giovedì 3 agosto 2017

Il Settantasette

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Risultati immagini per contestazione comunista 1977Il "Settantasette" è storicamente conosciuto come un nuovo episodio di quella grande "contestazione" giovanile che ebbe inizio nel 1968 e coinvolse, in prevalenza, il mondo studentesco. Rispetto a quello del 1968, tuttavia, il movimento che si affermò nove anni più tardi presentava alcune peculiarità sia in ordine alla composizione sociale dei suoi aderenti sia per quel che riguardava le espressioni culturali di cui esso si faceva portatore. In primo luogo, infatti, la contestazione che esplose alla fine degli anni Settanta fu un fenomeno tipicamente italiano, con pochi casi analoghi in Europa. In secondo luogo, il numero degli studenti che presero parte alle iniziative di protesta fu assai minore rispetto a quello degli avvenimenti sessantottini. In terzo luogo, il contesto politico, economico e sociale del biennio 1976/77 fu molto diverso da quello in cui era maturato il Sessantotto: a una negativa congiuntura economica internazionale (nel 1973 era esplosa una grave crisi energetica internazionale), infatti, corrispondeva un drammatico aumento della disoccupazione, soprattutto tra i giovani.
A questi ultimi, al termine dei propri studi, si apriva quindi uno scenario lavorativo senza sbocchi, che contribuì a far nascere una diffusa sensazione di emarginazione non solo rispetto al mondo produttivo, ma anche rispetto al sistema politico nel suo complesso. In tal senso, l’esperimento della cosiddetta "solidarietà nazionale", che in quei mesi la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano stavano tentando, sembrò a molti contestatori una riprova della chiusura dell’intero sistema dei partiti verso le istanze giovanili, chiusura che veniva esercitata anche dal PCI, la cui politica veniva ora accusata di essere moderata e per giunta consociativa.

Di fronte a uno scenario generale percepito in maniera così drammatica, i "ragazzi del Settantasette" tentarono di uscire dall’irrilevanza politica e sociale mediante la messa in atto di una dura contestazione nei confronti del sistema e attraverso l’elaborazione di una nuova "controcultura giovanile" estranea a qualsiasi rapporto con il mondo della produzione. Rispetto al Sessantotto, inoltre, il nuovo movimento si pose in aperta e irrimediabile rottura con il mondo della rappresentanza politica e sindacale, soprattutto con quello di tradizione operaia. Il segretario del PCI, Enrico Berlinguer, fu insieme ai leader sindacali il bersaglio principale dell’ala più oltranzista della contestazione, che rimproverava agli "eredi" del movimento operaio di non sostenere a sufficienza la causa dei giovani. L’episodio più clamoroso di tale "stato d’animo" fu l’aggressione nei confronti dell’allora segretario della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, Luciano Lama, messa in atto il 17 febbraio 1977 all’Università di Roma.
Più in generale, il movimento del Settantasette fu assai composito, e in esso confluirono diversi gruppi alla ricerca ciascuno di una propria individualità. Tra questi gruppi, tuttavia, era rintracciabile un dato comune, e cioè l’assoluta estraneità dei giovani rispetto ai modelli politici vigenti, che  si tradusse in una ricerca estenuante di nuovi schemi e percorsi culturali alternativi alla società. Rispetto al Sessantotto, quindi, il discorso dei giovani contestatori della seconda metà degli anni Settanta sfuggiva alle tradizionali forme di mediazione politica per privilegiare l’azione sul piano strettamente culturale, alla ricerca di nuovi spazi di libertà e di affermazione contro i modelli sociali dominanti e le ideologie tradizionali. Tipico il caso del movimento Punk, che rifiutava ogni confronto con le istituzioni politiche e sociali, per lanciare una forma di antagonismo culturale che si poneva fuori dalla società. Un’altra componente importante della contestazione del 1977 fu quella dei cosiddetti "Indiani metropolitani", un gruppo libertario  che agiva sul campo della provocazione e della dissacrazione per affermare la propria soggettività.
Per quanto riguarda il variegato arco degli "esperimenti culturali" che videro la luce in questi mesi, di una certa importanza furono le cosiddette "radio libere", che ebbero grande diffusione su tutto il territorio nazionale fin dal 1976, e che furono il mezzo di elaborazione di nuovi linguaggi e forme di comunicazione. Degno di nota, in particolare, fu il caso di "Radio Alice", l’emittente della contestazione bolognese, una delle prime radio libere d’Italia. Significativa fu la figura dei "cronisti a gettone": persone comuni che dalla strada telefonavano alle radio per contribuire all’informazione su determinati avvenimenti. Particolarmente vivace, poi, fu la sperimentazione nel campo delle arti grafiche, e in particolare nel fumetto. Si affermò, così, una leva di importanti disegnatori (come Andrea Pazienza) di storie che raccontavano la difficile vita metropolitana dei giovani, mentre nel campo della satira conobbero un periodo di grande fortuna riviste come "Frigidaire" e "Il Male".
Tutti questi fermenti di carattere culturale, tuttavia, si confusero ben presto nel clima generale di una durissima contestazione, che nella primavera del 1977 degenerò, in alcuni grandi centri urbani, in veri e propri scontri armati di piazza tra giovani estremisti e forze dell’ordine. A Bologna, Roma e Milano, in particolare, i gruppi più radicali del movimento, tra cui quello di "Autonomia operaia", misero tristemente in pratica le loro teorizzazioni sulla necessità della lotta armata e dell’esproprio proletario come unica risposta al "connubio" politico DC-PCI. Il simbolo di tale deriva estremistica fu la tristemente nota pistola P38, invocata dagli autonomi nello slogan "attento poliziotto, è arrivata la compagna P38". A dare una sorta di giustificazione teorica alle posizioni radicali degli autonomi contribuì anche un manifesto firmato nel luglio 1977 da alcuni prestigiosi intellettuali francesi (Jean-Paul Sartre, Roland Barthes, Michel Foucault), che denunciò la repressione in atto in Italia "sui militanti operai" a opera dell’inedita alleanza DC-PCI. Al di là di tali vagheggiamenti teorici, che ebbero scarsissima presa sulla grande maggioranza dell’opinione pubblica italiana, le rivendicazioni radicali degli autonomi trovarono in alcuni casi uno sbocco nella vera e propria lotta armata, e nell’area estremista del movimento il terrorismo rosso (in particolare le "Brigate Rosse") riuscì a reclutare un certo numero di elementi.
Come era avvenuto nel 1968, anche nel 1977 la contestazione, dopo una fiammata di alcuni mesi, si esaurì in breve tempo, a partire dall’autunno di quello stesso anno. In linea generale, essa lasciò gradualmente spazio a un diffuso riflusso nel privato, segnando il venir meno della militanza di massa come valore fondante dell’esperienza di vita di moltissimi giovani. Diverso, invece, fu il caso di una parte dell’ala radicale del movimento, che abbracciò la causa del terrorismo armato segnando in maniera tragica gli avvenimenti nazionali dei mesi successivi.

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