Non vi sto invitando a fumarla. E neppure a coltivarla. Che ciascuno faccia pure come gli pare. Dico solo che l’economia mondiale e l’ambiente non possono più fare a meno delle materie prime alternative.
Osteggiata
dalle lobby proibizioniste, la canapa è indispensabile come coltura
alternativa a quelle tradizionali destinate all’alimentazione, che
rappresentano un mercato ormai saturo. Siccome mi piace studiare,
conoscere, sapere, ho fatto un “viaggio” nel mondo di una pianta
affascinante e dai mille usi. Un viaggio in quel Paese chiamato Italia,
che fino allo stop imposto dal Decreto Cossiga, era uno dei maggiori
produttori di canapa e, quindi, di fibra e di materiali utili per
produrre energia (che i cittadini pagano a caro prezzo) pannelli
assorbenti, corde, tende, vele… Ma cos’è la canapa? E’ una pianta a
fiore che, insieme al luppolo, completa la famiglia delle cannabinacee.
E’ originaria dell’Asia centrale e sacra per la gente hindu e fin dai
tempi più antichi, nelle sue tante varietà, era coltivata in tutto il
mondo. Fino al diffondersi delle lobby proibizioniste, quelle
aggregazioni di poteri occulti legati al petrolio, al mercato dei
farmaci e ai produttori di materiali edili.
I possibili impieghi. Di questa
pianta si usa praticamente tutto. E’ un po’ come il maiale, non si butta
via nulla. Il fusto della canapa, tanto per cominciare, costituisce
materia prima per la produzione di una carta resistente e duratura, di
fibre tessili, di fibre plastiche e di concimi naturali. In medicina,
umana e veterinaria, le foglie e i fiori di questa resistentissima
pianta possono essere utilizzati come antinfiammatori e antidolorifici.
Con la canapa, inoltre, si producono ottimi cosmetici, come creme e
saponi. Ma non solo. In teoria si potrebbero anche costruire automobili
di canapa. Basti pensare che la Ford nel 1923 aveva realizzato il
Modello T, un prototipo composto per il 60% di derivati dalla canapa.
Pensate che l’elenco degli impieghi della canapa si sia esaurito?
Errore. Grave errore. Anche molte case sono realizzate in gran parte con
derivati dalla cannabis: vernici, colle, mattoni, rivestimenti… Non
ultimi per importanza, i semi sono ricchissimi di acidi linoleici,
vitamine e amminoacidi essenziali e possono essere usati per la
spremitura di un olio ottimo da usare a tavola, ma valido anche come
combustibile. Tutte queste cose, una volta, erano note a tutti, ma poi,
con l’avvento del proibizionismo, si è diffusa una controcultura che
denuncia un uso di cannabis quasi esclusivamente ricreativo.
Tutte le sue qualità. In questi anni di grandi
preoccupazioni per l’ambiente tutti devono sapere che per
l’inquinamento, l’effetto serra e la distruzione delle foreste esistono
anche delle vere soluzioni e non solo dei palliativi. La canapa sta a
dimostrarlo. Con questa pianta, infatti, si potrebbero salvare ogni anno
centinaia di milioni di alberi, produrre ogni tipo di tessuti,
fabbricare carburanti, materie plastiche e vernici non inquinanti. Con i
semi della canapa si potrebbe colmare la carenza di proteine dei Paesi
in via di sviluppo. Salvare l’ambiente, produrre la carta in modo non
inquinante e senza sacrificare gli alberi, sostituire i prodotti chimici
del petrolio (migliorare i conti con l’estero e creare nuovi posti di
lavoro). La fibra della canapa è molto resistente e durevole e può
essere resa fine quanto si vuole. Può convenientemente sostituire le
fibre sintetiche ed il cotone, la cui coltivazione è molto inquinante.
Il legno, molto ricco di cellulosa, è un sottoprodotto a costo zero una
volta estratta la fibra. La canapa ne produce quattro volte di più
rispetto ad una uguale superficie di bosco. È possibile quindi
fabbricare senza inquinare una carta che dura centinaia di anni.CON LE FOGLIE ED I FIORI DI ALCUNE VARIETÀ DI CANAPA SI PRODUCE UNA DROGA CHE SI CHIAMA MARIJUANA, MA LE FOGLIE E I FIORI HANNO ANCHE INTERESSANTI PROPRIETA’ MEDICINALI
Dove va coltivata. La
pianta della canapa si può coltivare in pianura, al mare, in collina e
perfino in montagna fino ai mille e cinquecento metri di altezza sul
livello del mare. Praticamente la si potrebbe coltivare un po’
dappertutto. “Per poter germinare la pianta di canapa deve trovare un
terreno umido. Proprio per questo, nel Centro Sud si semina da metà
febbraio a metà marzo, mentre al Nord da metà marzo ai primi di aprile.
La pianta della canapa non teme neppure le gelate tardive. Quelle che
nel 99% dei casi fanno strage di molte piante. Per seminare, si
impiegano normali seminatrici da grano con distanza compresa tra i
quindici e i venti centimetri tra le file e disco adattato per la
canapa”, mi spiega Felice Giraudo, presidente del coordinamento
nazionale Assocanapa. Per colture da fibra tecnica si seminano cinquanta
chili per ettaro (in caso di destinazione tessile le densità sono
maggiori), per le colture da seme bastano venticinque chilogrammi per
ettaro. Attenzione, però: la canapa ama i terreni umidi, ma morirebbe
subito se si verificasse un ristagno di acqua.
Semina e raccolta. “Se seminata con
una buona tecnica, la canapa non richiede diserbo. Nei terreni ricchi di
azoto, la concimazione si rivela inutile, anche se il terreno è povero
di fosforo. La pianta resiste alla carenza di acqua più di tutte le
altre colture industriali. Nel 2003, nella stessa località, il mais non
irrigato è morto, mentre la canapa non irrigata ha prodotto il -30%”, mi
spiega ancora il numero uno di Assocanapa. Le varietà più adatte alla
produzione sono quelle italiane. Le varietà selezionate per i climi più
freddi, se piantate in Italia, vanno in prefioritura e di conseguenza
bloccano la crescita della pianta. “La canapa da fibra tecnica si
raccoglie a fine agosto. Si taglia con la falciatrice, si lascia in
campo per circa 40 giorni, per una prima macerazione, e poi si
rotoimballa. Oppure si lascia in campo fino a metà novembre e si
rotoimballa direttamente. Solo che così facendo si perde parte del
canapulo. La raccolta della canapa da seme avviene tra settembre e
ottobre. Si raccoglie con una mietitrebbia modificata. La canapa da
fibra tessile si raccoglie a luglio, prima che avvenga la fioritura. Si
taglia con un apposito macchinario e si rotoimballa con una pressa da
lino”. La canapa dà rese produttive elevate nei terreni delle pianure
alluvionali. Con le varietà italiane, la resa media in sostanza secca
sfiora i 130 quintali per ettaro (esistono record di 210 quintali per
ettaro).
Migliora i terreni. “La canapa
migliora i terreni – argomenta Giraudo -. Dopo la sua coltivazione sono
stati riscontrati consistenti incrementi delle produzioni di cereali e
ottime performance delle colture orticole”, riferisce il “numero uno” di
Assocanapa. A cosa sono dovuti questi miglioramenti che non sono frutto
di studi scientifici, bensì di sperimentazioni individuali? “Il
miglioramento è attribuito a diversi fattori. La canapa raggiunge con la
radice profondità notevoli dove preleva i nutrienti che in seguito,
spogliandosi delle foglie, in parte restituisce allo strato
superficiale. Un altro fattore è legato alla presenza, nella canapa, di
sostanze con proprietà battericide e insetticide. Senza dimenticare che
durante la fase vegetativa, queste piante trattengono notevoli quantità
di azoto prelevato dal terreno”. Ma si può coltivare? “La canapa in
Italia si può coltivare, a condizione che venga coltivata una varietà a
basso tenore di Thc, inferiore allo 0,2%. La si trova senza alcun
problema nel Registro europeo delle sementi. Deve essere seguita la
procedura stabilita dalla circolare numero 1 dell’8 maggio 2002 del
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Le piante di canapa sono
autodiserbanti e lasciano il campo ripulito dalle erbacce infestanti.
Non esistono motivi validi per cui bisognerebbe vietarne la
coltivazione. È una pianta come le altre”. Forse migliore.
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