Repubblica, che dovette coprire il valore del contante ritirato con l’emissione di titoli di Stato, aumentando il debito pubblico nazionale. Le AM Lire contribuirono enormemente ad allargare lo svantaggio del Sud nei confronti delle regioni settentrionali del Paese: l’iperinflazione del 43-45 terminò l’opera distruttrice che i bombardamenti e la guerra avevano iniziato, segnando per sempre l’Italia del Sud, dimostrando, ancora una volta, l’importanza primaria della sovranità monetaria in una Nazione indipendente.

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