giovedì 1 marzo 2018

Potere al Popolo. Per una politica economica che dia Potere al Popolo!

Con questo appello noi – docenti, ricercatori e studenti – riconosciamo nel programma economico di Potere al Popolo il solo in grado di dare una risposta immediata alle priorità dell’economia italiana e della sua popolazione, a dieci anni dallo scoppio di una violenta crisi economico-sociale, che i lavoratori e le classi popolari non possono più permettersi di pagare.  

In generale, crediamo che Potere al Popolo sia la sola forza politica in grado di dare una risposta concreta al trentennale declino italiano, accompagnato e alimentato da politiche economiche di stampo neoliberale contro il mondo del lavoro e del Welfare. In quest’ottica, riconosciamo 4 macro-priorità per il Paese: lavoro, riforma fiscale, politiche industriali e Welfare.
Lavoro

In primis, il grande dramma economico e sociale in Italia si chiama disoccupazione; il tasso di disoccupazione si attesta ancora a livelli vertiginosi (10.8%), specie se si guarda alla disoccupazione giovanile (32.3%); i dati non considerano inoltre i tanti scoraggiati (3,2 milioni) e sottoccupati (740.000). In questo senso riconosciamo il fallimento e l’irrazionalità economica delle politiche di flessibilizzazione portate avanti negli anni precedenti e successivi la crisi, che non hanno fatto altro che normalizzare la precarietà generalizzata nel mondo del lavoro. Di conseguenza, riconosciamo la validità della proposta di Potere al Popolo di cancellare il Jobs Act, la legge Fornero sul lavoro e tutte le leggi che negano il diritto ad un lavoro stabile e sicuro, lanciando al contrario un Piano per il Lavoro basato su assunzioni pubbliche per la riqualificazione del welfare, riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali a parità di salario, nonché nell’intero arco vitale, riportando l’età pensionabile ai livelli pre-Fornero. Inoltre, il risanamento dell’economia italiana non può che passare dall’abolizione di ogni forma di lavoro gratuito e iper-sfruttato, oggi accettato e promosso da forme come gli jobs on call,così come gran parte delle posizioni di stage e tirocinio.
Riforma fiscale
In seconda istanza, una priorità assoluta è il ripristino della natura peculiarmente progressiva del sistema fiscale italiano, con la reintroduzione di nuovi scaglioni IRPEF accompagnata dalla riduzione della tassazione sui redditi bassi. Si pone inoltre l’urgenza di provvedere all’introduzione di un’imposta patrimoniale sulle grandi ricchezze, in un contesto in cui il 10% più ricco della popolazione detiene oltre il 55% della ricchezza nazionale. Oltre a rispondere a principi di rispetto della Costituzione (art.53), una simile riforma fiscale permetterebbe effetti espansivi attraverso il canale della domanda, rilanciando la propensione al consumo dei redditi da lavoro, depressa da 10 anni di crisi. Nella stessa direzione vanno le proposte di mettere un freno ai trasferimenti a pioggia ed ai benefici fiscali alle imprese. Inoltre, un aumento della progressività del sistema non può che passare da un’espansione della base imponibile, lottando in maniera seria contro la grande evasione ed elusione fiscale e recuperando capitali e rendite nascoste. Solo attraverso queste misure il sistema fiscale italiano potrà ritornare ad espletare quelle funzioni di redistribuzione e contro-concentrazione di reddito e ricchezza previste dai principi costituzionali (art. 3).
Politiche industriali, transizione ecologica e Mezzogiorno
Con una produttività stagnante da decenni e investimenti latitanti (specie nei settori a più alta specializzazione), l’Italia risulta il Paese della periferia europea dove più vivo è il bisogno di una politica industriale seria, che metta fine ai meccanismi di ricerca della competitività unicamente di prezzo, a spese dei lavoratori. In questo senso, sosteniamo un massiccio piano di investimenti pubblici che, accompagnato al Piano per il Lavoro, possa portare alla costruzione di una struttura produttiva inclusiva, che garantisca pieno impiego, condizioni di lavoro dignitose per tutti e che consenta la riconversione ecologica dell’economia. Potere al Popolo riprende in mano la possibilità di programmazione pubblica dell’economia e di intervento diretto dello Stato all’interno di un processo complessivo di reindustrializzazione del Paese, che debba passare per l’ammodernamento tecnologico, il recupero dei siti industriali uscendo dalla logica speculativa e l’ambientalizzazione delle produzioni. Sulla base dei fallimenti del mercato e delle politiche che hanno incentivato simili meccanismi (pensiamo alla miriade di bonus, incentivi e sgravi fiscali), Potere al Popolo propone la nazionalizzazione delle imprese operanti in settori strategici, accompagnato da un piano di investimenti programmati e finalizzati. Una simile politica industriale è tanto più urgente nei territori più svantaggiati, specie nel Mezzogiorno, dove si pone con più forza la necessità dello sviluppo come risposta al ricatto fra salute e lavoro o fra legalità e lavoro nero, a cui sono sottoposti tanto i lavoratori e i giovani meridionali, quanto i lavoratori migranti, asserviti da anni a caporalato e nuove forme di schiavitù.
Un Welfare davvero per tutti
Riconoscendo gli effetti economici positivi apportati da un sistema di Welfare efficiente, ribadiamo il bisogno di aumentare la spesa sociale, in concomitanza con l’aumentato gettito ottenibile dalla riforma fiscale, da un lato, e con il taglio drastico della spesa militare, dall’altro. In particolare, appoggiamo la proposta di Potere al Popolo di eliminare i ticket sulle prestazioni sanitarie, rafforzando la natura universalistica del Sistema Sanitario Nazionale e combattendo la sua deriva verso modelli di gestione privata. In questo senso promuoviamo l’uscita dei soggetti privati dal business dell’assistenza sanitaria, così come l’omogeneizzazione sull’intero territorio nazionale del servizio, attraverso un piano di assunzioni e di ri-finanziamento di cui beneficino principalmente i residenti e l’economia del Mezzogiorno, ad oggi penalizzati da criteri fintamente meritocratici che non hanno fatto altro che creare un sistema a due velocità. Riteniamo inoltre indispensabile un aumento consistente della quota PIL destinata all’istruzione pubblica, abolendo ogni forma di finanziamento alle scuole private e combattendo le logiche alla base delle disuguaglianze esistenti nel settore dell’istruzione, legate a processi di aziendalizzazione e di mercificazione della formazione a tutti i livelli, dalla scuola alla ricerca.

Siamo consapevoli che le proposte qui delineate non possono essere in alcun modo compatibili con le regole assurde che governano l’Unione Europea dei Trattati. Contro quel modello fallimentare, Potere al Popolo rivendica politiche macroeconomiche di forte intervento pubblico, invertendo la situazione corrente che, mentre promuove tagli indiscriminati alla spesa sociale, vieta politiche economiche e industriali che sono tanto necessarie quanto urgenti. Riconosciamo inoltre come solo l’affermazione di rapporti di forza a favore dei lavoratori e delle forze progressiste, tanto in Italia quanto in Europa, possa portare a un cambio degli assetti istituzionali europei tale da promuovere la convergenza fra i Paesi membri.  Laddove necessario, crediamo tuttavia alla validità di un Piano B capace di promuovere misure unilaterali di uscita tanto dall’unione monetaria quanto da quella economica.
All’interno dello scacchiere nazionale, il programma economico di Potere al Popolo è il solo in grado di dare un’alternativa concreta e plausibile alle assurde logiche che hanno governato il Paese negli ultimi anni, mettendo al centro gli interessi dei lavoratori, degli studenti, dei disoccupati e di tutti i soggetti impoveriti da una crisi che hanno fino ad oggi pagato ingiustamente.

Per sottoscrivere l’appello scrivete un’email a economicpolicypap@gmail.com, indicando nome e cognome, posizione (docente, ricercatore, studente) ed eventuale affiliazione accademica.

LISTA ADESIONI (in aggiornamento) 
Docenti e ricercatori / Professor and Researchers:
Luciano Vasapollo (Università La Sapienza)
Marco Veronese Passarella (University of Leeds)
Ernesto Screpanti (Università di Siena)
Giorgio Gattei (Università di Bologna)
Andrea Coveri (Università Politecnica delle Marche)
Malcolm Sawyer (University of Leeds)
Riccardo Pariboni (Università Roma Tre)
Carla Maria Fabiani
Francesco Schettino (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli)
Elena Maria Fabrizio
Matteo Deleidi (University College London)
Attilio Trezzini (Università Roma Tre)
Angelo Semeraro (Università del Salento)
Nicolas Bédu (Artois University)
Luigi Salvati (Università Roma Tre)
Mario Tiberi (Università La Sapienza)
David F. Ruccio (University of Notre Dame)
Fernando Luengo (Universidad Complutense de Madrid)
Daniele Tori (The Open University)
Daria Pignalosa (Università Roma Tre)

Studenti / Students:
Ettore Gallo (Berlin School of Economics and Law  – Université Sorbonne Paris Cité)
Andrea Mencarelli (Paris School of Economics)
Maria Cristina Barbieri Góes (Berlin School of Economics and Law – Université Sorbonne Paris Cité)
Beatrice Linguiti (Università di Firenze)
Vinicius Diniz Moraes (Université Sorbonne Paris Cité – University of the Witwatersrand)
Eduardo Cortellesi (Università LUISS)
Riccardo Zolea (Università Roma 3)
Andrea Carella (Università La Sapienza)
Dario Vacca (Università di Bologna)
Marcello Antonini (Università di Bologna)
Pranav Garg (Paris School of Economics)
Matteo Magara (Università La Sapienza)
Cristina Re (Università di Bologna)
Giuseppe De Michele (Università Roma 3)
Alberto Bartoccini (Università di Bologna)
Nicola Visonà (Università di Bayreuth)
Caterina Manicardi (Università di Bologna)
Jenan Al-showaikh (Université Sorbonne Paris Cité – University of the Witwatersrand)

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