martedì 19 dicembre 2017

Potere al popolo, il fronte anticapitalista e l’unità dei comunisti

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Potere al popolo, il fronte anticapitalista e l’unità dei comunistiIl percorso nato al Teatro Italia su iniziativa dei compagni di Je so’ pazzo, ad oggi denominato “Potere al popolo” ha sparigliato le carte del litigioso e confuso mondo della sinistra, incidendo in particolare sulle vie intraprese dalle organizzazioni ad impostazione marxista.
I giovani e capaci militanti napoletani, coadiuvati dalle loro “articolazioni territoriali”, tra tutti i Clash city workers di Roma, inserendosi nello spazio lasciato libero dalle macerie del Brancaccio, sono riusciti a creare le condizioni per la nascita di un progetto coerente e ben delineato che, differentemente da molti precedenti tentativi fatti a sinistra, ha legami solidi e ben visibili con la classe lavoratrice e proletaria, con i precari, i disoccupati, gli occupanti, gli sfruttati, i licenziati… e più in generale con chi subisce la crisi generata dal capitale.
Molti lavoratori impegnati come avanguardie nelle diverse vertenze sono stati immediatamente coinvolti: da quelli di Almaviva, a quelli di Sky, agli autisti di Atac, ai metalmeccanici delle acciaierie di Terni, ai lavoratori autoconvocati della scuola e tanti altri ancora…

Le loro lotte, le loro rivendicazioni, le loro parole d’ordine, costituiscono sostanzialmente il nucleo pulsante del programma minimo di fase di cui il progetto si sta dotando attraverso il confronto e la discussione nelle assemblee: dalla cancellazione di riforme filo-padronali come il pacchetto Treu, la Fornero, il Jobs act, la Buona scuola, al contrasto a privatizzazioni ed esternalizzazioni, al ripristino dell’art.18 dello statuto dei lavoratori, alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Ma anche il contrasto ai trattati europei ed al pareggio di bilancio in Costituzione, da cui derivano le politiche di austerità.
Nel neonato percorso, che verrà ulteriormente definito e lanciato nell’assemblea nazionale di domenica 17 dicembre, sono state naturalmente coinvolte anche diverse formazioni marxiste del paese, tra cui il PRC, Sinistra Anticapitalista e il fronte Eurostop di cui fanno parte PCI, Rete dei Comunisti, Fronte Popolare, Genova City Strike ed altre organizzazioni… formazioni per le quali “Potere al popolo” può diventare un importante opportunità di revisione, rinnovamento e miglioramento dell’attività sin qui svolta!

L’abbandono di uno spazio ambiguo come il Brancaccio, imploso per l’arroganza di soggetti e forze politiche che negli anni hanno avuto pesantissime responsabilità nel varo delle peggiori leggi antioperaie, è una vera e propria boccata di ossigeno per il PRC che ha oggi la possibilità di dare una vera svolta al proprio percorso. La netta contrarietà a qualsiasi ipotesi di ricostruzione del centrosinistra, sancita negli ultimi congressi di Rifondazione, non poteva infatti essere compatibile con un’alleanza con personaggi come D’Alema o Bersani, responsabili di guerre, privatizzazioni, modifiche nefaste della Costituzione e tutto ciò che la sinistra oggi deve contrastare.
Un'incompatibilità che a lungo è stata denunciata dalla stessa minoranza del PRC e che era causa di grandissime tensioni interne. La scelta da parte di MDP, Sinistra Italiana e Possibile di costruire una formazione politica autonoma è perciò una grande opportunità per i comunisti di rifondazione, che oggi, con spirito più unitario, si apprestano a dar gambe ed organizzazione al percorso antiliberista ed anticapitalista di “Potere al popolo”.
E per le altre formazioni comuniste presenti l’opportunità non è meno importante.
Sinistra Anticapitalista ha evitato il rischio di partecipare ad un’operazione minoritaria con PCL e SCR, che molto difficilmente avrebbe potuto incidere… e non solo per la grande difficoltà di raccogliere le firme utili per presentarsi autonomamente alle elezioni.
All’interno del fronte Eurostop, in particolare la Rete dei comunisti/Carovana delle periferie/USB, difficilmente avrebbero partecipato ad un’operazione elettorale, senza avere però la possibilità, come in passato, di scommettere politicamente su M5S (ormai chiaramente schierato su posizioni anticlassiste, antisindacali, questurine e razziste).
Potere al popolo ha quindi tolto le castagne dal fuoco ad una sinistra di classe che tra errori e paure per anni ha fatto fatica a trovare la strada e l’unità, ma che adesso può provare realmente a fare un passo in avanti, costruendo assieme alle avanguardie dei lavoratori ed ai movimenti di lotta uno strumento ed un punto di riferimento realmente utile alla classe lavoratrice.
Un passo in avanti che deve necessariamente passare per un atteggiamento diverso dal passato nei confronti del percorso appena iniziato, con particolare riferimento alla discussione ed alla creazione delle liste…
Iniziare un viaggio di questo tipo operando col manuale Cencelli per scegliere i candidati della lista, con tutte le tensioni e le lotte interne connesse con queste pratiche distruttive, sarebbe un grosso errore… Come già detto ampiamente dai compagni promotori, ma anche da molti compagni di base delle realtà organizzate aderenti, i candidati di Potere al popolo non potranno che essere delle avanguardie di lotta, ovvero i compagni più conosciuti delle vertenze e dei movimenti, siano essi legati al mondo del lavoro che ai territori (No Tav, No MOUS, acqua pubblica etc.) e che hanno tenuto vivo il conflitto in questo martoriato paese, vittima delle politiche neoliberiste.
Non serve una coalizione… ci vuole un fronte anticapitalista!
Inutile nasconderlo... nonostante l’entusiasmo suscitato, l’indiscussa necessità e le enormi potenzialità di questo progetto in embrione, la possibilità di far crescere in poco tempo i consensi, raggiungendo la soglia minima del 3% necessaria ad eleggere dei nostri rappresentanti in parlamento non sono alte.
I media oscureranno in ogni modo questo percorso; il cartello MDP-SI-Possibile guidato da Grasso, che si appresta nel prossimo periodo a sostituire politicamente il PD occupandone lo spazio politico, nonostante la presenza già citata di nemici di classe del calibro di D’Alema e Bersani, sui giornali ed in televisione verrà dipinto come l’unica alternativa a sinistra (!) e l’unica soluzione ai problemi dei lavoratori (!!). Sarà difficile far parlare di noi e raggiungere i cittadini potenzialmente interessati ad un’alternativa anticapitalista e nelle poche occasioni in cui si riuscirà ad apparire, potere al popolo verrà dipinto come il solito progetto estremista ed ininfluente.
Per non parlare degli attacchi che subiremo dalle organizzazioni marxiste che hanno purtroppo scelto di fare percorsi diversi dal nostro (il PC di Rizzo e il già citato cartello PCL-SCR), organizzazioni a cui non dovremo comunque, fino all’ultimo, chiudere le porte del percorso.
La difficile situazione contingente, il poco tempo a disposizione, le difficoltà di apparire sui media, gli attacchi che subiremo, devono portarci necessariamente a fare due considerazioni:innanzitutto occorrerà definire delle modalità alternative per fare la campagna elettorale. Conosciamo l’ostilità dei media mainstream verso chi propone un programma basato su lotta di classe ed alternativa di sistema. Sarà comunque utile già dalla settimana successiva all’assemblea del 17, convocare un iniziativa di presentazione della lista riservata alla stampa per iniziare ad esser presenti nel dibattito politico, ma la presenza televisiva (scarsa e osteggiata) non potrà che essere una minima parte del lavoro da fare. Sarà essenziale infatti fare buon uso della rete, della stampa on line vicina alle nostre posizioni (La Città Futura, Contro piano, Popoff e altri), dei social media e dei blog. Ma sarà anche centrale essere presenti nei territori, nelle vertenze, nelle piazze, insomma tra la nostra classe di riferimento. Per questo, il programma da portare avanti nelle prossime settimane dovrà necessariamente contenere iniziative di solidarietà a lotte e vertenze dei lavoratori, grandi e visibili manifestazioni su temi specifici ed importanti come pace e solidarietà internazionalista, lavoro e beni comuni, sit in e appuntamenti di piazza, con una presenza costante nei territori attraverso cui rendere visibile “potere al popolo”.
La seconda considerazione da fare credo sia realmente di importanza davvero centrale. Sappiamo che gli strumenti a nostra disposizione per farci conoscere non sono adatti, sappiamo che i media ci remano contro, sappiamo che il tempo a disposizione è insufficiente (si parla di elezioni già per 4 marzo) per cui difficilmente riusciremo a superare lo sbarramento. Ma sappiamo anche che questo paese, dalla grande tradizione comunista, ha oggi un bisogno estremo di avere un punto di riferimento politico sicuro e credibile, per i compagni e più in generale per chi si oppone in varie forme al sistema capitalista ed alle politiche neoliberiste. Per questo motivo è bene, sin da subito, mettere in chiaro che il progetto avviato non si fermerà dopo le elezioni, indipendentemente dal risultato elettorale raggiunto, e che l’obiettivo che ci si propone è quello di costruire un omogeneo “blocco sociale”, un “fronte antiliberista ed anticapitalista” alla sudamericana, composto da partiti comunisti ed anticapitalisti, movimenti, sindacati conflittuali, coordinamenti autoconvocati di lavoratori in lotta, riuniti attorno ad un unico obiettivo che si riassume nel programma minimo di fase in procinto di definizione.
Dal fronte anticapitalista all’unità dei comunisti
La possibilità di costruire un primo embrione di “Fronte antiliberista ed anticapitalista”, utile a riconnettere la sinistra di classe in un “blocco sociale” è un passo molto importante per tutti i compagni. Un passaggio realmente strategico che dovremo tentare di sfruttare nel modo migliore.
Il primo obiettivo che i comunisti devono quindi porsi in questa fase è quello di mettersi a disposizione di questo processo, convogliando in esso ogni forza disponibile, con entusiasmo e spirito unitario su “Potere al popolo”.
Parimenti, da comunisti, sappiamo che per governare le situazioni a venire, adottando di volta in volta la tattica giusta per raggiungere l’obiettivo strategico dell’alternativa di sistema, un Fronte antiliberista ed anticapitalista potrebbe non essere sufficiente… Lo strumento rivoluzionario, per l’alternativa di sistema è certamente il partito comunista, organizzazione composta per definizione dall’avanguardia cosciente della classe, organizzata e debitamente formata.
Nel momento storico attuale però tale organizzazione di fatto nel nostro paese non esiste; le avanguardie, o meglio ciò che di esse rimane, sono disperse in tante piccole organizzazioni di ispirazione marxista, ma anche nella cosiddetta diaspora comunista, disciolte nel movimento…
Molti sono i partiti ed i compagni, che nel tempo ed in questa fase in particolare, si sono misurati col tema dell’unità dei comunisti, ovvero con la necessità storica di unire i comunisti appartenenti alle diverse organizzazioni in un unico partito adeguato alla fase e molte riflessioni in merito sono state fatte proprio su questo giornale. Alcuni di questi partiti e di questi compagni interessati al tema dell’unità fanno oggi parte del processo di “Potere al popolo”, altri stanno percorrendo strade diverse...
Ma tra le riflessioni fatte ogni compagno ed ogni organizzazione, in merito all’unità dei comunisti, una è più che mai ricorrente: l’unità dei comunisti e la ricostruzione del partito non può e non deve avvenire con un processo “dall’alto”, con una fusione a freddo organizzata nelle stanze delle segreterie delle organizzazioni, senza un adeguato confronto, senza una fase di pratica comune tra i componenti e senza coinvolgere i militanti nel processo di costruzione; processo che andrebbe davvero realizzato partendo “dal basso” per evitare errori già commessi in passato...
In questo senso, la realizzazione di uno spazio politico comune a diversi partiti comunisti, la realizzazione di un Fronte anticapitalista legato ad un preciso blocco sociale, ad un programma minimo di fase basato sul contrasto netto alle politiche neoliberiste e delimitato da precisi paletti tra cui l’assoluta alternatività al centrosinistra ed ai suoi riferimenti europei (il PSE), può essere l’ambito nel quale, le organizzazioni comuniste possono iniziare ad incontrarsi, dialogare, confrontarsi sui temi, lavorare e lottare assieme.
In quest’ottica, non solo “Fronte” e “partito” non sono in contraddizione, ma la realizzazione del primo può essere un presupposto essenziale per la nascita e la crescita del secondo, per l’avvio di un processo di ricostruzione dal basso dell’unità dei comunisti, un processo unitario da realizzare e sviluppare attraverso la lotta comune ed il confronto quotidiano tra le organizzazioni ed i singoli compagni aderenti, nella realizzazione del programma minimo che caratterizza il Fronte, oggi rappresentato da “Potere al popolo”. E’ nel fronte infatti che sarà possibile agire insieme, lottando nelle vertenze sui territori e sui luoghi di lavoro, confrontando la teoria nella pratica del conflitto quotidiano. E’ nel fronte che si riconosceranno le avanguardie, che si formeranno i quadri del futuro partito, che si misurerà la serietà ed il livello di abnegazione e coerenza dei compagni e delle compagne di lotta.
In questo senso “Potere al popolo” è oggi un’opportunità realmente importante per tutti noi, comuniste e comuniste convinti della necessità del conflitto di classe, della costruzione di un coeso blocco sociale, dell’impegno per l’unità dei comunisti e la ricostruzione del nostro partito.
Facciamo crescere questo percorso dunque, con tutto l’entusiasmo e l’intelligenza di cui siamo capaci.
Al lavoro e alla lotta!

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