mercoledì 11 aprile 2018

"Take shelter or flee".

"L'attacco si farà di sicuro, non è chiaro ancora con che impatto". Un militare Nato con carriera nella intelligence spiega: "Dipende se vanno in modalità deconflict".


"Take shelter or flee". "Fuggite o riparatevi". Questo avvertimento, emesso novanta minuti prima di un bombardamento per permettere agli uomini di evacuare, frase simbolo di una pratica fra nemici che si chiama "deconfliction", potrebbe essere l'unica possibilità di evitare conseguenze irreparabili a un attacco in Siria che porta allo scontro diretto, pericoloso e che ormai sembra inevitabile, fra Stati Uniti con al fianco alcuni paesi europei, e la Russia.
Ci sarà, non ci sarà, e che tipo di intervento sarà? Di che gravità, con quali conseguenze? Domande si accumulano, in queste ore alla vigilia dell'annunciato intervento americano in Siria. Negli ambienti militari Nato, si ragiona sullo scenario che si va sviluppando con una obbligata prudenza densa di se e ma, e un altrettanto obbligato senso della gravità del momento.
"L'intervento si farà di sicuro. Non è chiaro ancora con che impatto".
Laddove la modalità è l'esile spazio che divide una operazione tutto sommato efficace, ma limitata, da una operazione che può diventare la miccia di un conflitto la cui ampiezza nessuno vuole davvero misurare al momento.
Un militare con carriera nella intelligence fa ipotesi e cerca di mettere in chiaro punti di linguaggio e metodologie. "Quello che è certo è che entrambe le parti" (e per parti qui si intendono soprattutto Russi e Americani) stanno lavorando al loro livello di preparazione. In questi casi gli obiettivi già sono fissati, ma la messa in moto dipende da quando questa preparazione può terminare".
Di solito si calcola un periodo di 48 ore dall'annuncio, quindi la scadenza è vicina. "Sì lo spazio di inizio può essere calcolato in qualsiasi momento da stanotte o domani".
Il lasso di tempo che abbiamo davanti non è di poco conto, dice il militare: "E' in corso una discussione che verte sulla natura dell'attacco chimico in Siria. La Russia sostiene che si tratti di fake news. Ma la polemica indica che rimane aperto un canale fra le parti, e il tempo che c'è in mezzo ancora è utile".
Utile soprattutto per raggiungere un accordo, si spera, sulle modalità come si diceva, di questo attacco. "Che può essere un atto distruttivo o contenuto negli esiti finali. Dipende". E da cosa? " Da se vanno in modalità deconflict".
"Un termine", spiega ancora la nostra fonte, " che nel gergo militare identifica un accordo, o meglio una pratica di rapporto, fra parti avverse, mirata a ridurre il rischio di collisioni accidentali fra aerei, mezzi militari, o anche evitare che alcuni attacchi abbiano conseguenze più gravi di quel che si può o vuole ottenere. Insomma, i nemici si avvertono in maniera da evitare ad esempio di disturbare in aree troppo delicate, o evitare spargimento di sangue. In questo caso e' dirimente evitare morti Russi. Se ci fosse ci sarebbe un sicuro innalzamento dello scontro".
La speranza è fondata su un precedente, che ha a che fare proprio con la Siria, Trump e i Russi. Nell'Aprile del 2017, il Presidente Trump insediatosi alla Casa Bianca solo a Gennaio, diede ordine di attaccare in Siria, per un identico caso di uso di armi chimiche, sulla città di Idlib.
Obiettivo del bombardamento fu allora la base militare di al-Shayrat, controllata dalle forze di Assad, su cui arrivarono 59 missili americani Tomahawk. La base fu distrutta, ma era vuota. I missili erano stati anticipati da una telefonata "prolungata", con la Russia, come poi raccontarono fonti ufficiali al New York Times. Gli Americani sapevano che circa cento soldati russi si trovavano nella base . E venne così aperta una linea di consultazioni militari. Dopo la "prolungata" telefonata, gli Americani, alle 8,45 pm orario di Washington, diedero ai russi novanta minuti, un'ora e mezzo, per allontanarsi ed evitare il contatto "diretto" tra le forze militari di Mosca e i missili di Washington. Contatto che disse allora il capo della Commissione Esteri del Senato russo Kosachev, sarebbe "pericoloso in modo catastrofico". Né lo sarebbe meno ora.
La situazione intorno alla Siria è oggi molto diversa da anche solo un anno fa.
In Siria oggi ci sono preparazioni in attesa dell'attacco, fra cui evacuazioni propri di aeroporti e di basi militari. Non si sa quanto valga dunque oggi entrare in modalità "deconflict".
Anche l'America è in condizioni nuove. Allora Trump seguì l'attacco missilistico dalla Florida, nella sua tenuta a Mar-a-Lago, insieme al presidente cinese Xi Jinping, suo ospite. Oggi sarebbe improbabile quella visita e quello spettacolo con l'immensamente più potente Presidente Cinese, con cui oggi Trump conta più frizioni che cene. I rapporti con la Russia sono peggiorati da allora. E nell'insieme c'è un totale rovesciamento di relazioni di forza in Medioriente, con il conflitto fra Iran e Arabia Saudita sempre più pressante, così come quello fra Iran e Israele.
Si tratta infine, in questo caso, a differenza del passato, di un attacco che si profila con più protagonisti, e che dunque potrebbe durare non solo un giorno. Si ipotizzano più giorni. Nel qual caso sarebbe impegnata tutta l'alleanza Europea messa insieme da Trump. Incluso l'Italia, che ospita le basi americane da cui partono aerei per tutta l'area mediterranea.
E' uno scenario che la nostra fonte considera ancora con esitazione: "La verità è che tutti I militari sanno che non c'è nessun attacco che ha un piano sicurissimo. Quando si parte può succedere di tutto. Le cose sono sempre imprevedibili. Per questo la prudenza è sempre consigliata, anche dai militari".
Ma - e questa è la domanda più importante per tutti - se alla fine qualcosa di grave succedesse, se ci fossero vittime? "Possiamo contare su una rappresaglia in risposta. Potrebbe essere il fermo di americani, o francesi o inglesi, che operano su tutta l'area. In Siria, o anche in Kurdistan, o perché no in Libano. Avere ostaggi è sempre utile in guerra... Ma queste sono speculazioni. Non vogliamo davvero guardare dentro cosa potrebbe succedere, nel caso non prevalesse il buonsenso. Diciamo solo che lei avrebbe molto da scrivere, per lungo tempo".

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