Alex Corlazzoli Maestro e giornalista
L’allievo di Danilo Dolci, degno ereditario della maieutica, finalmente metterà una pietra su un modello di insegnamento che dovrebbe essere destinato solo a far parte dei ricordi.
“La scuola italiana – spiega Novara – ha un problema che si perde nella notte dei tempi. Questo problema non riguarda l’architettura tradizionale del sistema scolastico, i cosiddetti cicli d’istruzione, né la distribuzione delle materie nel curriculo. Non è l’abbandono scolastico o i voti numerici e neppure la formazione degli insegnanti e il sistema di valutazione. È in realtà un vizio di forma, legato alla storia della scuola in Italia, e a tutto quell’insieme di idee, convinzioni e credenze, quelli che si definiscono gli “elementi impliciti”, su come si trasmettono i contenuti dell’insegnamento.
Il problema della scuola italiana nasce da un equivoco, profondamente radicato e pervasivo, che ha un nome preciso: lezione frontale”.
Eppure il primo atto rivoluzionario di un insegnate oggi è proprio quello di cambiare il suo modo di fare lezione.
“Oggi – spiega Novara – siamo passati dal manoscritto al tablet, ma il sistema resta sostanzialmente lo stesso: l’assunto che muove comunque ancora gran parte della didattica della scuola italiana è che per far imparare qualcosa a qualcuno, e quindi per insegnare, il metodo più scontato, lineare e apparentemente efficace sia quello di utilizzare il sistema della lettura di un testo associata a una spiegazione”.
Gli esempi non mancano: dalla scuola senza zaino, alla flipnet alla quale Maurizio Maglioni ha dedicato per la Erickson il suo recente Capovolgiamo la scuola ma il problema resta chiarire che idea abbiamo di apprendimento.
Si può apprendere da soli? Quanto conta la motricità nell’apprendimento?
Chi insegna all’insegnante come far apprendere?
Che ruolo ha il docente oggi in aula?
Finalmente sabato diremo un bel “vaffa” alla lezione frontale.
E forse sarà l’inizio di una nuova era. Forse.
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