lunedì 8 luglio 2013

Lazio. Stop del Tar ai rifiuti fuori Roma

  Il tribunale boccia i due decreti emanati dall'ex ministro Clini

Corrado Clini

I rifiuti di Roma non potevano e non possono andare a trattamento nei tmb, trattamento meccanico-biologico, fuori della Capitale, in particolare quelli di Colfelice, Viterbo e Albano.

tusciaweb.eu

A stabilirlo è la sentenza della sezione seconda bis del Tar Lazio che, accogliendo in parte i ricorsi presentati dalla società Saf (che gestisce il Tmb di Colfelice), dal Comune di Albano e dalla Provincia di Frosinone, ha bocciato in parte i due decreti emanati, rispettivamente a gennaio e a marzo, dall’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, per cercare di risolvere l’emergenza dei rifiuti a Roma.
Una decisione contro cui, probabilmente già domani, il ministero ricorrerà al Consiglio di Stato. In base a quanto si apprende, i legali dovrebbero chiedere un provvedimento urgente di sospensione di quanto stabilito dai giudici di primo grado, per evitare che tornino nella Capitale i rifiuti che gli impianti della città non sarebbero in grado di trattare.
Il primo dei due decreti contestati dal Tar aveva nominato commissario all’emergenza rifiuti di Roma, Goffredo Sottile, attribuendogli alcuni poteri, tra cui quello di individuare una serie di impianti di trattamento fuori Roma e inviare lì una quota di rifiuti indifferenziati che i 4 tmb di Roma non riescono a trattare.

Alla fine il commissario scelse gli impianti di Colfelice, Albano e Viterbo e così, i camion dell’Ama hanno cominciato a portare lì i rifiuti. Un comportamento illegittimo secondo il collegio presieduto da Eduardo Pugliese.
Per i giudici, “nessuna disposizione autorizza, invero, a ritenere tra le competenze il conferimento per il trattamento meccanico biologico in impianti di differenti ambiti territoriali e adibiti, nonché dimensionati, a diverse esigenze su scala locale”.
Il collegio ha rilevato che “per lo svolgimento dei compiti previsti dal primo decreto Clini sono conferiti al commissario i poteri di cui all’Opcm 6 settembre 2011, n.3963″, cioè l’ordinanza con la quale all’epoca venne nominato Giuseppe Pecoraro commissario ai rifiuti di Roma e nella quale si stabilivano i suoi poteri e compiti, ovvero l’individuazione di una o più discariche per il post Malagrotta e la realizzazione di un quinto Tmb.
Tutto ciò “è sufficiente a inficiare la legittimità dei decreti ministeriali impugnati” e “ne deriva che i provvedimenti commissariali conseguenti risultano inficiati da illegittimità derivata, nonché da incompetenza e straripamento di potere con riferimento ai limiti che risultano previsti dalla legge istitutiva e all’Opcm 3963″.

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