venerdì 26 gennaio 2018

Potere al Popolo, l’antidoto al razzismo e alla crisi della civiltà

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A fronte di un sistema politico italiano sostanzialmente bloccato da tempo e di una situazione mondiale che presenta inquietanti segni di degenerazione progressiva, l’esperienza di Potere al Popolo presenta elementi importanti di innovazione politica ed organizzativa, ponendo al centro dell’attenzione il tema dell’effettiva utilità delle istituzioni rappresentative. Queste ultime sono oggetto di un processo di svalorizzazione in tutto il mondo occidentale, per effetto di vari fenomeni, dal potere preponderante della finanza che si compra le istituzioni e quelli che ne fanno parte, alla crescente ignoranza e mancanza di autonomia dei parlamentari, alla mancata riforma democratica dei partiti, alla corruzione, alla compressione dei poteri del Parlamento da parte dell’esecutivo, allo svuotamento della politica mediante attribuzione del potere sostanziale a circuiti decisionali al di fuori di ogni controllo, come testualmente previsto ad esempio dagli Accordi di libero scambio già approvati o in corso di approvazione.

Si tratta di una crisi acuta ed epocale, che scatena forze di netta impronta fascista e riporta in auge ideologie razziste di cui si sperava di essersi liberati da tempo. Che dire quando Mussolini è oggetto di elogi, sia pure condizionati, da parte non solo del candidato di Fratelli d’Italia alla Regione Lazio, ma anche di un presidente di municipio piddino a Firenze, tale Sguanci? Mentre si moltiplicano anche le aggressioni fasciste, da ultimo una a Genova e una a Napoli al segretario di Rifondazione Comunista, occorre suonare l’allarme per la democrazia ferita e in pericolo, colpita non solo da fascisti e poteri forti, ma anche dall’assoluta vacuità di idee e iniziative di chi dovrebbe difenderla.
In tale situazione si moltiplicano i nemici del genere umano, definizione giustamente riferita dall’attore statunitense Sean Penn all’esecrando presidente Trump, autore in questi giorni di nuove esternazioni di stampo nettamente razzista, come quella che definisce vari Stati come “buchi di merda” (shitholes). La retorica razzista viene del resto ripresa anche da personaggi del mondo politico italiano, come il candidato leghista alla Regione Lombardia che lancia appelli alla difesa della “razza bianca”. Mentre il ministro dell’Interno piddino Marco Minniti si gloria a sproposito del calo degli sbarchi in Italia, suscitando le legittime critiche di chi non si rassegna ai campi di concentramento libici, con la loro triste realtà di torture e stupri, e all’aumento dei morti in mare che costituiscono il costo tremendo del “successo” ottenuto.
In una situazione del genere non è a rischio solo la democrazia, lo è anche l’umanità tout-court. Il Giornale si fa beffe degli avvocati che si impegnano sul tema dei diritti dei migranti, definendoli “talebani”, preparando così il terreno a nuove aggressioni della teppa fascista.
Per difendere la democrazia e l’umanità non è sufficiente lanciare lamenti. Occorre mobilitare coloro che subiscono i costi veri della crisi e delle politiche padronali e governative, per investire anche il terreno elettorale che non può essere lasciato a partiti oramai squalificati od espressione di cricche di potere, ovvero ad alternative immaginarie, come quella dei Cinquestelle. Occorre insomma una controffensiva popolare e democratica.
E’ questo il senso della proposta di Potere al popolo, sigla sotto la quale si stanno svolgendo in tutto il Paese centinaia di assemblee. L’obiettivo è partecipare alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, ma non si ferma certo a questa data. L’ambizione è quella di dare auto-rappresentazione ai settori sociali, l’immensa maggioranza della popolazione italiana, che hanno tutto l’interesse a una totale e radicale alternativa politica, anche se a volte ancora non lo sanno. Spiegarglielo e farglielo capire costituisce il nucleo dell’unico programma oggi possibile ed auspicabile per la salvezza e il rinnovamento dell’Italia.

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