giovedì 22 giugno 2017

Mafia. "'Ndrangheta ovunque". La relazione della direzione nazionale antimafia.

"Radicata nelle istituzioni". La relazione di Franco Roberti. Calano i foreign fighters, continua la ricerca di Messina Denaro


Radicata ovunque, anche nelle istituzioni. L'ndrangheta è "presente in tutti i settori nevralgici della politica, dell'amministrazione pubblica e dell'economia, creando le condizioni per un arricchimento, non più solo attraverso le tradizionali attività illecite del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni, ma anche intercettando, attraverso prestanome o imprenditori di riferimento, importanti flussi economici pubblici ad ogni livello, comunale, regionale, statale ed europeo". E' uno dei passaggi chiave della relazione di Franco Roberti procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo nella relazione annuale della Dna.
La 'ndrangheta "è presente in quasi tutte le regioni italiane nonché in vari Stati, non solo europei, ma anche in America - negli Stati Uniti e in Canada - ed in Australia. Continuano, poi, ad essere sempre solidi, i rapporti con le organizzazioni criminali del centro/sud America con riferimento alla gestione del traffico internazionale degli stupefacenti, in primis la cocaina, affare criminale in cui la ndrangheta continua mantenere una posizione di assoluta supremazia in tutta Europa", afferma la Relazione.

In particolare, nel nord Italia, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Toscana "sono territori in cui l'organizzazione criminale reinveste i cospicui proventi della propria variegata attività criminosa, nel settore immobiliare o attraverso operatori economici, talvolta veri e propri prestanome di esponenti apicali delle diverse famiglie calabresi, talaltra in stretti rapporti con esse, al punto da mettere la propria impresa al servizio delle stesse". Piemonte e Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna ed Umbria, "sono regioni in cui, invece, vari sodalizi di ndrangheta hanno ormai realizzato una presenza stabile e preponderante, talvolta soppiantando altre organizzazioni criminali - così come avvenuto, per esempio, in Piemonte con le famiglie catanesi di Cosa Nostra - ma spesso in sinergia o, comunque, con accordi di non belligeranza, con le stesse, fenomeno riscontrato in Lombardia ed Emilia Romagna, ove sono attivi anche gruppi riconducibili alla Camorra o a Cosa Nostra".
"Attenta riflessione - secondo la Relazione della Dna - merita soprattutto la figura di Paolo Romeo, ritenuto il vero e proprio motore dell'associazione segreta emersa nel procedimento Fata Morgana e delineatasi con le indagini Reghion e Mammasantissima, dimostratasi in grado di condizionare l'agire delle istituzioni locali, finendo con il piegarle ai propri desiderata, convergenti, ovviamente, con gli interessi più generali della ndrangheta". Soggetto che, spiega la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, "le diverse indagini hanno delineato quale appartenente al mondo massonico e, al contempo, uomo di vertice dell'associazione criminale, dei cui interessi è portatore, nel mondo imprenditoriale ed in quello politico, ruolo svolto con accanto personaggi che sono sostanzialmente gli stessi quantomeno dal 2002, dunque da circa 15 anni, senza dimenticare i suoi antichi e dunque ben solidi rapporti con la destra estrema ed eversiva, nel cui contesto, versa la fine degli anni 70, ebbe modo di occuparsi della latitanza di Franco Freda, imputato a Catanzaro nel processo per la strage di piazza Fontana". "All'interno di questa cabina di regia criminale - si legge ancora nella Relazione - è stato gestito il potere, quello vero, quello reale, quello che decide chi, in un certo contesto territoriale, diventerà sindaco, consigliere o assessore comunale, consigliere o assessore regionale e addirittura parlamentare nazionale od europeo. Sono stati, invero, il Romeo ed il De Stefano a pianificare, fin nei minimi dettagli, l'ascesa politica di Alberto Sarra, consigliere regionale nel 2002 - subentrando a Giuseppe Scopelliti, fatto eleggere Sindaco di Reggio Calabria".
MAFIE - Parlando in generale delle mafie Roberti sottolinea che "l'uso stabile e continuo del metodo corruttivo-collusivo da parte delle associazioni mafiose, determina di fatto l'acquisizione (ma forse sarebbe meglio dire, l'acquisto) in capo alle mafie stesse, dei poteri dell'Autorità Pubblica che governa il settore amministrativo ed economico che viene infiltrato. Con l'utilizzazione del metodo collusivo-corruttivo, le mafie si avvalgono sempre della forza d'intimidazione e dell' assoggettamento ma per ottenere il risultato, non usano direttamente della propria forza, ma - con risultati analoghi e generando un totale assoggettamento - quella di altri e cioè dei Pubblici Ufficiali a busta paga".
TERRORISMO - "Nel periodo esaminato si è verificato in modo significativo l'arretramento territoriale del cosiddetto Stato islamico in più scenari, e si è quindi registrata una parallela minore capacità di espansione territoriale. Questa mutata realtà ha direttamente inciso sul fenomeno dei foreign fighters, con una contrazione del numero delle partenze" scrive ancora il procuratore.
CATTURARE MESSINA DENARO - "Ancora si sottrae alla cattura Matteo Messina Denaro, storico latitante, capo indiscusso delle famiglie mafiose del trapanese, che estende la propria influenza ben al di là dei territori indicati. Il suo arresto non può che costituire una priorità assoluta". La Dna ritiene che, nella "situazione di difficoltà di "Cosa Nostra", il venir meno anche di questo punto di riferimento, potrebbe costituire, anche in termini simbolici, così importanti in questi luoghi, un danno enorme per l'organizzazione".

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