lunedì 12 febbraio 2018

Liste bloccate, c’era una volta la democrazia.

Cosa succede quando un elettore non può esprimere una preferenza per un candidato?
 
 
Anzitutto viene meno il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti, ricordando pure che la libertà di scelta dei propri rappresentanti costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare.
Ecco da dove nasce la disaffezione nei riguardi della politica, senza destare meraviglia alcuna. 
Quando l'idea che la politica possa rappresentare una valida alternativa alla "professione", cresce la paura di perdere la "poltrona-professione". 
Quindi, l'elettore viene visto come un datore di lavoro che esercitando il diritto al voto è in grado, in qualche modo, d'incrementare la disoccupazione e buttare nella costernazione coloro che hanno sempre interpretato la politica come un mestiere.
Ma la giustificazione è pronta: la preferenza favorisce il voto di scambio. Allora aboliamola e lasciamo decidere al segretario di un partito chi deve essere eletto o meno; un potere immenso in mano a quest'ultimo in grado di decidere listini bloccati e candidati. 
Questa si chiama democrazia? 
Un solo cittadino ha il potere di eleggere tanti rappresentanti senza che quest'ultimi ricevano il gradimento di chicchessia.

Della politica proveniente dal basso non vi è più traccia, meglio relegare l'elettore a un ruolo marginale, tanto alla fine il conto di una cattiva gestione amministrativa lo pagherà sempre lui. L'evoluzione rileva un appannamento sempre più marcato del rapporto elettori-eletti, provocando deresponsabilizzazione da parte dei secondi. Un processo pericoloso, se si pensa che oggi l'eletto deve confrontarsi con un mondo che assegna al fattore lavoro ruoli sempre più marginali.
L'evoluzione tecnologica spinge verso una mutazione del modello di civilizzazione e verso una prospettiva nel quale solo una minoranza d'individui sarà utile ai processi di produzione e dunque utile a una società fondata sulla redditività. Pertanto l'impegno dell'eletto dovrebbe essere ancora più forte, se si pensa ai processi di mondializzazione, dove la potenza dei mercati finanziari e il potere delle multinazionali restringono i poteri d'intervento dei singoli Stati-Nazione.
Forse bisogna assumere la consapevolezza che i governanti hanno preferito i modelli attuali, con i loro processi di ineguaglianza, perché la logica della solidarietà non è politicamente redditizia?

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